Una mostra di prototipi di macchine del tempo, invisibili network di energia e pendoli giganti, un simposio internazionale per unire arte, scienza e creatività. È Beyond Entropy: When Energy Becomes Form, un progetto ambizioso che si propone di individuare un nuovo paradigma per pensare al concetto di energia, esposto dal 26 agosto al 9 settembre alla Fondazione Cini sull’Isola di San Giorgio tra gli eventi collaterali alla XII Mostra Internazionale di Architettura di Venezia. Fra i 24 artisti, architetti e scienziati di livello internazionale, figura anche Giuseppe Luca Celardo, giovane fisico bresciano dell’Università Cattolica che lavora da anni a fianco di Fausto Borgonovi, docente di Meccanica quantistica.
Il progetto prende spunto dalla crescente richiesta di energia a livello globale e dagli impatti di natura politica, economica e culturale che ne derivano. Una complessità che parte dalla produzione e distribuzione dell’energia e arriva ad abbracciare quei sistemi complessi che sono gli esseri umani, concettualmente rappresentati dalle cento sedie vuote allestite nella sala Carnelutti della Fondazione Cini. «Cento persone che con il loro lavoro fanno funzionare la rete che lì porta elettricità – così recita la scritta posta accanto alle sedie – si ritroveranno per essere ritratte in una foto di gruppo. Queste persone, la loro qualità, quantità e diversa provenienza, saranno protagoniste dell’opera: la loro presenza testimonierà e renderà visibile il vasto e complesso sistema che permette di accendere una luce». La produzione e la distribuzione di energia è infatti paragonabile alla complessità umana come spiega il fisico nel “paper” che pubblichiamo qui a fianco, partendo da concetti molto astratti come l’energia e l’entropia e, seguendo le leggi che governano le loro trasformazioni, si avvicina alla natura umana e al modo in cui è legata al tutto.
Lo studio dei sistemi complessi ha affascinato Celardo fin dalla tesi di laurea quando ancora studente bresciano a Pavia, scelse come relatore Borgonovi, fisico della Cattolica di Brescia, per concludere il suo primo ciclo di studi. Sarà sempre sotto la sua guida che studierà durante il dottorato i “Computer quantistici”, per poi continuare con il Post Doc ai Los Alamos National Laboratories, (New Mexico, Usa), all’Università Autonoma di Puebla (Messico) e alla Università di Tulane (New Orleans, Usa). E ora da poco meno di un anno “il cervello bresciano in fuga” da Brescia prima e dall’Italia poi, è tornato a fare ricerca teorica nella sua città, nel team del professor Borgonovi per studiare sistemi nanoscopici che potrebbero migliorare le prestazioni dei computer.