La tua ricerca ha prodotto
33 risultati per
employability.
Stai visualizzando i risultati
1
- 25:
«Tra studio e lavoro seguite la passione»
Laura Tolettini racconta la professione di Digital Integration Manager per Feralpi Holding Spa, ottenuta dopo il suo percorso di studi alla facoltà di Scienze linguissiche e letterature straniere nella sede bresciana. Prima del mio rientro in Italia ho operato a Riesa per ben dieci anni con la qualifica di responsabile dell’ufficio acquisti generali e oggi, proprio grazie a quell’esperienza professionale, mi interfaccio spesso con i colleghi d’oltralpe. Dopo il mio percorso quinquennale in Cattolica, e durante la mia esperienza lavorativa in Germania, ho inoltre frequentato part time il Master in Business Administration (MBA) alla HHL Leipzig Graduate School of Management - tra le più quotate in Germania - con cui mi sono approcciata al mondo digitale e dell’Industria 4.0». Quali delle competenze acquisite sui banchi dell'Università ti porti appresso nella tua attuale professione e quali invece è necessario continuare ad aggiornare? «Fondamentali sono state sicuramente le competenze linguistiche, nel mio caso inglese e tedesco, e quelle culturali acquisite negli anni di studio e di lavoro. Inoltre l’esperienza Erasmus in Germania, a Kiel, che ho svolto per un intero semestre del quinto anno mi ha fornito un corposo bagaglio di competenze di gestione di contesti internazionali, oltre che linguistiche. Che cosa consiglieresti agli studenti che oggi vogliono intraprendere un percorso di studi similare al tuo? «Direi loro di individuare la propria strada e il proprio settore in base alle reali attitudini e alle personali inclinazioni. Nutrire passione per ciò che si fa rende tutto più semplice e aiuta a non perdere la motivazione nei momenti di fatica e di difficoltà che normalmente e giustamente s’incontreranno lungo il percorso di studi e lavorativo.
Lavoro, il futuro è tutto digitale
Employability Lavoro, il futuro è tutto digitale Primo talk del ciclo di incontri promosso dal Servizio Stage &; Placement dedicato alle strategie da adottare per intercettare le migliori opportunità professionali in Rete. E le aziende stanno già cercando persone nel campo di Big Data e cyber security by Antonella Olivari | 30 giugno 2020 Dopo l’emergenza sanitaria dovuta al Coronavirus, ora è il lavoro a preoccupare maggiormente i giovani che si preparano a vivere le prime esperienze lavorative. Il reale e il virtuale: alla ricerca del lavoro (perduto?) : questo il tema affrontato nel primo incontro che si è tenuto, martedì 30 giugno. Per Francesca Lanzara , Account Director, LinkedIn Italia, che gestisce e promuove i più prestigiosi clienti italiani attraverso la piattaforma LinkedIn, ci sono delle buone notizie. Noto anche che è cambiata la tipologia di profili: prima prevalevano le hard skill, che certamente rimangono importanti, ma molto alta è l’attenzione verso le soft skills. Secondo Francesca Lanzara «è molto importante prendersi cura della propria digital reputation, su LinkedIn è opportuno avere una bella fotografia, un riassunto delle proprie attività e che ci siano delle idee su quello che si vuole fare. La forte digitalizzazione che è avvenuta in questi mesi consentirà a più persone di cogliere migliori opportunità di lavoro perché questa aiuta nelle interazioni.
Soft skill, una chiave per il successo professionale
Employability Soft skill, una chiave per il successo professionale Competenze trasversali e forti passioni sono quelle che fanno la differenza per distinguersi in un mercato del lavoro sempre più competitivo, soprattutto in questa fase di post-Covid. È quanto emerso dal secondo appuntamento promosso dallo Stage&;Placement by Antonella Olivari | 07 luglio 2020 Non c’è dubbio che nel mondo del lavoro il cosiddetto “saper fare” serve ancora, ma oggi è sempre più richiesto il saper comunicare, lavorare in gruppo, tenere testa allo stress. Ma cosa sono e perché sono così importanti? Di questo si è parlato martedì 7 luglio durante il secondo appuntamento promosso dal servizio Stage&;Placement della sede di Brescia dal titolo “Your Skills, your Future”, coordinato da Mauro Balordi , direttore della funzione Stage&;placement. Le soft skill sono però molto più difficili da sviluppare rispetto alle “hard” perché sono il risultato del nostro background socio-culturale, frutto di comportamenti ed esperienze vissute, professionali e personali. L’impatto più forte è sull’industria manifatturiera e sull’automotive, ma ciò che è più grave è la mancanza di fiducia nel futuro, con un Governo che non sembra capire la reale situazione del Paese. Per quanto riguarda le famose soft skill richieste mi piace dire che rappresentano per l’80% il metalavoro ovvero quelle capacità di lavorare in gruppo, di rispondere a una catena gerarchica, di sopportare lo stress, i cambiamenti nell’organizzazione. I settori che stanno meno risentendo sono quello sanitario, dell’assistenza alle persone, quello chimico produttivo e farmaceutico, così come tutte quelle aziende impegnate nella sanificazione o quelle che hanno avuto la forza di riconvertirsi.
