Vigila sulla pianura Padana dal mese di maggio la torre micrometeorologica di Eclaire, alta 40 metri e collocata nella Riserva naturale di Bosco Fontana, un’area naturale protetta del comune di Marmirolo, a pochi chilometri da Mantova. In questo sito sperimentale dieci gruppi di ricerca europei, con strumentazioni diverse, stanno misurando le sostanze chimiche emesse e depositate sulla vegetazione per analizzare gli effetti dei cambiamenti climatici . Tale ricerca rientra nel progetto Éclaire (Effects of climate change on air pollution impacts and response strategies for European ecosystems) e il suo obiettivo è quantificare gli effetti che il cambiamento climatico avrà sull’inquinamento atmosferico e sviluppare strategie di risposta per gli ecosistemi europei. È un progetto europeo del Settimo programma quadro per la ricerca e lo sviluppo tecnologico dell’Unione europea e vede coinvolto anche il dipartimento di Matematica e Fisica dell’Università Cattolica in un consorzio di 39 gruppi di ricerca provenienti da 18 paesi del nostro continente.
Gli studiosi hanno stabilito un piano di lavoro che li vedrà impegnati in questi quattro anni nella valutazione del cambiamento dell’inquinamento atmosferico in seguito ai mutamenti climatici e degli effetti che essi causeranno sugli ecosistemi naturali agricoli e forestali.
Al dipartimento di Matematica e fisica dell’ateneo, che partecipa ad Éclaire insieme al Cnr, è stata affidata la valutazione della dinamica e della fisica degli scambi gassosi a livello di ecosistema in sistemi agricoli e forestali padani così come la misurazione delle sostanze chimiche emesse e depositate sulle pre-Alpi italiane.
Per questa “campagna di misura” è stata allestita una torre-ponteggio alta 40 metri sulla quale sono stati installati potentissimi sensori di ultima generazione in grado di captare gli scambi gassosi tra atmosfera e bosco. “Uno degli obiettivi – spiega Giacomo Gerosa, responsabile scientifico del contributo italiano – è quello di monitorare l’impatto dell’inquinamento atmosferico padano sul sistema forestale. I sensori rileveranno i flussi inquinanti come ozono, ossidi d’azoto, ammoniaca, composti organici emessi dalle piante o provocati dall’attività umana di qualsiasi natura, gli aerosols e le polveri. Una raccolta di dati continua e velocissima, nell’ambito del decimo di secondo. La differenza con le tradizionali centraline dell’Arpa è proprio la velocità nel recupero delle informazioni e il fatto che l’agenzia regionale misura le concentrazioni degli inquinanti dell’aria , mentre il progetto Éclaire determina quanto gli inquinanti finiscono nelle piante e quindi la loro reazione.
«Quello che si vuole studiare – precisa Gerosa- è la funzione del bosco vicino alle attività produttive, ovvero la sua capacità di rimozione nei confronti delle sostanze inquinanti. Il bosco è come un’enorme carta assorbente che contribuisce a ridurre gli inquinanti in atmosfera mettendosi al servizio dell’uomo. Noi vogliamo anche capire quanto tutto questo influisca anche sulla vegetazione».
I rilievi continueranno fino alla metà di luglio e poi verrà emessa la diagnosi sule condizioni del grande polmone verde.