«Le sue aspirazioni e la sua storia personale lo collegano idealmente alla figura di Francesco Vito e in particolare all’idea di una economia al servizio dell’uomo che veda nell’elemento etico-civile il fondamento di ogni azione economica». È il passaggio chiave delle motivazioni con cui il consiglio di facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica ha deciso di conferire a Giovanni Bazoli, presidente emerito Intesa Sanpaolo il Premio internazionale intitolato all’economista cattolico Francesco Vito (1902 – 1968), rettore dell’Università Cattolica nei primi anni ‘60 e a lungo preside delle facoltà di Scienze politiche e di Economia.
La cerimonia per l’assegnazione del riconoscimento si terrà martedì 4 dicembre alle ore 11 nell’Aula Pio XI dello stesso Ateneo dove dal 1968 al 1983 il professor Bazoli ha insegnato Diritto amministrativo e Istituzioni di Diritto pubblico, sapendo coniugare la sua attività di docente col suo incarico ai più alti livelli del sistema bancario nazionale.
«Nei suoi ruoli non ha mai dimenticato di sottolineare la rilevanza di una fattiva collaborazione tra istituzioni, società ed economia in convinta aderenza ai principi della Costituzione Repubblicana che egli ha sempre difeso - si legge ancora nelle motivazioni -. Per questo ha sottolineato come cruciale l’orientamento al bene comune, principio cardine della Dottrina sociale della Chiesa, quale necessario presupposto dell’agire sia delle istituzioni, che dei soggetti sociali, che dei cittadini».
Per l’occasione il presidente emerito di Intesa Sanpaolo pronuncerà la Lectio Cathedrae Magistralis sul tema La globalizzazione, un’occasione perduta. All’evento, introdotto dai saluti istituzionali del rettore Franco Anelli e del preside di Scienze politiche e sociali Guido Merzoni, sarà presente anche Alberto Quadrio Curzio, emerito dell’Università Cattolica e presidente emerito dell’Accademia Nazionale dei Lincei, che terrà una relazione dal titolo: Francesco Vito, solidarietà e sviluppo.
Istituito nel 1998, il Premio Vito, negli anni passati, è stato attribuito tra gli altri, a Flavio Cotti, a monsignor Marcelo Sánchez Sorondo, al professor Antonio Maria Costa.