Da Scienze della formazione al mondo della moda
Employability Da Scienze della formazione al mondo della moda Graziella Rifino , dopo un percorso di studio in cui ha affinato la specializzazione sulla gestione Hr, è oggi responsabile del personale dell'area industriale di Furla spa. Un percorso fatto di idee chiare, di occasioni giuste e di determinazione by Sabrina Cliti | 05 agosto 2020 «Ero l’unica a laurearmi quel giorno quindi avevo tutta la commissione solo per me. Ho discusso la mia tesi sul "Fenomeno del mobbing" per circa un’ora e mezza. Si emoziona ancora Graziella Rifino raccontando la sua laurea, traguardo raggiunto dopo anni di impegno, passione e determinazione, con in mente un obiettivo preciso: occuparsi di formazione del personale. Il lavoro era già dietro l’angolo ad aspettarti... «Sì: qualche giorno prima di discutere la mia tesi, l’ufficio Stage e placement mi aveva informata che il centro di Formazione Cesvip cercava un neo laureato da inserire con contratto a progetto nella loro struttura. Ho avuto poi l’opportunità di lavorare in un altro ente di formazione, per poi passare all’Ufficio personale di Ikea Italia Distribution come Hr Specialist, dove mi sono occupata di formazione, selezione del personale e comunicazione interna». L’aver poi potuto svolgere il mio tirocinio curriculare all’intero di Isvor è stato decisamente utile al mio sviluppo di carriera perché mi ha permesso di toccare con mano il mondo delle Human Resource e mi ha fatto appassionare a questo ambito». Che consiglio daresti a un giovane che sta per scegliere l'università? «Informatevi, confrontatevi con persone che già sono nel mondo del lavoro, non basatevi su opinioni o preconcetti, analizzate attentamente i piani di studio e le possibilità di carriera.
Giurisprudenza, la laurea è un biglietto da visita
EmployAbility Giurisprudenza, la laurea è un biglietto da visita Eleonora Curti , dalle aule universitarie all’attività professionale in uno studio legale internazionale, passando attraverso l’approfondimento della lingua inglese. L’ingresso nel mondo del lavoro di Eleonora Curti ha segnato una discontinuità rispetto alla specializzazione del percorso di studi ma non rispetto all’approfondimento degli studi giuridici che ha condotto in Università Cattolica. Di fatto un cambio di prospettiva rispetto alla tesi per dedicarsi «a un contesto in cui mi trovo molto bene, che mi consente di conoscere tante persone con diversi profili e ambiti professionali siano essi clienti o istituti di credito. Come sei entrata da praticante in uno studio così importante e di prestigio internazionale? «La laurea conseguita in Cattolica, con l’eccellente votazione finale, unita alla conoscenza della lingua inglese, hanno consentito alla mia candidatura di essere ben valutata. Aver frequentato i corsi di Giurisprudenza dell’Ateneo, dove – sotto la guida di validi maestri del diritto – mi ha fatto maturare un forte senso di responsabilità e l’organizzazione meticolosa del tempo, dovuta ai corsi annuali per cui bisogna gestire le proprie forze e capacità. Che rapporto c’è tra le competenze acquisite sui banchi dell'Università con lo svolgimento delle attività di studio legale? «Innanzitutto il titolo conseguito in Cattolica ha rappresentato un bel biglietto da visita per l’ingresso nel mondo del lavoro, perché nei colloqui veniva considerato come un valore aggiunto. La facoltà di Giurisprudenza mi ha fornito un’ottima formazione giuridica di base, adeguata e ampia, che ho notato essere utile e apprezzata nei colloqui di lavoro».
Francesca, l’imprenditrice della formazione che ha sfidato il Covid
Dopo la laurea triennale in Scienze dell’Educazione, si è sperimentata come educatrice a tempo pieno presso una scuola d’infanzia paritaria, per poi decidere di tornare sui banchi universitari, quelli della laurea specialistica in Progettazione Pedagogica nei servizi per minori di Piacenza. Adesso, grazie al titolo di coordinatore pedagogico, ho costituito con altre tre socie una società cooperativa, l’Alveare, dedicata al servizio educativo 0-6 anni, raggiungendo con questo traguardo uno degli obiettivi più importanti per me e che mi ha fortemente motivata durante gli studi». Ho iniziato a sperimentarle soprattutto nelle esperienze di tirocinio, nelle attività di gruppo dei laboratori previsti dalla mia facoltà e durante gli incontri dedicati all’ascolto e al dialogo con figure professionali operanti in diversi settori educativi». È stato molto significativo e problematico su tanti aspetti: dalla chiusura totale della scuola fino alla gestione economica dell’attività, risolta grazie alla collaborazione con il comune che ci ha permesso di non chiedere le rette ai genitori durante questo periodo. Quali sono le sfide professionali che ti poni per il futuro? «Le sfide professionali sono molte: la prima sicuramente è quella di garantire un servizio adeguato alle esigenze delle famiglie, soprattutto in un contesto di emergenza come quello attuale. Inoltre c’è il desiderio di far crescere la missione educativa della nostra struttura, attraverso l’apertura di sportelli di ascolto e di sostegno alla genitorialità in collaborazione con gli enti presenti sul territorio». Sono entrata in contatto con questi servizi sia per valutare le proposte lavorative offerte dal territorio sia per richiedere un colloquio di orientamento al fine di valutare eventuali scelte post percorso universitario e per riflettere sulle mie attitudini e competenze personali».
