di Velania La Mendola

«Ogni volume è una battaglia, ogni titolo di un libro un programma, ogni nome d'autore un fratello, ogni collezione un orizzonte che si schiude e che invita a procedere innanzi impavidamente, coraggiosamente, arditamente». Così scriveva monsignor Francesco Olgiati parlando della casa editrice Vita e Pensiero, da lui fondata cento anni fa insieme a padre Agostino Gemelli, Ludovico Necchi e Armida Barelli.

Una “battaglia” culturale di cui danno conto alcuni numeri: più di 6.000 titoli, 331collane, 41 periodici, moltissime pagine da raccontare e una storia che riserva delle sorprese. Pochi sannoche il libro del romanziere Clive S. Lewis Lettere di Berlicche (ed. it. 1947) è dedicato a John Ronald Reuel Tolkien, allora sconosciuto in Italia, e a Francesco Olgiati, allora noto anche oltre Manica. Quel Francesco Olgiati, che ha firmato il primo libro Vita e Pensiero, Carlo Marx (1918) ed è curiosamente ricordato come amante dei gatti tanto da aver inventato i personaggi di Gnao e don Micio per parlare ai più giovani.

Ma tra i temi dei primi anni spicca anche l’impegno verso il mondo femminile: è del 1919 Il voto alle donne di monsignor Adriano Bernareggi, docente di Diritto ecclesiastico, che si esprime favorevolmente sulla questione allora delicatissima; nel ’21 Armida Barelli e Maria Sticco, docente di Lingua e letteratura italiana, fondano e dirigono la rivista pensata per la Gioventù Femminile «Fiamma Viva». 

Ma una rivista non basta, la Barelli vuole diffondere l’abitudine della lettura tra le donne, così nasce un filone dedicato a loro con biografie e storie femminili, come quella dell’attrice Lavallière, che da regina della Belle Époque divenne una religiosa, ma non solo. La Sticco è ua delle autrici più prolifiche e di successo: la biografia S. Francesco d’Assisi, vende più di 100 mila copie mentre il romanzo Il dovere e il sogno, che affronta i dilemmi delle donne, verrà riedito fino agli anni ’60.

Tra i grandi nomi dei politici spicca invece quello di John F. Kennedy. L’aneddoto è da raccontare: nel 1934 Amintore Fanfani pubblica Cattolicesimo e protestantesimo nella formazione storica del capitalismo che don Sturzo fa tradurre a Londra nel ’35. Nel ’42, quando Kennedy torna, ferito, dalla guerra, medita molto sulla piega da dare alla sua vita e si ritrova tra la mani questo libro. «In seguito a quella lettura» racconta lo stesso Fanfani «aveva deciso di dedicarsi alla politica». Epico è il racconto della convention democratica del 1956 a Chicago, quando Kennedy chiama con il megafono Fanfani, perché vuole conoscerlo di persona.

Un’altra pagina storica è quella della difesa della filosofia negli anni ’70: «Se ne teorizza la fine perché si sta perdendo il senso della filosofia. La mentalità tecnico-scientifica ci ha abituati a credere che sia valido solo ciò che è verificabile con l’esperienza […]. Contro queste tendenze, la presente Storia della filosofia antica vuole contribuire a recuperare il senso dello speculativo e mostrare come alcune categorie elaborate dal pensiero greco restino indispensabili per impostare qualsiasi problematica teologica». Sono le parole di Giovanni Reale a prefazione dell’opera in cinque volumi che vede la luce nel 1975 e avrà ben dieci edizioni e numerose ristampe e traduzioni. Un successo replicato con le collane “Metafisica e storia della metafisica”, fondata nel 1982 da Adriano Bausola e Virgilio Melchiorre, e “Temi metafisici e problemi del pensiero antico”, tuttora attive.

Tra i vari premi vinti nei tanti anni di attività, ne ricordiamo uno in ambito giornalistico, assegnato da Eugenio Montale a Guglielmo Zucconi per La macchina della verità, un libro che profetizza le fake news e mette in guardia i giornalisti, perché «ogni formazione politica deve tessere il proprio filo e chi più ne ha più tela offrirà al giudizio del pubblico. Ma compito dei mass media è quello di non ingarbugliare quel filo...». Un libro che nasce sulla scia dei fermenti negli studi sulla comunicazione di massa in Cattolica negli anni ’80, nella collana “Comunicazioni sociali” fondata da Gianfranco Bettetini e omonima della rivista oggi diretta da Chiara Giaccardi.

Tanti titoli dietro cui si nascondono molte storie, felici o ispiranti – come Segno di contraddizione di papa Giovanni Paolo II, allora cardinale Karol Wojtyla – o drammatiche, come quelle nate durante la guerra o in ricordo di studenti morti al fronte. Una storia lunga un secolo che continua con la consapevolezza di una responsabilità importante, quella di «partecipare attivamente e con consapevolezza ai processi storici in corso, non subendoli come eventi atmosferici, ma provando a orientarli in qualche modo», scrive l’editore Aurelio Mottola, una responsabilità «non solo nei confronti dei padri fondatori ma anche verso coloro che verranno dopo. È il modo più vero, ci sembra, di custodire il fuoco della tradizione». 

Una tradizione che continua e di cui si trasmette la memoria, grazie all’Archivio dell’editrice oggi riordinato e alla digitalizzazione di tutte le riviste (Filosofia Neo-Scolastica, Jus, Aevum, ecc.), a cominciare da Vita e Pensiero, già online e fruibile articolo per articolo dal 1914.