di Daniele Bardelli*
Correva l’anno accademico 1964-65. A Milano, dopo complesso iter di approvazione ministeriale che l’Ateneo avviò su richiesta dell’allora arcivescovo Giovanni Battista Montini, cominciavano in Università Cattolica i corsi del primo Istituto superiore di educazione fisica della città. Si dovette attendere l’anno accademico successivo - di cui ricorre ora il cinquantesimo anniversario - per ottenere il riconoscimento a tutti gli effetti di legge.
Era stato dunque il cardinal Montini, dal ’58 nominato dalla Santa Sede suo rappresentante e patrono nell’Istituto Toniolo, il 7 ottobre 1960, a esprimere l’urgenza di preparare insegnanti di educazione fisica cattolicamente formati, scrivendo al rettore Francesco Vito che, date le nuove possibilità previste dalla legge, istituire un Isef in Cattolica era «una cosa da studiare […] prima che ci pensi qualcun altro».
La volontà era - esplicitava Montini a Vito - di creare un istituto in grado di «promuovere il progresso delle scienze applicate all’educazione fisica», contando sulle competenze in ambito medico-fisiologico della Pro Juventute (sarà poi invece l’Ospedale Maggiore a fornirle) e sull’Opera Pia Oratorio di San Carlo, antica istituzione tipicamente ambrosiana per l’educazione della gioventù, per avere a disposizione il recentissimo e modernamente attrezzato Centro Accademico Sportivo “Rino Fenaroli”, terminato nel 1959 e donato dalla omonima famiglia di costruttori edili milanesi per onorare la memoria del figlio Rino, morto nel Natale del 1953 per un incidente stradale.
Esso costituiva per la diocesi un centro sportivo all’avanguardia per la formazione di tecnici e dirigenti per il tessuto variegato dei gruppi e delle squadre sportive presenti nei numerosi e attivi oratori milanesi, normalmente organizzati nel Csi provinciale. Qui si doveva formare il personale adatto a dirigere, allenare e indirizzare spiritualmente, moralmente e socialmente gli atleti. Il Centro restò al servizio delle realtà sportive di base. Montini ritenne tuttavia che la sua finalità poteva conciliarsi con l’ospitalità ai corsi del nascente Isef.
Eletto Pontefice, Montini raccomandò al suo successore sulla cattedra di Ambrogio, cardinal Giovanni Colombo, che l’Isef in Cattolica fosse realizzato con l’impegno diretto della curia attraverso l’Opera diocesana per la preservazione e la diffusione della fede. E ne ribadì l’urgenza. Il 6 ottobre il rettore Francesco Vito poteva scrivere al pontefice che l’opera era giunta al termine e il papa compiaciuto elargì al nuovo istituto la significativa cifra di 5 milioni di lire. Nel luglio del 1965 giunse anche il decreto di pareggiamento, dopo che l’Istituto Toniolo si era fatto garante nella copertura dei finanziamenti degli altri enti promotori qualora fossero venuti a mancare.
Ai 61 studenti del primo anno si erano intanto aggiunti i 117 del secondo. Celebrando la messa d’inaugurazione dei corsi, il cardinale Colombo ribadì la «coessenzialità» di anima e corpo nella «realtà integrale» della persona umana, e il diritto del corpo, tempio dello spirito, a essere «educato e perfezionato al fine di un migliore servizio dell’anima» attraverso studi severi per formare «degni maestri». Il presidente del consiglio direttivo, Leonardo Ancona, ordinario di Psicologia, sottolineò come la sua stessa nomina valesse a ribadire il «fondamentale aspetto morale» sotteso all’insegnamento dell’educazione fisica, magnificamente colto dall’intuizione di Montini e non ancora invece dai programmi ministeriali. Perciò nell’Isef della Cattolica si curava «insieme l’aspetto tecnico e l’aspetto umanistico, in modo che l’educazione fisica sia anche una educazione della intera personalità». Un impegno che continua, rinnovato, ancora oggi nella proposta dei corsi di laurea in Scienze Motorie.
*docente di Storia dello sport e delle istituzioni sportive