Arnaldo e i suoi scatti di fotografo in quarantena
Employability Arnaldo e i suoi scatti di fotografo in quarantena Laureato al Dams del campus di Brescia è l’autore della serie “200 metri da casa” che trae il nome dall’ordinanza emanata dal governo durante la Fase 1. metri da casa, dal nome dell’ordinanza del governo per l’emergenza Covid-19, è la rappresentazione di luoghi ordinari attraverso la visione confinata dalla quarantena – racconta Arnaldo –. Esattamente come la casa, anche per le strade sono pervase da una sensazione d’immobilità: l’atmosfera è statica e silente come in sogno, un mondo metafisico di luce dura e ombre scolpite, nella quasi totale assenza di persone. In attesa di sapere quel che accadrà nei prossimi mesi, ora in questi 200 metri fatti di luoghi ordinari e familiari che in tempi di normalità abbiamo solcato centinaia di volte senza prestarvi molta attenzione, stiamo riscoprendo dimensioni nuove, senza bisogno di andare lontano». Il mio approccio al mezzo e all’estetica fotografica, tuttavia, è rimasto lo stesso di prima: ho l’ossessione per la luce, lavoro molto sul concetto di serialità, mi focalizzo su forme, colori e volumi con inquadrature molto strette che mi permettono di astrarre i soggetti. Al di là del valore documentario che innegabilmente il mio lavoro - così come quelli di altri fotografi in Italia e nel mondo - va assumendo in relazione a questo momento storico, trovo positivo l’esserci liberati dal fatto di dover vendere il nostro lavoro a tutti i costi. Stando nelle nostre case siamo tutti maggiormente proiettati sull’assorbimento di contenuti piuttosto che sulla normale produzione e questo, in qualche modo, ci ha messo nelle condizioni ideali per, da un lato, operare riflessioni generali, dall’altro focalizzarci sui soli soggetti che avevamo a disposizione».
Professione gallerista, l’arte incontra l’economia
Il valore aggiunto? «Confrontarsi con visioni diverse» by Bianca Martinelli | 16 giugno 2020 Una professione in grado di coniugare arti visive ed economia, due ambiti che spesso nel nostro Paese si fatica ad accostare in termini occupazionali e di ricavi. Ne abbiamo parlato con Dario Bonetta - laureato al campus bresciano in Scienze dei Beni Culturali e Arte, spettacolo e produzione multimediale - oggi titolare della galleria A+B Contemporary Art , attorno alla quale ha radunato una scuderia di giovani artisti italiani e internazionali. Tu quale risposta ti sei dato? «Dal punto di vista della tecnica tratto sia pittura che scultura, ma scelgo di lavorare con artisti giovani – hanno tutti un’età compresa tra i 20 ai 40 anni - quindi si tratta di emergenti o mid career con un percorso ancora in divenire. Le manifestazioni fieristiche di settore che si svolgono sia in Italia che all’estero sono una piazza imprescindibile per proporre i propri artisti e intercettare la domanda internazionale, oltre che per incontrare altri attori del sistema con cui tessere relazioni e collaborazioni». Quello di cui tuttavia sono personalmente certo è che - a differenza di altri segmenti commerciali o categorie merceologiche che hanno trovato parziale riparo negli strumenti digitali, dai virtual tour all’e-commerce - l’esperienza de visu con l’opera d’arte non la sostituisci con nulla». Psicologia dell’arte, filosofia, teoria e tecnica della comunicazione, storia della critica d’arte… mostrano un ventaglio di sguardi diversi sull’arte e mi hanno insegnato l’importanza di modalità di analisi basate più sul “sentire” e “percepire” le opere, che non su nozioni storico-tecniche. La prima è fondamentale, ma escludere quest’ultimo è un’azione snob, occorre considerare la vendita di un’opera come un momento importante di scambio, un modo per dare riconoscimento al lavoro degli artisti, un processo di condivisione d’idee e fiducia tra gallerista e collezionista».
Un ponte tra università e mondo del lavoro
I lavori presentati hanno confermato la competenza e la maturità degli studenti CIMO nell’elaborare piani di azione realizzabili, alcuni presentati in lingua inglese, così come nel prendere decisioni strategiche, in linea con le esigenze dei brand e capaci di un confronto propositivo con la situazione che stiamo vivendo. Il TFP è uno dei progetti di punta del palinsesto delle attività di professionalizzazione che scandisce il percorso biennale fino all’attività di stage - spiega Mariagrazia Fanchi , coordinatrice di CIMO -. La challenge quest’anno si è avvalsa della figura dei # mentori , ex studenti CIMO che hanno seguito i partecipanti nell’ideazione dei loro piani di comunicazione attraverso un tutoraggio peer-to-peer , restituendo le competenze acquisite durante il loro percorso di formazione e quella maturate in questi primi mesi di attività professionale. Il progetto di Boston Scientific riguardo al Brand Ambassadors Program era perfettamente in linea con il mio profilo di studi in comunicazione d’impresa e anche lo stage in palio si sarebbe svolto proprio all’interno del team di comunicazione corporate - ha dichiarato Naomi Verena Pagani -. Il punto di forza della mia campagna è stato quello di evidenziare un heritage e dei valori che l’azienda già possedeva e di mettere in luce al massimo le sue potenzialità creando un piano di comunicazione su diversi touchpoint, sia online sia onsite. Infine Silvia Lamacchia che ha vinto per Artsana pensa che «il punto di forza di TFP sia stato proporre un progetto capace di intervenire in maniera sistemica sulla comunicazione interna. Come vincitrice dello stage in palio, mi aspetto di mettere in pratica ciò che ho imparato dal punto di vista teorico, e di veder realizzato il mio progetto! Partecipare alla challenge è stata un'occasione per mettermi alla prova davanti ai manager aziendali, di realtà veramente importanti».
