Il 4 febbraio erano tutte a Colonia alla Weiberfastnacht, la giornata femminile del Carnevale: per chiedere e regalare un bacio ai passanti, come vuole la tradizione. Ma soprattutto per non dimenticare quanto avvenuto a Capodanno lì e in altre città tedesche. Casalinghe e studentesse, manager e impiegate tedesche, ma non solo, si sono mobilitate nella città ormai diventata simbolo delle donne che non si fanno intimidire.
Quello che è accaduto un mese fa va considerato uno “sfregio” alla nostra cultura occidentale e alla nostra concezione della donna o è un evento solo occasionale? Tre intellettuali si confrontano sul nuovo numero del bimestrale Vita e Pensiero, la rivista di cultura e dibattito dell’Università Cattolica in uscita ai primi di marzo.
Secondo l’islamologo Paolo Branca in questa occasione sono entrati in gioco “reciproci pregiudizi e visioni distorte dell’altro, come in un recente articolo di Giovanni Sartori sul Corriere della sera”. Secondo il docente dell’Università Cattolica “l’equazione donna orientale=donna sottomessa ha il suo equivalente purtroppo in quella donna occidentale=donna disponibile”. Ma si tratta di due visioni errate, per cui sugli atti di violenza contro le donne commesse da giovani immigrati in Germania è sbagliato fare generalizzazioni.
Diverso il parere della storica Anna Foa: “Senza rimettere in discussione l’accoglienza, quanto accaduto è la punta di un iceberg troppo a lungo rimosso, quello della concezione della donna che predomina nel mondo musulmano, quella dell’oppressione della donna spesso presente nelle famiglie e nella società”. Allargando il discorso, la storica ebrea si domanda poi “se esiste nell’islam un movimento femminista. Esiste: in parte si uniforma ai modelli europei, in parte li rifiuta in nome di una strada autonoma, di un ritorno al Corano visto come propugnatore di una sorta di uguaglianza tra generi”. Una strada difficile ma possibile.
Infine, la poetessa Rosita Copioli definisce i fatti di Colonia “un crimine e uno stupro dalla fortissima valenza simbolica” e avanza una proposta: aggiungere nella Costituzione italiana, agli articoli 2 e 3, “l’obbligo di una giuramento al rispetto della donna e all’applicazione dei suoi diritti in ogni forma pubblica e privata”.
Insomma, un tema che farà discutere ancora a lungo.