Sono ancora troppo pochi gli italiani in possesso dei sette “assi salva-cuore”, i cosiddetti “determinanti di salute cardiovascolare”, o fattori protettivi, che sono la pratica di sport, l’alimentazione corretta, colesterolo, pressione del sangue e glicemia nella norma. Secondo uno studio dei geriatri dell’Università Cattolica – Policlinico A. Gemelli di Roma, in media, gli italiani presentano quattro dei sette fattori considerati dall’American Heart Association come “protettivi” e solamente due individui su cento li hanno tutti e sette. Al contrario, una persona su dieci ne presenta meno di tre.

«La ricerca, pubblicata sull’European Journal of Public Health - spiega il professor Francesco Landi del dipartimento di Geriatria, neuroscienze e ortopedia del Policlinico A. Gemelli -  analizza i dati raccolti nell’ambito della campagna di prevenzione promossa lo scorso anno intitolata Controlla il tuo colesterolo». Tale iniziativa, svoltasi nei centri commerciali di sette città italiane del Centro-Nord, aveva come obiettivo quello di favorire l’incontro tra i medici e i visitatori dei centri commerciali (quindi persone intercettate nel corso delle normali attività quotidiane e non afferenti a un ambulatorio), al fine di sensibilizzare la cittadinanza sul tema della prevenzione in ambito cardiovascolare. Attraverso la somministrazione di un questionario sulle abitudini di vita e la misurazione di alcuni parametri vitali ed ematochimici è stato possibile compilare per ciascuno dei 1.110 partecipanti una carta del rischio cardiovascolare. «Attraverso il questionario - continua Landi - è stato possibile valutare l’attività fisica svolta, il rispetto di una dieta adeguata e l’abitudine al fumo di sigaretta. Inoltre è stata eseguita la misurazione della pressione arteriosa, dell’indice di massa corporea (Bmi), della glicemia e del colesterolo, questi ultimi analizzando una goccia di sangue capillare prelevata dal dito».

I “determinanti di salute cardiovascolare” indicano l’assenza di quelli conosciuti da tutti col nome di fattori di rischio. Questa espressione è stata introdotta recentemente dall’American Heart Association (Aha) e individua i sette fattori ideali per una buona salute cardiovascolare (comprendenti stili di vita e parametri biologici), il rispetto dei quali, negli Stati Uniti, è stato dimostrato abbattere significativamente il rischio di temibili eventi, quali l’infarto del miocardio e l’ictus.

«La nostra ricerca - spiega il professor Landi - aveva come obiettivo quello di stabilire quanti e quali determinanti di salute cardiovascolare vengono rispettati tra la popolazione di un paese mediterraneo quale l’Italia. Il campione, costituito per il 56% da donne, comprendeva 1.110 individui italiani, di età media pari a 56 anni. Dall’analisi dei dati è emerso che, in media, i partecipanti allo studio presentavano quattro dei sette fattori considerati dall’American Heart Association come “protettivi” e che solamente due individui su cento li presentavano tutti e sette. Al contrario, una persona su dieci ne presentava meno di tre».

La presenza di valori glicemici accettabili è risultato il parametro ottimale più diffuso nel nostro campione (96%); si tenga tuttavia presente che l’incidenza del diabete aumenta esponenzialmente con l’avanzare dell’età, e l’età media del campione era abbastanza giovane. A seguire, l’astensione dal fumo di sigaretta e il rispetto di una dieta che tiene conto di una regolare assunzione di frutta e verdura, sono risultati gli stili di vita maggiormente seguiti (rispettivamente nell’84% e nel 76% dei casi). La stessa cosa non si può dire del rispetto di una regolare attività fisica. Infatti, solamente una persona su due ha dichiarato di praticare attività fisica almeno due volte a settimana, con una netta e preoccupante prevalenza di sedentari tra le fasce d’età più giovani. Similmente, una persona su due è risultata essere in sovrappeso o francamente obesa.

Ma il dato più eclatante riguarda la pressione arteriosa e il colesterolo: infatti, solamente tre persone su dieci presentavano valori di colesterolo oggi ritenuti normali (< 200 mg/dl) e due persone su dieci valori pressori adeguati (< 120/80 mmHg). Ciò che emerge dal confronto dei nostri dati e quelli americani è una sostanziale sovrapponibilità dei risultati con qualche sfumata differenza in favore dei primi.

«Tra i partecipanti del nostro studio abbiamo documentato, in media, la presenza di quattro dei sette determinanti di salute cardiovascolare - aggiunge Landi -. Dai dati esaminati emerge come solamente il 2% li presenta tutti e sette. Tra i risultati stupisce quello inerente lo scarso controllo dei valori pressori e di colesterolo, due dei fattori di rischio più facilmente individuabili e aggredibili attraverso la correzione degli stili di vita e i trattamenti farmacologici che, almeno nell’ambito della nostra popolazione, sono risultati trascurati e spesso misconosciuti». Questo dato non è dei più confortanti, ma sottolinea come vi sia un ampio margine di miglioramento. Allo stesso modo l’elevata prevalenza nelle fasce più giovani di sedentari e fumatori e la scarsa attenzione rivolta alle abitudini alimentari, costituisce un ulteriore campanello d’allarme.
 
I risultati di questo studio parlano chiaro: in Italia siamo ancora lontani dagli standard suggeriti dalle comunità scientifiche internazionali in tema di controllo e prevenzione del rischio cardiovascolare. Risulta, quindi, importante attuare adeguate strategie per l’implementazione di programmi di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e campagne di informazione su ampia scala, nonché la promozione di tutti quei comportamenti (quali il praticare una regolare attività fisica, il rispettare una dieta equilibrata, il controllo dei valori di colesterolo) che costituiscono una sorta di assicurazione per un invecchiamento di successo.