Lingue straniere per comunicare il vino made in Italy
Nei mesi appena trascorsi si è molto parlato della filiera agroalimentare che, insieme a quella farmaceutica, è stata l’unico settore dell’economia a non conoscere una battuta d’arresto integrale. Eppure lo stop imposto al settore della ristorazione, delle cantine e dei locali ha fatto registrare un significativo calo dei fatturati del prodotto vitivinicolo, anche in ottica di export. Alla luce di tutto ciò, è cambiato qualcosa nel vostro modo di comunicare? «Sono cambiati sia i tempi sia, in parte, i modi. Nelle scorse settimane, per esempio, avremmo partecipato alle fiere di settore come Vinitaly a Verona o ProWein, importante kermesse fieristica relativa al settore vitivinicolo che si tiene annualmente a Duesseldorf, ed entrambe le fiere sono stata posticipate di un anno. Quali delle competenze acquisite sui banchi dell'Università ti porti appresso nella tua attuale professione e quali invece è necessario continuare ad aggiornare? «La conoscenza ottimale delle lingue straniere, scritta e parlata, è un elemento imprescindibile per lavorare in un’agenzia che opera su scala internazionale. Oltre alle lezioni frontali in aula, fondamentali sono state le due esperienze di Erasmus placement effettuate tramite la Cattolica al Kunsthistorisches Museum di Vienna e all’Ente del turismo di Monaco di Baviera. Io, ad esempio, prima di approdare alla Thurner PR ho effettuato uno stage nell’azienda franciacortina Moretti Prefabbricati, dove per la prima volta mi sono imbattuta nel mondo del vino partecipando a una visita guidata alla nota cantina Bellavista, di proprietà della stessa famiglia Moretti.
Dal racing a Lavazza, seguendo il cuore
EmployAbility Dal racing a Lavazza, seguendo il cuore L’incontro con il mondo del lavoro di Luigi Pugliese , che due giorni dopo la laurea magistrale in Food marketing è entrato in Dallara. Passione è la parola con cui posso racchiudere questi due anni, quella passione che leggevo negli occhi di tutti i professori in classe, ed è la stessa passione con cui sono riuscito a laurearmi e a trovare lavoro dopo una settimana dalla discussione della tesi. Non c’è niente di più vero, l’empatia e la consapevolezza dell’altro sono le due armi che più di tutte mi stanno aiutando nel mondo lavorativo. Verissimo! I business Game mi hanno dato la possibilità di sviluppare tutte queste caratteristiche che già avevo, ma che non ero riuscito a comprendere appieno durante la triennale. Ma creare il progetto, discutere con i miei compagni, provare e riprovare cambiando sempre qualcosa per ottenere un obiettivo che tutti noi condividevamo è stata una grande conquista. Ma era molto lontano dal mondo che mi ero scelto e dopo 6/7 mesi ho capito che il Food era quello che davvero mi appassionava. Dopo il Coronavirus poi, alcuni paradigmi sono cambiati e il nostro lavoro è diventato un po’ più delicato, perché alla fine sono a contatto con persone che hanno paura, o che hanno perso qualcuno ma che erano in prima fila comunque, a disposizione dei clienti tutti i giorni».
Col Grana Padano sul tetto del mondo
Tra i soci dell'azienda di famiglia anche Gabriella Conti , laureata 110 e lode alla facoltà di Scienze agrarie alimentari e ambientali dell’Università Cattolica, dopo un percorso formativo che l'aveva portata su una strada differente, tra i libri di legge e i tribunali. Ma è stata una scoperta nata solo dopo essermi trasferita a vivere in campagna, dove ho cominciato a prendermi cura di un orto e di una piccola vigna famigliare. Passione alimentata anche dall’azienda di famiglia e dal fascino della produzione di un formaggio che ha saputo convincere nel tempo per la sua bontà. Da loro ho ereditato anche la curiosità che mi ha spinto a comprendere eventuali sviluppi percorribili di un’agricoltura all’avanguardia, e che richiedono una preparazione più specifica. Che impatto ha avuto l'avvento della pandemia sulla sua attività professionale? «Sebbene il settore alimentare abbia sofferto meno di altri dell’emergenza Covid, la situazione deve portare a riflessioni ancora da approfondire per essere preparati in caso di emergenze future e per cogliere nuove prospettive. Tra innovazione, tradizione e sostenibilità: quali sono le sfide che vedi nel futuro prossimo? «Tra queste, che sono le linee guida del prossimo futuro, la sostenibilità e l’innovazione in particolare impongono un cambio di visione. La mia tesi di viticoltura di precisione, con un approfondimento sulla interessante tecnica di concimazione a rateo variabile con impiego di fertilizzanti a cessione controllata, mi ha aiutato a a comprendere sul campo entrambi gli aspetti, con le loro connessioni, e a valutare quanto siano determinanti per un’agricoltura moderna.
In Irlanda sulle orme della Montessori
EmployAbility In Irlanda sulle orme della Montessori Dopo la laurea in Scienze della formazione, Alice ha trovato subito il lavoro che desiderava nel mondo dei servizi per l’infanzia. Ma la curiosità l’ha spinta a volare a Dublino per realizzare i suoi sogni internazionali by Sabrina Cliti | 15 settembre 2020 Dopo la laurea magistrale in “ Progettazione pedagogica nei Servizi per minori ”, Alice Gungui ha trovato subito il lavoro che sognava, al servizio dei bambini. Sono arrivata a scegliere la laurea magistrale in "Progettazione pedagogica nei Servizi per minori” all’Università Cattolica nella sede di Piacenza dopo una lunga riflessione: mi ha convinta il piano di studi che ben integra la teoria e la pratica. Laurearmi non è stato semplice, c’è voluto molto impegno e dedizione, ma comunque, un po’ perché mi appassiona quello che faccio, un po’ perché non ho mai pensato che fosse tempo perso, ho potuto sperimentare tante soddisfazioni». C’è una competenza che hai maturato in Cattolica e che ritieni sia stata fondamentale per lo sviluppo della tua carriera? «Ho scelto l’Università Cattolica perché il piano di studi è pensato per prepararti al mondo del lavoro. Quali sono le sfide professionali che ti poni per il tuo futuro? «In generale direi che la sfida più grande, immagino per tutti i contesti educativi, è quella di mantenere l’asticella della qualità del lavoro alta. In generale, il consiglio è di prendere il tempo che serve perché l’università non è solo un percorso di studi, ma è una vera e propria esperienza.
