Esiste ancora un pregiudizio culturale degli insegnanti verso i figli dell’immigrazione? Secondo una ricerca condotta dai sociologi della Cattolica Laura Zanfrini e Michele Colasanto la risposta è affermativa. Però non stiamo parlando del Bel Paese, ma della Germania e del suo sistema scolastico alle prese con gli immigrati, questi sì provenienti dall’Italia. L’indagine è stata condotta nel Baden-Württemberg, dove si trova la più grande concentrazione di nostri connazionali in Europa e la seconda nel mondo dopo Buenos Aires, con oltre 160 mila persone. Nella zona industriale della Germania ovest quella italiana è la terza comunità dopo quella turca e quella della ex Jugoslavia. In base a studi e ricerche recenti, la nostra risulta essere la meno integrata dal punto di vista formativo, scolastico e culturale e manifesta anche sul piano sociale deficit tipici di minoranze di più recente immigrazione, originarie di paesi che hanno tradizioni, culture e religioni diverse dal mondo occidentale. In questo contesto, gli alunni italiani in Germania sono protagonisti dei maggiori indici di insuccesso scolastico.
Per cercare di comprendere le motivazioni di questo fenomeno e proporre degli interventi correttivi, è stato messo in campo il progetto Sprint (SonderPRoject- INTegration), finanziato dal Ministero per il lavoro e della Previdenza sociale della repubblica italiana e ideato dal dipartimento di Sociologia dell’Università Cattolica e dall’Istituto nazionale Ial Cisl di Roma. Un’iniziativa che si differenzia dalle classiche attività di sostegno perché mira a prevenire l’insorgenza dei problemi e interviene, non solo sul percorso formativo e scolastico dei ragazzi, ma anche nella fase prescolare per rafforzare le competenze linguistiche dei bambini nella prima lingua.
Al cuore del progetto, la ricerca “Famiglie sotto esame” curata da Michele Colasanto e Laura Zanfrini, del dipartimento di Sociologia. Lo studio indaga l’immigrazione italiana in Germania e l’esperienza scolastica delle nuove generazioni e pone sotto esame proprio le famiglie italiane, indicate da mezzo secolo di letteratura sociologica e psicologica come le principali responsabili delle difficoltà incontrate dai figli di un’immigrazione culturalmente povera. «La ricerca è basata sulla raccolta di storie di vita familiari su un campione di 30 famiglie italiane o d’origine italiana (10 per ogni regione) con la presenza di figli in età scolare e pre-scolare e su una serie di focus group realizzati a Stoccarda, Monaco e Magonza, ai quali hanno partecipato giovani e adolescenti di origine italiana, insegnanti e personale direttivo delle scuole e anche “italiani di successo”, migranti per scelta o per necessità che hanno raggiunto ruoli di rilievo nella vita economica, politica e culturale della Germania», spiega Laura Zanfrini. Dall’indagine emerge la persistenza di un approccio “difettologico” nell’agire professionale degli insegnanti che tendono ad attribuire le ragioni degli insuccessi scolastici delle minoranze ai deficit di cui esse sarebbero portatrici. Molto interessante è quanto emerge sul peso della storia nelle vicende personali dei migranti, per cui per spiegare ciò che avviene nella scuola diventa necessario allargare lo sguardo all’intera vicenda dei rapporti tra immigrati italiani e società tedesca.
Il sistema formativo tedesco è in corso di ripensamento, un cambiamento sollecitato proprio dalle vicende dei figli dell’immigrazione. «I risultati della ricerca - prosegue la professoressa Zanfrini - sono utili anche alla società italiana, che s’appresta, a sua volta, a governare la transizione all’età adulta di quasi un milione di componenti della seconda generazione nata dall’immigrazione proponendoci una sorta di fecondo rovesciamento di prospettiva. Basti pensare che quelli descritti nel volume sono ragazzi che continuano a essere per molti aspetti stranieri, ma al tempo stesso cittadini europei, portatori di diritti che finiscono col rendere superflua la cittadinanza tedesca».
Al progetto Sprint hanno partecipato anche i professori Maria Teresa Zanola, Silvia Gilardoni e Luisa Sartirana, che hanno fornito un intervento di consulenza glottodidattica per la formazione degli insegnanti coinvolti nell’iniziativa. Un lavoro che ha previsto una supervisione sulle metodologie didattiche utilizzate, la valutazione e la predisposizione di materiali didattici, e l’accoglienza per una settimana intensiva che si è tenuta nella sede milanese della Cattolica e a cui hanno dato il loro apporto anche i professori Giovanni Gobber, Federica Missaglia e Giovanna Bresciani. [fonte: Redattore sociale]