«Milano ha un segreto che ho capito dopo tanti anni e tanto camminare: quello di non dividere mai chi fa da chi riceve, chi assiste e chi è assistito. Questa è Milano, la sua capacità di aggregare là dove sembrerebbe vincere la disgregazione, di mescolare dove sembrerebbe dominare l’individualismo cieco e sordo». Sono parole di Luca Doninelli, tratte dal volume Michetta addio. Milano: storie di una città madre da lui curato e che raccoglie alcuni dei docu-racconti scritti dagli studenti del corso di Etnografia narrativa della facoltà di Sociologia dell'Università Cattolica.
Ogni studente ha lavorato in classe nella scelta dell’argomento, imparando a raccontare tramite l’approccio etnografico la città di tutti i giorni, le sue problematiche, a descrivere i luoghi in cui sono cresciuti: così, ad esempio, Lucia Rossi racconta delle difficoltà della comunità di Cerchiate, nel comune di Pero, dove l’isolamento logistico, la mancanza di negozi, l’impoverimento, mettono a rischio la libertà dei singoli, dei più deboli. Sara Moni racconta invece la realtà del Trotter, un parco cittadino con una storia intensa, che ospita molti bambini, che ha rischiato il collasso molte volte e che sopravvive grazie all’impegno delle associazioni, delle famiglie, dei volontari. Racconta Sara: «È stata la mia prima esperienza sul campo. Volevo parlare di una realtà a me vicina ed è stato emozionante ripercorrere le tappe di questa parte di Milano, scoprendo realtà insospettabili». E di esperienza positiva parla anche Maria Elisa Bortolotti che, con la collega Ylenia Cortesi, ha narrato le disavventure ferroviarie dei pendolari tra Bergamo e Milano: «L'argomento scelto è strettamente legato alla vita quotidiana e costituisce l'aspetto più conflittuale del mio rapporto con la città; scriverne non è stato un semplice “calarsi in un mondo nuovo”, ma ci ha portato a una riflessione obiettiva sull’esperienza del viaggiare in treno, cercando di osservare sotto una luce diversa, più narrativa, quegli elementi che nel tran tran quotidiano diamo per scontati».
Perché Milano – la metropoli – è letteralmente città madre e vuole essere raccontata, come ci spiega Doninelli: «Il Paese Italia è sconosciuto. Come scrittore ho sentito il dovere di raccontare per mettere in comune delle storie che ci appartengono; la città è consegna reciproca della vita, senza ci si smarrisce. In questo Milano è speciale, è molto meglio di quello che certi raccontano».
La morale di Doninelli in realtà è già nel titolo che evoca la michetta, un tipo di pane ormai fuori mercato per le mille esigenze diverse del singolo, ma che era il cibo dei poveri; molti pensano che sia semplicemente sparita, invece i panettieri milanesi ne fanno ancora molte al mattino per donarle ai bisognosi, agli istituti di carità. «È la tradizione cristiana della città - racconta Doninelli -: chi ha, chi vive nel benessere sente la responsabilità del prossimo». Ma è una tradizione che finisce con il cambio di generazione? Con il passaggio delle attività da un individuo a un altro? «Ne parlo con suor Ancilla che alle porte di Milano si occupa dell’accoglienza degli stranieri poveri. Lei aggiunge che questa carità milanese è contagiosa, visto che anche il loro fornitore - gratis - di pane l’ha imparata: ed è egiziano e musulmano».
Da ipotesi nate in aula, da letture comuni e discussioni, da visioni di foto, da spunti condivisi, nasce questa raccolta di racconti, come una vera officina redazionale arricchita dal basamento scientifico della sociologia, dell’antropologia e in tasca il taccuino per raccontare il carattere di Milano, che risale a Leonardo da Vinci: «quell’inquietudine fattiva della città che ha idee e le realizza; la bellezza di Milano è nel suo carattere».