QS, Cattolica sul podio per il recruitment
Ateneo QS, Cattolica sul podio per il recruitment Nel Graduate Employability Ranking 2019, che analizza i primi 500 atenei nel mondo, l’Ateneo si posiziona al 1° posto in Italia per la presenza attiva delle aziende nei campus universitari e al 3° posto per gli studenti ricercati dai recruiter. settembre 2018 Università Cattolica ottiene la prima posizione in Italia per la presenza attiva di aziende nei campus universitari ed è il terzo Ateneo per studenti ricercati dai recruiter. Questi i dati emersi da due degli indicatori che compongono il Graduate Employability Ranking 2019 , l’indagine che analizza le migliori 500 università al mondo per quanto riguarda l’occupabilità tra i 660 atenei presi in esame. Entrando nel merito dei singoli indicatori, secondo l’indice Employer - Students Connections, basato sul numero di aziende attivamente impegnate nel campus, l’Università Cattolica è prima in Italia tra le 16 università italiane presenti in classifica, e 70esima nella top 100 mondiale. Nell’indicatore Employer Reputation, basato su un sondaggio di quasi 40.000 recruiter ai quali è stato chiesto di indicare da quali università preferiscono assumere talenti, l’Università Cattolica si conferma al terzo posto in Italia, subito dopo il Politecnico di Milano e la Sapienza. Le indicazioni che provengono da QS - commenta il rettore Franco Anelli - ci danno la misura del risultato di un lavoro che comincia fin dall’immatricolazione e che per l’Ateneo costituisce l’assunzione di responsabilità verso il futuro degli studenti. Sono convinto che l’apprezzamento dei nostri studenti dipenda, ancor prima che dalle competenze acquisite, dalla qualità delle persone che formiamo nel nostro Ateneo».
In viaggio per ricominciare e riscoprire l’Italia
Employability In viaggio per ricominciare e riscoprire l’Italia È l’idea di un gruppo di amici, tra cui Beatrice e Chiara laureate in Cattolica. Unendo competenze e passione hanno creato un’associazione che organizza tour per valorizzare le bellezze artistiche del nostro Paese, soprattutto in questa fase di post-Covid by Antonella Olivari | 28 luglio 2020 In Viaggio Per Ricominciare , ma soprattutto per promuovere e divulgare la conoscenza del patrimonio artistico, storico e culturale del territorio italiano. Con questo obiettivo due giovani laureate in Storia dell’Arte all’Università Cattolica, campus di Milano, con altri amici, hanno fondato un’associazione culturale senza scopo di lucro per offrire tour diversificati nelle citta di Milano, Bologna, Firenze, Napoli e Palermo. Ricominciare viaggiando è il nostro slogan, un invito che estendiamo a tutti coloro che desiderano riempirsi gli occhi di quella bellezza, spesso sconosciuta, che si nasconde in ogni angolo del nostro meraviglioso Paese». Nell’associazione, del cui direttivo fanno parte anche Ludovica Gramazio e Stefano Di Luccia , nel ruolo di vicepresidente troviamo anche Chiara Croci , doppia laurea conseguita in Cattolica, triennale in Lettere e Arti e magistrale in Filosofia. Durante il percorso universitario e post ha svolto diverse esperienze all’estero che ora vuole mettere a frutto per promuovere il suo Paese con esperienze uniche ed esplorando tesori misteriosi, scoprendo aneddoti e leggende che si celano dietro alle zone visitate. Offriamo ai nostri associati previo pagamento di una quota di 10, tour diversificati per citta gestiti da giovani laureati in storia dell’arte che accompagneranno il turista alla scoperta di luoghi nascosti nelle citta in cui risiedono.
Valentina, “vicino” ai disabili anche in tempi di Covid-19
Eppure – in questa fase di pandemia come in situazioni di normalità – anche gli educatori e le educatrici professionali all’interno delle strutture diurne e residenziali per pazienti affetti da tipologie di disabilità, sono chiamati a garantire un servizio di assistenza alla persona 7 giorni su 7 per 365 giorni l’anno, festivi compresi. Lettura di libri, dialogo, uso del computer, lavori manuali e disegnati, visione di film e ascolto di musica sono le attività che attualmente svolgiamo per gestire il tempo e stemperare la quotidianità dei pazienti che usufruiscono del servizio residenziale. Solitamente oltre ai quattro appartamenti protetti, la Fondazione gestisce anche il centro diurno disabili (CDD) il centro socio educativo (CSE), il centro diurno per anziani, il servizio di fisioterapia e a riabilitazione, oltre al servizio di assistenza specialistica ad personam nelle scuole e al servizio domiciliare. Qual è la difficoltà maggiore riscontrata? «È stato difficile far capire ai nostri ospiti che devono tenere la distanza di sicurezza tra di loro e con noi; alcuni sono molto amichevoli, cercano il contatto e questo ora non è più possibile. Del resto, se subire restrizioni è stato complicato per tutti, proviamo ad immaginare l’impatto che può aver avuto su soggetti che presentano fragilità pregresse…» Una laurea triennale in Scienze dell’educazione , seguita dalla magistrale in Progettazione pedagogica e formazione delle risorse umane, entrambe conseguite alla Cattolica di Brescia. Non si capiva - né inizialmente ci è stato indicato - quali attività mantenere in vigore e quali sospendere, con quali strumenti e modalità operare con persone e pazienti con cui, per la natura stessa del mestiere, è evidentemente difficile mantenere una distanza. Qualcuna di noi ha inoltre paura di non reggere psicologicamente di fronte alla sofferenza del paziente: lavorare a così stretto contatto con le persone – conoscendone giorno per giorno la quotidianità, ascoltandone pensieri e impressioni per aiutarle a relazionarsi con le persone e col contesto – significa anche questo.
