«In un momento difficile come quello che sta attraversando l’università, il ritorno ad fontes non si configura come rievocazione nostalgica di un passato glorioso e scomparso ma come un recupero di energie e di coraggio che serviranno per andare avanti». Con queste parole – molto più che una mera celebrazione retorica – il 10 ottobre il rettore Lorenzo Ornaghi ha dato inizio alla giornata di presentazione della collana, edita dalla casa editrice Vita e Pensiero e avviata nel 2007, dedicata alla Storia dell’Università Cattolica. Sei volumi, questo il piano complessivo dell’opera, per raccontare le origini e lo sviluppo del progetto culturale di Agostino Gemelli dalla fondazione dell’Ateneo fino all’anno accademico 1997-98, ultimo del quinto rettorato. L’intento è certo quello di «ritrovare le energie», inquadrando finalmente in una cornice istituzionale la storia dell’Ateneo, il cui progetto – come ha sottolineato l’assistente ecclesiastico generale monsignor Sergio Lanza – «era nato nella mente di padre Gemelli per documentare attraverso una istituzione volta alla ricerca scientifica al più alto livello la possibilità non solo di coesistenza pacifica della scienza e della fede, ma di una reciprocità sinergica e feconda».
Esiste però – e dichiarato – anche l’intento deciso di ricostruire, documenti alla mano, la vera storia dell’Università Cattolica, offuscata dalla cosiddetta «leggenda nera» che ha spesso stigmatizzato padre Gemelli nel rapporto controverso con il Fascismo. Di qui prende avvio il poderoso impianto strutturale e metodologico dell’opera che si deve ai professori Alberto Cova, Maria Bocci e Aldo Carera e che ha nello studio e nella valorizzazione delle fonti archivistiche, documentarie e bibliografiche uno dei suoi punti di forza.
La prima sezione della collana – già pubblicata – porta infatti proprio il titolo “Fonti” ed è costituita da due volumi, il primo dei quali contiene tutte le relazioni rettorali di inizio anno accademico disponibili. L’esclusione del rettorato di Giuseppe Lazzati, inaugurato nel 1967-68, l’anno in cui fu decisione comune di tutti i rettori delle università italiane non pronunciare prolusioni, è stata adottata per questioni di rigore metodologico. La severa aderenza al metodo ha imposto infatti di scartare discorsi tenuti da Lazzati in altre occasioni, che – come ha ricordato Aldo Carera – erano disomogenei nei contenuti e nella forma.
A questo primo volume, curato da Alberto Cova, segue, a cura di Maria Bocci, L’Università Cattolica nelle carte degli archivi, una preziosa rassegna di tutti i nuclei documentari e archivistici custoditi nelle varie sedi dell’Ateneo e presso gli archivi di enti e istituzioni che sono entrati a far parte della storia della Cattolica. È, questo, uno strumento fondamentale non solo per gli studi fin qui condotti, ma anche punto di partenza per quelli che negli anni verranno.
La seconda sezione della serie, dal titolo “Le istituzioni”, sarà articolata in tre volumi, il primo dei quali, già dato alle stampe, dedicato al progetto educativo di padre Gemelli e alla sua evoluzione, passando per i collegi e per la formazione permanente. Il volume successivo sarà dedicato alla ricostruzione del legame e dei rapporti tra l’Università e l’Istituto Toniolo e il terzo e ultimo della sezione costituirà un’ampia e totalmente inedita mappatura di tutti i beni artistici e archeologici, dei patrimoni librari e delle esperienze editoriali che contribuiscono all’eccellenza della Cattolica. Se solo si pensa all’immenso patrimonio librario dell’Ateneo – o meglio, alla parte che di esso è “in superficie” – questo volume si presenta come uno tra i più attesi dell’intera opera.
L’ultima sezione della serie ospiterà contributi centrati su specifici “Temi, questioni, protagonisti”, il primo dei quali è stato naturalmente dedicato alla complessa figura di Agostino Gemelli, curato da Maria Bocci. Come ha ricordato la curatrice, l’obiettivo di questo libro in particolare, così come dell’intera opera, è innanzitutto quello di rispettare «la deontologia professionale dello studioso di storia», nell’intento di «superare veti storiografici che ormai hanno fatto il loro tempo, fornendo indicazioni importanti sugli strumenti che costituiscono la base di un lavoro storico corretto, non falsificato da pregiudizi ideologici o da impulsi del momento».