Il 31 gennaio 1612 Paolo V inaugurò la nuova sede dell’Archivio privato del papa. Prima di allora, l’immane patrimonio era conservato nei sotterranei di Castel Sant’Angelo, la residenza papale dove nessuno avrebbe potuto accedere ai documenti custoditi, poiché erano in pochissimi a conoscere il camminamento nascosto che conduceva nelle sale. La nuova sistemazione dell’Archivio rimase inaccessibile fino al 1881, quando Leone XIII decise di mettere i preziosi testi a disposizione degli studiosi. Tutt'oggi, visitare l’Archivio è un privilegio concesso a pochi.
Lo scorso 7 maggio, un gruppo di studentesse della sede bresciana, accompagnate dalla docente di Storia del Cristianesimo contemporaneo Raffaella Perin, ha avuto l’onore di attraversare le sale in cui si trova conservato il patrimonio di documenti più eterogeneo del mondo.
Superate la sala degli indici e la sala lettura - dove lavorano incessantemente i ricercatori - si percorre un corridoio alle spalle del banco distribuzione che conduce a due rampe di scale che portano al bunker: è qui che 85 km di scaffalature girevoli custodiscono i documenti dell’Archivio segreto vaticano.
Camminando tra gli scaffali si possono notare, ad esempio, le buste con la dicitura Segreteria di Stato, ossia la documentazione che si riferisce all’ordinaria amministrazione della Santa Sede attraverso i secoli; procedendo invece verso la parte finale del bunker, ci si trova davanti a una sezione separata da grate: si tratta dei documenti che riguardano i pontificati da Pio XII a Giovanni Paolo II ancora secretati, che gli archivisti hanno solo iniziato ad ordinare.
Il 2 marzo di quest’anno, Papa Francesco ha infatti scelto di desecretare la documentazione relativa a Papa Pacelli: un'importante decisione che consentirà agli studiosi di proseguire con la ricerca archivistica sino ai documenti datati 9 ottobre 1958.
L'itinierario delle studentesse è proseguito nella cella delle pergamene, in cui manoscritti unici vengono conservati in una speciale soluzione chimica messa a punto dai laboratori presenti in Archivio. Un tesoro particolare è il foglio di carta di riso scritto in caratteri mandarini da Elena, la prima imperatrice cinese convertitasi al cattolicesimo. Un’altra “gemma” è la Bibbia di Guthemberg, preziosamente miniata.
Il terzo ambiente è la sala affrescata con le Storie delle Donazioni, la più famosa delle quali, rivelatasi tuttavia un falso storico smascherato dall’umanista Lorenzo Valla, è quella di Costantino. Gli armadi recanti lo stemma di papa Gregorio XIII, oggi sono vuoti ma per molti anni hanno conservato documenti unici quali le lettere di Lucrezia Borgia e Giulia Farnese a Papa Alessandro VI, nonché parte del testo che riporta l’abiura pronunciata da Galileo Galilei durante il processo. Tesoro inestimabile è anche la costituzione apostolica Humanae Salutis del 1961, con la quale papa Giovanni XXIII indisse il Concilio Ecumenico Vaticano II.
La torre, detta, “del Vento" fungeva da osservatorio in cui si studiavano gli spostamenti d’aria. Nella sala “della meridiana", un tempo aperta sui tre lati, Gregorio XIII ricevette le dimostrazioni scientifiche sullo scandirsi del tempo che portarono alla riforma del calendario (da quello Giuliano a quello Gregoriano, in vigore tutt’oggi). Questa sala fu anche la prima residenza di Cristina di Svezia, subito dopo la sua conversione. In ultimo, il piano ammezzato ospita una serie di affreschi dei fratelli fiamminghi Bril, che costituiscono un’eccezionale testimonianza dell’aspetto di Roma nel XVI secolo.
Durante il viaggio a Roma le studentesse sono state guidate inoltre da mons. Dario Edoardo Viganò, assessore della Dicastero per la Comunicazione Vaticana, nel mondo dei media vaticani. Il monsignore che, per volere di papa Francesco, ha dato l’abbrivio nel 2015 a una riforma dei media non ancora conclusa, ha illustrato come funziona il sistema dei media della Santa Sede, articolato in stampa, radio, televisione e internet. Inoltre, ha spiegato in che cosa è consistita la riforma, mirata a un rinnovamento dei media e del modo di lavorare nel segno di una collaborazione tra mezzi di comunicazione differenti e di un adattamento del Vaticano al mondo contemporaneo e alla comunicazione di oggi, in continua trasformazione.
Le studentesse sono state poi accompagnate attraverso le vie che costeggiano i giardini vaticani fino a raggiungere la redazione de L’Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede, di grande importanza storica. Qui il gruppo è stato accolto dal direttore dell’Osservatore, Andrea Monda, e da altre due figure nominate dal Papa per concretizzare l’opera di riforma: il prefetto del Dicastero, Paolo Ruffini, e il direttore editoriale Andrea Tornielli. I due hanno spiegato quanto il lavoro dell’organo di stampa più vicino al pontefice sia stato importante nel corso della storia, e quanto anche per gli studiosi il quotidiano sia una fonte importante per studiare la storia della Chiesa.
È l’unico quotidiano in Italia, e uno dei pochi al mondo, ad avere un respiro internazionale, con la possibilità di parlare di ciò che succede nel resto del mondo come gli altri giornali non possono permettersi di fare, e di mettere in prima pagina sempre lo stesso soggetto, ovvero papa Francesco. Ciononostante, oggi il giornale è conosciuto più per la sua fama che per una effettiva diffusione nelle edicole italiane, ad esclusione di alcune città. Sarà uno degli obbiettivi della riforma dare un nuovo futuro all’Osservatore.
Il direttore ha poi accompagnato le studentesse a visitare i locali dela redazione, composta da quattro sezioni e da circa 25 giornalisti inclusa la sezione grafica e web, spiegando come si svolge quotidianamente il lavoro. Un'opportunità che ha permesso alle studentesse di approfondire e concludere il lavoro iniziato con le lezioni della professoressa Perin sul rapporto tra la Chiesa e i media pressol'Ateneo di Brescia. Un incontro, quello tra la Chiesa cattolica e i mezzi di comunicazione, che si è trasformato nel corso del tempo e che oggi più che mai si sta evolvendo per adattarsi alle esigenze della società contemporanea.