I piccoli italiani sul web corrono meno pericoli dei loro coetanei europei. Ci sarebbe da tirare un sospiro di sollievo e invece, paraddossalmente, c'è di che preoccuparsi. Perché osservando i dati emerge una realtà di cui c'è decisamente poco da vantarsi: il rischio è basso perché i nostri bambini sono tra gli ultimi posti per uso dei nuovi media.
L’Italia viene infatti classificata come paese “a basso uso e a basso rischio” e se è vero che l’esposizione ai rischi di internet è fra le più basse in Europa, questo non è il prodotto di politiche di riduzione dei rischi online visto che per alfabetizzazione digitale e possesso di specifiche competenze che garantiscono maggiore sicurezza nella navigazione, i ragazzi italiani sono agli ultimi posti in Europa.
È questo, per quanto riguarda il nostro Paese, il principale dato emerso dalla ricerca EU Kids Online, il progetto europeo dedicato all'approfondimento e alla tutela nell'utilizzo del web da parte dei minori che ha coinvolto come referente italiano il Centro di ricerca OssCom dell'Università Cattolica.
Tra le altre indicazioni che si possono trarre dalla ricerca emerge che l’età del primo utilizzo si sta abbassando, e che cresce l’accesso da smartphone, cellulari e altri dispositivi mobili, senza la supervisione di un adulto: tutto ciò rende di vitale importanza una risposta sul piano delle politiche di promozione della sicurezza online. Obiettivo del report è dunque quello di fornire ai legislatori indicazioni utili per educare i ragazzi a un uso sicuro della rete e proteggerli da rischi online quali il bullismo, la pornografia, e il contatto con sconosciuti potenzialmente pericolosi.
«I più vulnerabili ai rischi della rete sono infatti i ragazzi più piccoli, che usano internet per un numero limitato di attività e acquisiscono minori competenze. Per questi motivi politiche orientate a limitare l’esposizione ai rischi online sono oltremodo dannose nel nostro paese – spiega Giovanna Mascheroni, docente della facoltà di Scienze Politiche e referente italiana di EU Kids Online – rischiando di acuire il divario digitale. Piuttosto, è utile promuovere usi positivi della rete e fornire ai ragazzi le conoscenze e gli strumenti necessari per affrontare i rischi».
Per Sonia Livingstone, professore della London School of Economics e coordinatrice del progetto, «notizie allarmistiche e una certa dose di confusione hanno contribuito a creare un clima di ansietà intorno ai discorsi pubblici sull’uso delle nuove tecnologie da parte dei minori. Il panico e le paure spesso non hanno nessun fondamento empirico. Lo scenario che emerge dalla nostra ricerca -prosegue - dovrebbe incoraggiare le scuole, i genitori, i governi, la società civile, le imprese, e gli stessi ragazzi a lavorare insieme per bilanciare le opportunità e i rischi offerti dalle nuove tecnologie. La nostra ricerca fornisce evidenze empiriche che sostengono questo sforzo come prioritario».