di Roberto Auzzi *
Venere è uno dei corpi celesti più luminosi nel cielo notturno. Gli antichi lo chiamavano Stella della sera o Stella del mattino, pensando inizialmente che fossero due corpi celesti distinti. Da un pianeta che prende il proprio nome dalla dea romana dell'amore e della bellezza non ci si aspetterebbe un ambiente così poco ospitale, con un'atmosfera composta in gran parte di anidride carbonica e con una pressione a livello del suolo 90 volte quella terrestre. Un effetto serra impressionante che porta a temperature superficiali comprese tra i 380 e i 460 gradi. Le nuvole su Venere non sono fatte di vapore acqueo, ma di acido solforico!
Carl Sagan, uno degli scienziati che hanno contribuito maggiormente alla scoperta dell'alta temperatura dell'atmosfera venusiana, ci ha più volte messo in guardia dalla pericolosità dell'effetto serra sulla nostra amata Terra, paragonandolo proprio all'evoluzione del clima di Venere. Si ipotizza che il suo clima primordiale sia stato ben diverso da quello odierno: è possibile infatti che sulla superficie del pianeta siano esistiti in passato degli oceani di acqua. A causa dell'innalzamento di temperatura provocato dall'effetto serra, a sua volta dovuto a un'elevata attività vulcanica, tutta l'acqua si sarebbe decomposta in idrogeno e ossigeno, e tutto l'idrogeno sarebbe volato via nello spazio interplanetario. Una buona storia da citar di monito ai negazionisti del global warming!
È di ieri l’articolo pubblicato su Nature Astronomy che ha riportato evidenze della presenza di fosfina nell'atmosfera venusiana. La scoperta ha destato un certo entusiasmo, non solo tra gli addetti ai lavori. Nessun meccanismo chimico o geologico noto, infatti, sembra essere per ora in grado di spiegare la presenza di questa sostanza. E quindi si formulano ipotesi. È probabile che ci si trovi davanti a un nuovo processo chimico di cui ancora non si sospettava l'esistenza, oppure di un fenomeno geologico. Essendo la fosfina una sostanza prodotta anche da alcuni batteri anaerobici, gli autori dello studio - comprensibilmente - non hanno potuto resistere alla tentazione di congetturare cautamente l’origine biologica di tale sostanza. La possibilità di una qualche forma di vita extraterrestre, sia pure un microrganismo, sarebbe senza dubbio profondamente affascinante: un nuovo continente inesplorato per la biologia.
Comprendere l’origine della fosfina venusiana richiede senza dubbio ulteriori ricerche, in ogni caso il fenomeno potrebbe migliorare le nostre conoscenze sull'atmosfera dei pianeti rocciosi. Al momento attuale non possiamo concludere niente di certo. Già Giovanni Schiaparelli credeva di avere individuato su Marte canali di natura artificiale, rivelatisi in seguito illusioni ottiche. Possiamo concludere con una frase cara a Carl Sagan: “Affermazioni straordinarie richiedono evidenze altrettanto straordinarie”.
* docente di Teorie quantistiche dei campi alla Facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali, campus di Brescia