Il modello matematico che misura gli effetti del lockdown
employability Il modello matematico che misura gli effetti del lockdown A svilupparlo l’alumno Marco Milanesi , in Brasile da cinque anni per fare ricerca sulla genomica animale, con un gruppo di colleghi dell’Università di Aracatuba. L’applicazione controlla la curva di accelerazione del contagio da Covid-19 by Sabrina Cliti | 08 maggio 2020 Dalle aule della scuola di dottorato per il Sistema agroalimentare di Piacenza ai laboratori di ricerca dell’Università di Aracatuba in Brasile. È qui che Marco Milanesi , bloccato dal Covid 19, ha elaborato insieme al suo team un nuovo modello di analisi dei dati relativi alla diffusione del Coronavirus. L’applicazione, che carica automaticamente i dati del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, è progettata per visualizzare il tasso di crescita e l’accelerazione della pandemia di Covid-19 a livello mondiale, nazionale e locale», spiega Milanesi. Il modello matematico indica la curva di accelerazione del contagio e rivela il livello di efficacia delle politiche adottate dai vari governi», osserva il ricercatore che normalmente, pur occupandosi di genetica e genomica animale, in questa pandemia ha voluto dare un contributo fattivo. L’analisi, pubblicata e costantemente aggiornata sul sito theguarani.com.br - e consultabile anche sulla pagina Facebook e sul profilo Instagram - è a disposizione di tutti, in particolare delle istituzioni e di chi si occupa di questo tipo di dati. Se la situazione rimane stabile, ovvero si agirà per ridurre al minimo i nuovi contagi, in breve potremmo arrivare a non avere nuovi casi di Coronavirus», osserva Milanesi, che ha iniziato la sua esperienza di ricercatore con il professor Paolo Ajmone , attuale coordinatore del dottorato Agrisystem .
Rwanda, il ministro ha studiato in Unicatt
Alumni Rwanda, il ministro ha studiato in Unicatt Si è specializzato nella magistrale in Università Cattolica a Milano il titolare del dicastero dell’agricoltura del Paese africano Jean Chrysostome Ngabitsunze . Un interesse sincero, condito da amarcord e nostalgia verso l’Italia, che traspare in ogni sua parola, poiché qui ha trascorso gli anni della sua formazione, lui che ora a 43 anni, sposato con tre figli, oltre ad essere diventato docente all’università del Rwanda è ministro dell’Agricoltura. Ma il suo cuore continua a battere per il Rwanda e così nel 2009 torna in patria e inizia a insegnare all’università per fare ricerche sullo sviluppo dell’economia africana. Grazie alla sua formazione e alle competenze maturate in Italia, nel 2011 viene chiamato dal Governo per lavorare nelle agenzie che si occupano di distribuire fondi pubblici per l’agricoltura e poi il 9 marzo 2020 ad assumere l’incarico di ministro dell’Agricoltura. Il mio Paese ha bisogno di tecnologia per potenziare le produzioni e la trasformazione dei prodotti in loco, quei macchinari di cui voi italiani siete i migliori produttori. Oltre al caffè, al the, alle noci, la macadamia è molto richiesta, stiamo puntando sull’ortocultura e sulla floricultura che esportiamo in molti Paesi anche europei». Con il suo staff ha partecipato all’Expo di Milano e ora spera di poter attivare scambi commerciali con l’Italia perché è all’avanguardia e la considera la sua seconda patria.
Monica, in Ferrero a inventare nuovi cibi
La mia tesi di laurea magistrale si è sviluppata su un progetto di ricerca sperimentale per la valorizzazione di sottoprodotti dell’industria agro-alimentare, condotto con la supervisione della professoressa Spigno e del professor De Faveri. Ma è solo l’inizio per Monica: tempo 8 mesi e viene contattata da La Pizza +1 spa, leader in Italia per la produzione di pizze e focacce fresche, per un contratto a progetto di un anno, con l’obiettivo di sviluppare un nuovo prodotto da forno con proprietà nutraceutiche. Quali sono le competenze che hai maturato in Cattolica e che ritieni siano state fondamentali per lo sviluppo della tua carriera? «La fortuna di aver studiato con professori altamente qualificati, in grado di trasmettere una passione stimolante, ha giocato un ruolo fondamentale nel mio percorso. Potermi dedicare a una tesi sperimentale è stata sicuramente una buonissima occasione per potermi approcciare al mondo della ricerca e sviluppo di nuovi prodotti, che è sempre stato il mio interesse principale. Quali sono le sfide professionali che ti poni per il tuo futuro? «È da poco che lavoro in Ferrero e quindi il mio primo obiettivo è quello di riuscire a svolgere al meglio la mia nuova mansione, cercando di dare il mio contributo in un’azienda così grande. Ferrero è un’azienda che offre diverse opzioni di crescita professionale e quindi ambisco a un miglioramento continuo, sempre nel campo R&;D fino a puntare a una posizione manageriale, magari con la possibilità di lavorare anche su diverse categorie di prodotto. L’Università può essere una prima occasione in cui sviluppare alcuni progetti che ci interessano in collaborazione con esperti del settore, per cui è importante cercare di essere sempre propositivi e disposti a mettersi in gioco anche, ad esempio, con una esperienza di studio all’estero».
