È stata un’esperienza davvero poliedrica quella vissuta a Macerata da Carlo Alberto Calchera, studente iscritto al terzo anno di Scienze linguistiche nella sede di Brescia dell'Ateneo, grazie al progetto X-Culture che propone la filosofia del learning by doing come metodo per l’insegnamento di Marketing e Business Internazionale.
Carlo Alberto era risultato fra i migliori 150 studenti tra circa 4.500 partecipanti a livello mondiale ed è approdato così alla seconda fase del progetto, il Simposio, che si è tenuto all’Università di Macerata dal 29 luglio al 3 agosto, alla presenza della professoressa Loretta Battaglia (a destra nella foto qui a fianco), coordinatrice del progetto per l’Università Cattolica, che è stata selezionata fra i 30 "best educators del primo semestre 2018 di X-Culture”, grazie anche alla performance degli studenti bresciani che hanno partecipato.
Come nella prima parte dell’iniziativa, sono stati creati team virtuali con il compito di fornire consulenza per diverse realtà aziendali di successo, in particolare del territorio marchigiano.
I 150 studenti hanno lavorato con 33 team su quattro aziende italiane: Nuova Simonelli (produzione di Macchine da Caffè espresso), Eurosuole (produzione di suole per calzature, realtà del distretto calzaturiero fermano-maceratese), Tenuta Cocci Grifoni (azienda vitivinicola), Macerata Opera (lo Sferisterio). I team hanno visitato le loro aziende e hanno successivamente presentato loro le strategie elaborate (challenge). Ogni azienda ha poi eletto un team vincitore. Tutto il gruppo - 150 studenti, gli Ambassador e i Coach dei team, e i docenti - ha visitato l’azienda iGuzzini, altro partner in Italia dell’iniziativa.
«In questa seconda esperienza - racconta lo studente - ho però avuto modo di incontrare faccia a faccia i miei nuovi compagni, e ciò ha aggiunto una dimensione ulteriore al concetto di team: oltre ad aver lavorato al challenge per quasi un mese virtualmente - e pertanto dovendo far fronte a tutte le complicazioni del caso - ho potuto (e direi anche dovuto) apprendere e mettere in pratica diverse “soft skills” , fondamentali quando ci si interfaccia al mondo del lavoro. Come, per esempio, tecniche di team management, di problem solving e di mediazione linguistica. Tutto rigorosamente in lingua inglese».
Durante la settimana del simposio, i partecipanti hanno preparato una presentazione professionale e accattivante, per risolvere il quesito posto dall’azienda partner. «Dover parlare dei propri studi e delle proprie scoperte di fronte a dei veri professionisti di successo - tra cui l’Ad e l’Head Marketing Manager di Simonelli Group - ha reso tutto ancora più “reale”: non eravamo più in un contesto studentesco, non eravamo “protetti”, eravamo nel mondo del business reale, a confrontarci con delle dinamiche ancora “sconosciute” e a mettere la nostra faccia e il nostro nome davanti alle nostre idee».
«La parte più difficile è stata quella di contenere la presentazione in 15 minuti per introdurre, spiegare e convincere dei professionisti della bontà della nostra soluzione è stato allo stesso tempo illuminante e terrificante» prosegue lo studente bresciano. «Non eravamo più ragazzi inesperti, ma dei futuri professionisti in un contesto reale, nel quale ogni minuto è prezioso, e bisogna essere veloci e precisi».
«Se dovessi riassumere il tutto con una frase - conclude - credo che l’esperienza abbia creato quel collegamento, quel ponte che mancava fra “ciò che studio oggi” e “ciò che voglio fare domani”, colmando lacune che prima non pensavo di avere».