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Se la psicoterapia si fa a piedi e in bici

Psicologia Se la psicoterapia si fa a piedi e in bici Al via la terza edizione del progetto educativo per adolescenti in difficoltà, nato dalla sinergia tra il Laboratorio di Psicologia della Cattolica e la cooperativa sociale Area . Percorsi educativi ”, il progetto pedagogico ideato dalla cooperativa sociale Area Onlus in collaborazione con il Laboratorio di Psicologia dell’Università Cattolica , che quest’anno raddoppia e taglia con successo il traguardo della terza edizione. I due gruppi sono composti da una decina di adolescenti di sesso maschile, di età compresa tra i 16 e i 18 anni e diverse nazionalità, provenienti in larga parte dalla provincia bresciana ma anche da città limitrofe come Bergamo, Mantova e Cremona. Momenti di riflessione/terapia e di svago (come le attività di canyoning e arrampicata, possibili grazie alla presenza di una guida alpina) procedono parallelamente. Parole riprese da Silvia Butturini , responsabile per Area Onlus del settore inclusione: «Le regole sono poche ma importanti: il rispetto nei confronti del gruppo, niente alcool e sostanze stupefacenti, cellulari solo nei momenti di relax poiché è importante rimanere connessi col gruppo e godersi l’immersione nella natura». Sul contesto d’azione e sull’importanza di attività di questo tipo si è soffermata Giuliana Tondina , procuratore della Repubblica presso il Tribunale dei Minorenni di Brescia. Progetti come quello che presentiamo oggi hanno un grandissimo valore che risiede anche nella duttilità: lo strumento deve essere modulato sulla persona e contenere per ciascun ragazzo esperienze significative in grado di guidarlo verso la ricostruzione dell’immagine di sé come una persona capace, gradita e apprezzata dalla società.

 

Outdoor Therapy, perché modellizzarla

A spiegarlo sono Giancarlo Tamanza , direttore del Laboratorio di Psicologia della Cattolica e Gabriella Vincenzi , assistente sociale dell’USSM-Ufficio Servizio Sociale Minorenni del Tribunale dei Minorenni di Brescia, a poche settimane dalla fine della terza edizione di “A PIEDI E IN BICI. Il progetto educativo che abbina la fatica del cammino outdoor ad un percorso psicologico (non meno faticoso) sia individuale che gruppale, ha tagliato con successo il traguardo della terza edizione. Un fatto non scontato, considerato che si tratta di ragazzi inseriti in un percorso obbligato: il rischio è che “facciano i bravi” perché controllati ma poi oppongano molta resistenza nello scorgere il potenziale trasformativo. Vincenzi: «Parlare di risultanze ha inoltre a che fare con la soggettività dei ragazzi: spesso intrattengono rapporti conflittuali o distaccati con i genitori, ma dopo l’esperienza iniziano a sviluppare hobby a contatto con la natura e relazioni positive con gruppi di adulti. Il ché può rappresentare un vantaggio quando si ha a che fare con soggetti che non hanno volontà autonoma di chiedere aiuto, che accettano di affrontare il percorso obbligati dal fatto di essere sottoposti a procedimento penale. Da lì ha inizio un processo di “bonifica” dell’immagine di sé, che spesso coincide con l’immagine stereotipata che la società ha attribuito loro e che inibisce a priori la loro spinta alla relazione». Tamanza: «Ad oggi si tratta di un progetto soggetto a bando, l’ideale sarebbe che a farsene carico fosse un’unione di territori e comuni nel contesto di un piano di zona».

 
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