Ammonta a 120 milioni di euro la ricaduta economica che l’Adunata nazionale degli alpini può avere sul territorio della città che la ospita. Così, mentre circa 350 mila fra alpini e loro amici da venerdì 9 a domenica 11 maggio hanno invaso le strade di Pordenone, le istituzioni locali della città friulana possono già fare i conti con l’influsso positivo che l’87esima Adunata avrà sul bilancio comunale. Il calcolo è stato effettuato da uno studio eseguito dal Laboratorio di Economia locale della sede di Piacenza dell’Università Cattolica e curato dai professori Paolo Rizzi, direttore del Laboratorio, e Antonio Dallara.
Gli autori dell’indagine sono partiti dall’analisi degli impatti diretti e indiretti della manifestazione ospitata lo scorso anno dalla provincia emiliana. Dall’indagine risulta che l’86esimo raduno delle penne nere ha portato a Piacenza 342 mila partecipanti che hanno speso complessivamente 56 milioni di euro per i consumi inerenti il viaggio, il vitto e l’alloggio. A guadagnarci sono stati principalmente il settore alberghiero per il 48% degli incassi, il commercio al dettaglio con il 13%, il settore dei trasporti con il 4,1% e quello alimentare con il 3,9%.
Ma non finisce qui. La spesa totale ha determinato ricadute sul sistema economico produttivo, sia a Piacenza, sia nelle province esterne, innescando una serie di interrelazioni complesse tra le imprese locali e quelle esterne, per lo più rientranti nei rapporti commerciali già intrattenuti prima dell’Adunata, ma in parte anche nuovi. Ma sicuramente il dato più interessante è quello relativo all’occupazione: la ricerca ha messo in evidenza che per la fase di preparazione e di gestione della manifestazione sono stati creati 1.300 nuovi posti di lavoro temporanei.
Il comune di Piacenza è stato uno dei maggiori contribuenti dell’evento, con uno sforzo economico che si avvicina al milione di euro, ottenendo una ricaduta sul territorio infinitamente maggiore. «L’impatto è stato simile a quello che può avere un gran premio di Formula Uno, per una città come Monza, con una differenza fondamentale: il sistema valoriale che spinge i visitatori a partecipare a un evento come l’Adunata», spiega Paolo Rizzi. Secondo il professore, infatti, gli alpini portano con sé un contributo di positività che si trascina per settimane, al di là delle ricadute economiche.
Il direttore del Laboratorio, sulla base dello studio svolto, indica che la popolazione locale ha percepito principalmente l’allegria che l’associazione porta con sé. «Il sorriso verso i giovani e gli anziani del posto è la dimensione prevalente di questa festa. Fa venir voglia di ospitare, di organizzare concerti e agli esercenti di esser aperti e mettere i tavolini all’aperto». Inoltre, secondo il professor Rizzi, pur essendo un evento organizzato da un corpo di ex militari, i cittadini non ne percepiscono la dimensione militarista, ma valori quali la solidarietà e l’amore per la Patria.
«Quel che è avvenuto lo scorso anno a Piacenza - continua il direttore del Laboratorio di economia locale - è stato un mix miracoloso. La collaborazione di un’amministrazione efficiente con la consolidata esperienza dell’associazione, mediante un comitato locale e una programmazione dettagliata, ha permesso a una cittadina di 100 mila abitanti di ospitare per quattro giorni 400 mila visitatori senza alcun problema di ordine pubblico».
Per queste ragioni l’Adunata rappresenta un unicum nel mondo dell’associazionismo. Partendo degli ottantamila alpini, che in maniera fideistica seguono l’evento ogni anno e che portano con sé già un pacchetto rilevante di visitatori, l’adunata fa leva su motivazioni viscerali che spingono i visitatori a partecipare all’evento. Motivazioni, che secondo Rizzi sono paragonabili a quelle che spingono un fedele ad assistere alla santificazione di un Papa.
Nella riflessione del professore, l’elemento valoriale non si esaurisce nell’analisi dell’Adunata dello scorso anno. Infatti, parlando di Expo il professore di Piacenza è convinto che «c’è la necessità di inserire all’interno della manifestazione degli eventi con un contenuto valoriale più forte, che assecondino e approfondiscano il titolo scelto per l’esposizione: Nutrire il pianeta, Energia per la vita». Il tema della fame nel mondo e della sostenibilità, secondo Paolo Rizzi, dovrà essere la priorità ancor prima del piano di business. «Avremo dei buoni risultati perché l’Italia suscita interesse nel mondo. Però, se vogliamo qualcosa di straordinario per l’Expo, all’interno dell’evento dovrà essere presente anche un momento di riflessione come sono stati i grandi summit del passato di Rio de Janeiro sull’ambiente o del Millenium Goals sui problemi del mondo».