Una lezione che potrebbe sembrare provocatoria per chi di professione si prepara a organizzare eventi culturali. È quella che ha tenuto Silvano Petrosino, docente di Filosofia della comunicazione all’Università Cattolica nell’ambito del master Ideazione e progettazione di eventi culturali – Mec. Petrosino a una cultura sempre più “mondana” e vissuta come passatempo proprio di recente ha dedicato un suo pamphlet dal titolo emblematico Contro la cultura. La letteratura, per fortuna (Vita e Pensiero).
Ma cosa c’è dietro questo suo dissenso? È quello che hanno chiesto gli studenti del Mec che hanno invitato il professor Petrosino per spiegare le sue ragioni. Ad animare il dibattito anche Claudio Bernardi, docente di Drammaturgia e direttore scientifico del master.
«Recarsi a un museo, andare a vedere uno spettacolo a teatro, ascoltare della musica a un concerto, possono diventare attività svolte come occupazione del proprio tempo libero, e possono essere interpretate e vissute come modalità di rilassamento e consolazione», avverte Petrosino.
Inoltre, continua il docente, «i luoghi di fruizione della cultura non vengono sempre compresi e vissuti con la giusta consapevolezza, talvolta viene compiuta una superficiale osservazione e analisi di ciò che si visita o consulta, ci si sofferma all’involucro esteriore, senza assumersi la responsabilità di attuare un pensare e un agire critico e consapevole nei confronti del reale che circonda tutti noi».
Basti pensare che in media ogni individuo trascorre davanti a un dipinto circa cinque secondi del suo tempo. Un tempo limitato se si pensa alla fatica che comporta la realizzazione di un’opera d’arte. Per esempio, osserva Petrosino, «scrivere implica sacrificio, risulta impegnativo, faticoso, difficoltoso».
Secondo il filosofo della Cattolica, sono sempre più in voga forme di cultura, che possiamo definire e identificare come forme di paracultura o paraletteratura, componimenti più o meno lunghi progettati e ideati al fine di svagare il lettore, di porlo in una condizione alternativa rispetto alla reale percezione del vivere quotidiano. «Sono romanzi costituiti da una trama circoscritta e delineata, con un incipit, uno svolgimento e uno scioglimento nei confronti di una vicenda precostituita. Questo tipo di letteratura non parla della realtà, la quale si presenta a noi con multiformi sfaccettature, probabilità, incertezze, dinamiche quasi mai lineari, non cambia il proprio modo di osservare il mondo, né il modo di pensare».
Il professor Bernardi, invece, ha posto l’accento sull’importanza della presa di coscienza da parte di chi organizza un evento di varia natura delle ritualità e delle modalità che possono essere espressione del reale.
«Organizzazione e produzione sono fondamentali. La presenza di un metodo di lavoro è alla base della realtà quotidiana di ciascun individuo; parallelamente però bisogna tenere sempre presente l’imprevedibilità del reale, con le sue tenebre, i suoi punti interrogativi, le sue dinamiche non lineari e scandite da una trama già esistente». Perché, ha aggiunto Bernardi, «compito dell’organizzatore sarà costruire uno scenario e allestire un palcoscenico, che sarà poi colorato e abitato dalle multiformi sfaccettature dell’agire umano, reali, imprevedibili ed autentiche, e non frutto di trame illusorie precostituite».