PhD, le aziende cercano competenze trasversali
Come possono le università sostenere i propri dottorandi e aiutarli a sviluppare le loro potenzialità in vista di un ingresso qualificato nel mondo del lavoro? Guardandoci intorno, soprattutto a livello internazionale, ci siamo accorti di non essere gli unici ad avere questo tipo di interrogativo. Per lo più in un momento storico in cui tutti sono ormai concordi nel sostenere che i posti in accademia sono estremamente limitati e che risulta necessario guardare altrove: alle nuove professioni della ricerca, alla consulenza, alle posizioni ad alto contenuto di conoscenza. Ecco perché tutti raccomandano, soprattutto a livello dottorale, di non tralasciare una preparazione su quelle competenze trasferibili, che possono rendere maggiormente employable un dottore di ricerca sul mercato del lavoro. Valga per tutte la dichiarazione contenuta nel Work Programme 2016/2017 di Horizon 2020 , dove si ammette che “un maggior numero di competenze, sia relative alla ricerca che trasferibili, migliora le possibilità di occupazione e le prospettive di carriera, all'interno e all'esterno del mondo accademico”. Competenze strategiche per i giovani ricercatori, che anche quest’anno si è tenuta nella splendida cornice di Villa Vigoni sul lago di Como, quando dichiarano di essere stati favorevolmente colpiti dal fatto di aver trovato in una università italiana una formazione sulle skills di questa portata. dottorati #phd #employability #skill Facebook Twitter Send by mail Print Christian il detective, Alysa la studiosa d’imprenditoria africana, Maria dalla Russia per studiare l’industria creativa Quelli di Christian, Alysa e Maria sono solo alcuni dei tanti modi di vivere l’esperienza del dottorato di ricerca in Università Cattolica. L'idea di applicare il concetto di business model per studiare le industrie creative è stato il risultato dell’analisi delle pubblicazioni, della valutazione della raccolta dati e di un po' di passione personale.
La Cyber Security è il mio mestiere
EmployAbility La Cyber Security è il mio mestiere Grazie alla laurea in Informatica conseguita alla facoltà di Scienze matematiche, Nicola Mutti è responsabile della sicurezza informatica dell’azienda italo-statunitense Cuebiq. L’azienda italoamericana - nata a Milano ma con quartier generale newyorchese - sviluppa infatti piattaforme in grado di trasformare una grande mole di dati in informazioni utili a brand, istituzioni e media agency desiderosi di individuare i comportamenti degli utenti, per sviluppare così strategie commerciali mirate. Nicola, cosa significa concretamente essere Responsabile della sicurezza informatica aziendale? «Attualmente gestisco un team formato da cinque persone – tre interne più due consulenti esterni – con cui mi occupo di proteggere i sistemi informatici dell’azienda dagli attacchi hacker. Per farlo agiamo proprio come farebbero questi ultimi, ma prima che lo facciano loro: in pratica si tratta di prevenire un’eventualità cercando di immaginare i punti deboli del sistema che potrebbero essere suscettibili di un attacco e tentando di entrare nel sistema con modalità non autorizzate. Tant’è che quello della cyber security è un ambito di cui si sente parlare sempre più spesso in vari ambiti, anche in virtù del fatto che la sicurezza di dati e sistemi sarà una necessità sempre più stringente sia per le istituzioni pubbliche che per le aziende private. In generale, durante il processo di rilascio di una tecnologia informatica si effettuano due diversi tipi di test: un test di carico e un test di security. Agli studenti che aspirano a lavorare nel tuo settore, cosa consigli? «Serve molto impegno, quindi consiglio di mettersi nell’ottica di studiare sempre e di intraprende questo percorso solo se l’ambito rappresenta una passione reale e non una scelta imposta.
Studenti in team per comunicare un brand
EmployAbility Studenti in team per comunicare un brand Gli allievi del corso “Communication management and branding” del Cimo hanno partecipato a una challenge che li sfidava a immaginare la comunicazione di Cera di Cupra per una platea di giovani, senza creare distonia nei clienti abituali. Un arricchimento per tutti gli stakeholder coinvolti che si traduce in effettive opportunità di placement per i ragazzi, partendo dai progetti da loro realizzati, e un processo di #EmployAbility frutto del consolidato connubio tra formazione e imprese. Ciccarelli”, all’interno del corso di “Communication management and branding” (all’interno di CIMO), con l’obiettivo di allargare il proprio target verso la Generation-Z. Un progetto reale, quindi, che si propone di indagare obiettivi strategicamente di impatto sull’azienda, e che si sviluppa in una relazione gomito a gomito tra i referenti aziendali - clienti - e gli studenti in team come se fossero all’interno di un’agenzia. Ciccarelli è una realtà fortemente legata al territorio, dove da tempo portiamo avanti un dialogo costante con enti e istituzioni e un particolare occhio di riguardo verso la valorizzazione dei giovani talenti attraverso esperienze sul campo - ha sottolineato Laura Pala , Brand Manager Farmaceutici dott. Gli studenti hanno lavorato con uno spirito da veri equilibristi del branding: individuare touchpoint, linguaggi e angolazioni di dialogo nuovi che risultassero attrattive per il nuovo consumatore ma non distoniche per il consumatore storico. Il team vincitore, composto da studenti provenienti da tutti i curricula del corso di studi ( Simona Coluccelli , Margherita Lontaro Baracchini , Silvia Macellari , Giulia Marras , Martina Santino ), si è cimentato in ricerche qualitative e quantitative per capire le abitudini di consumo del target.
