di Nunzia Pia Manganelli *
Di motivi per andare in Brasile ce ne sarebbero tanti. Fosse solo per ammirare i colori più luminosi mai visti, la capoeira e il samba autentici o per gustare la deliziosa frutta tropicale, varrebbe la pena andarci. Ma di fronte alla domanda che mi hanno posto prima di partire: «Ti piacciono i bambini?», per me la risposta non era scontata. Io e Stefania abbiamo affrontato un lungo viaggio con curiosità e impazienza, con tante domande e poche certezze, con una guida sempre aperta, col rischio di annegarci dentro, che spiegava dettagliatamente cosa avremmo incontrato, ma non chi. Ma, in fondo, sono le persone che rendono i viaggi così appassionanti. Come abbiamo constatato nel momento dell’addio, molto più doloroso di quanto immaginassimo: tra fiori, lacrime e abbracci, siamo riuscite a promettere proprio a quei bambini che li avremmo portati in Italia, nei nostri cuori. E così è stato.
Il Brasile e i Bahiani ci hanno insegnato tanto. La relatività del tempo e delle distanze, per esempio. La strada che ci portava all'asilo ci sembrava molto più breve di mattina, perché non vedevamo l'ora di vedere i bambini, aspettavamo sorridenti che uscissero dall'aula per correrci incontro, nonostante i rimproveri delle maestre. Abbiamo (re)imparato qualcosa che già sapevamo ma che ci sembrava di non ricordare: che ci sono tanti modi per comunicare, dai disegni, alla gestualità, alla danza. Conoscevamo il portoghese, sì, ma avremmo comunque parlato un linguaggio comune.
Quei bambini sono espressivi, affettuosi ed energici e trasmettono un'idea di benessere. A una prima impressione non si direbbe che abbiano alle spalle situazioni di disagio. Siamo arrivate addirittura a chiederci se il lavoro dei volontari fosse necessario. Ma la realtà è che la scuola è un'oasi felice all'interno di un quartiere povero e trascurato. L'associazione in cui ci siamo calate fa molto per il Paese, con impegno e passione. Non si limita a prendersi cura dei piccoli: è sempre in contatto con le loro famiglie e continuamente coinvolta in iniziative di educazione e sensibilizzazione sugli argomenti più svariati.
Regina, la direttrice, donna brillante e risoluta, è considerata un'autorità nella città. È stata una guida anche per noi. Appena tornata in Italia, ho letto la sua mail in cui ringraziava scrivendo: «Chi è amato da bambino, trova un posto nel mondo». Se mi piacciono i bambini, non l'ho ancora capito. So, però, che quelli che ho incontrato, li ho amati. E questo dà un senso a tutte le cose.
*22 anni, di Avellino, quinto anno del corso di laurea in Medicina e Chirurgia, sede di Roma