Una scoperta che potrebbe aprire la strada a nuove terapie antiinfiammatorie nelle patologie respiratorie critiche in età pediatrica, come la malattia delle membrane ialine, la sindrome da aspirazione di meconio e l’Ards pediatrico (distress respiratorio). È la speranza aperta dall’aver dimostrato ex vivo e in vitro l’efficacia di un farmaco, il varespladib, nell’inibire un enzima, la fosfolipasi secretoria A2, coinvolto in numerose patologie critiche polmonari di neonati e bambini. È questo il risultato dello studio condotto all’Università Cattolica di Roma da Daniele De Luca nell’ambito dell’attività del dottorato di ricerca in Biochimica clinica e biologia molecolare clinica (diretto dal professor Bruno Giardina) e premiato in occasione del sedicesimo Congresso Nazionale della Sin, la Società Italiana di Neonatologia, che si è tenuto a Bari lo scorso 22 maggio. La ricerca, svolta in collaborazione con il reparto di Terapia intensiva neonatale dell'Ospedale materno-infantile G. Salesi di Ancona, diretto da Virgilio Paolo Carnielli, è stata coordinata da Ettore Capoluongo, responsabile dell’Unità operativa semplice di Diagnostica molecolare clinica del Gemelli, e da specialisti dell’Unità operativa di Terapia intensiva pediatrica del Policlinico della Cattolica, diretta dal professor Giorgio Conti.
In particolare, lo studio premiato ha avuto come oggetto la valutazione in vitro del farmaco varespladib, che si è dimostrato efficace nell'inibire la fosfolipasi secretoria A2 (sPLA2), il principale enzima del catabolismo del surfattante e coinvolto nella cascata infiammatoria e alla base di numerose complicanze polmonari di neonati e bambini sottoposti a trattamenti di assistenza respiratoria in fase critica. «Il modello sperimentale impostato presso il laboratorio di Biologia molecolare clinica del Gemelli – spiega Capoluongo - ha permesso di caratterizzare le diverse proprietà del farmaco sull’inibizione della sPLA2, oltre che di studiarne i meccanismi di azione in vitro». Tali proprietà potrebbero in futuro essere alla base di possibili applicazioni terapeutiche su neonati e bambini con particolari condizioni legate alla sindrome da distress respiratorio, sia su base infettiva che reattiva. Questi risultati, infatti, se confermati, potrebbero aprire una nuova strada per l'impiego locale di questo farmaco nella terapia della patologia respiratoria critica.