Double degree, double dream. Ma la realtà ha il nome di Gucci
Dopodiché, grazie alle esperienze sviluppate durante le internship curriculari (di cui una di 6 mesi in DHL in Florida), lo scorso autunno ho iniziato la mia carriera professionale in Gucci a Milano, nel settore del Merchandising». Di che cosa ti occupi più precisamente? «Il lavoro nell’area del Merchandising per il prêt-à-porter maschile, che nell’ambito della moda si riferisce a quelle attività che, tramite analisi di vendita, di trend del mercato e di forti abilità interpersonali, influenzano lo sviluppo delle future collezioni prodotte dai designer. Il lavoro del merchandiser in un’azienda del calibro di Gucci è un molto dinamico: oltre al lavoro d’ufficio si aggiungono lunghi periodi trascorsi in show-room, dove i buyer regionali arrivano da tutto il mondo per effettuare una selezione personalizzata dei prodotti da presentare in ciascuno store. Inoltre, a poco a poco, sto anche imparando a padroneggiare il linguaggio della moda, a riconoscere i tessuti e gli stili, il che nel mio caso è stata una vera e propria novità». I primi due anni in Cattolica, infatti, sono stati d’estremo aiuto per maturare la consapevolezza che la competizione in ambienti educativi e lavorativi spinge oltre i propri limiti, mettendo alla prova la nostra determinazione a raggiungere gli obiettivi prefissati. Le mie sfide professionali al momento includono diversi progetti: dal capire quali sono le mie competenze principali e spostarmi verso un ruolo più stimolante, al dare sfogo alla mia curiosità e approfondire altri settori che mi appassionano». Che consiglio daresti a un giovane che sta per scegliere l’università? «Nonostante la scelta dell’università possa rivelarsi un momento stressante, credo che possa aiutare porsi una semplice domanda: che cosa mi appassiona? Ci sono infinite risposte e infinite soluzioni.
Quando la fisica entra nella City
Di cosa ti occupi attualmente e com'è la giornata tipo in qualità di direttore presso la sede di UBS? «Mi occupo di validazione di modelli di Algo-trading, ovvero trading algoritmico. Si tratta di algoritmi che decidono automaticamente come e quando investire in modo ottimale, investimenti che avvengono con una frequenza molto elevata – parliamo di molteplici operazioni nell'arco di un secondo - che non possono essere gestite da un essere umano. La definizione di ogni algoritmo si basa su diversi modelli matematici che interagiscono tra loro, sull'analisi di una grossa mole di dati e sulla conoscenza approfondita dei mercati. Per farlo gestisco e supervisiono un team che si occupa del controllo di tutto ciò, nel contempo cerco di capire se e quando l'algoritmo potrebbe sbagliare nel prendere una decisione, valutando pertanto i rischi annessi. Mi riferisco, in particolare, alla capacità di osservare i dati come risultati di esperimenti scientifici, cercando di operare un distinguo tra ciò che può essere rilevante e ciò che non lo è. Lo sviluppo di una forma mentis scientifica in grado di approcciare i problemi con il giusto rigore non è necessariamente sinonimo di precisione, ma permette di giungere a stimare di quanto si può sbagliare. Inoltre, a prescindere dall’argomento oggetto di studio – che oggi può essere l'intelligenza artificiale, domani potrà essere qualcosa d’altro - è importante sviluppare una mentalità critica e una profonda comprensione di ciò che si sta studiando.
Ripartire dal futuro
Tra i temi al centro delle kermesse live lo sviluppo di paradigmi adatti ai nuovi trend by Valentina Stefani | 23 settembre 2020 “ Protagonisti della ripartenza ”, questo il ‘claim’ che ha accompagnato l’edizione di settembre della #OpenWeekUnicatt Master &; Postlaurea che si è svolta dal 14 al 18 settembre sui canali social Unicatt. Nel mondo della formazione continua, executive, manageriale – come ha dichiarato Roberto Brambilla , direttore Formazione Postlaurea e Research Partnership dell’Università Cattolica - il ritorno alla normalità vedrà l’emergere e l'affermarsi di modelli, approcci e strumenti diversi da quelli tradizionalmente utilizzati. Cominciare a pensare che viviamo in un mondo di relazioni e interconnessioni, e che di questo ci dobbiamo prendere cura, è uno dei presupposti di chi fa formazione guardando al futuro». “Il lavoro che cambia: formarsi per le nuove professioni” è il titolo della tavola rotonda che ha aperto lunedì 14 settembre la settimana di appuntamenti. L’evento, che ha visto la partecipazione di quattro professioniste ed ex allieve di master dell’Ateneo, ha confermato il valore della formazione postlaurea nel connubio tra competenze acquisite in università e l’apporto diretto del mondo del lavoro. Come osservato da Mario Gatti , direttore della sede di Milano che ha moderato l’incontro: «Professionalità e dedizione rendono diversi e unici i nostri master dove insieme agli accademici insegnano i professionisti e entrambi tengono conto delle esigenze dei rispettivi mondi”. Che valore ha la formazione post laurea nel settore culturale? A questa domanda ha risposto l’ ultimo appuntamento di venerdì 18 settembre sul lavoro in ambito umanistico, dove c’è necessità di professionisti ma manca una valorizzazione delle eccellenze.