Tra i tanti oggetti smart che è possibile comprare oggi esistono anche i vestiti intelligenti. In Italia possiamo vantare una delle aziende più all’avanguardia nel campo, che ha sede a Monza. Un’azienda, ComfTech (Comfortable Technology), guidata da una donna. A raccontarla in Università Cattolica è la Ceo Alessia Moltani, nell’ambito del ciclo di conferenze “Economia al femminile”.
«Tutta la storia di ComfTech è nata grazie a un neonatologo» ha raccontato la manager. «I classici sensori che aderivano alla pelle sono fastidiosi per noi adulti per i pochi giorni necessari, figuriamoci sull’epidermide delicata dei neonati prematuri che devono portarli per settimane e per mesi. Un neonatologo primario dell’ospedale di Lecco, anche lui spinto dalla voglia di innovare, stava cercando una soluzione che risolvesse questo problema».
In realtà, l’idea di creare abiti sensorizzati in grado di registrare le funzioni vitali della persona era già nata in ambito militare intorno al ‘98-‘99. L’obiettivo dell’esercito americano era quello di monitorare i soldati feriti per sapere se andare o meno a recuperarli, rischiando le vite degli altri uomini. L’esperimento non ebbe risultati brillanti sia per la contrarietà dei soldati che per le problematiche tecniche dei prodotti.
«Dal primissimo brevetto – ha dichiarato Moltani – siamo arrivati a essere una realtà ben più completa e in particolar modo, a fine 2018 abbiamo chiuso un grande investimento con Principia, un fondo italiano del mondo sanitario, per un valore di sette milioni di euro». La Ceo ringrazia le istituzioni, come la Regione Lombardia e la Comunità Europea, per il sostegno finanziario riservato attraverso i bandi: «Spesso si dice che non si fa mai abbastanza per le startup, però noi non ci possiamo lamentare».
Nelle parole della manager c’è la ragion d’essere di ComfTech: «Noi vogliamo portare il monitoraggio della persona nella quotidianità. Il nonno va con la nonna a fare la spesa e indossa la magliettina sensorizzata; sono in gravidanza e indosso il mio bellissimo body sensorizzato. Perché vogliamo mettere i sensori dappertutto? Perché nel nostro percorso abbiamo visto che ci sono tantissimi casi d’uso dove il monitoraggio dei parametri fisiologici è utilissimo alla persona per avere un feedback personale ed eventualmente rapportarsi poi al clinico della situazione». Tra i parametri rilevati dai vestiti ComfTech si annoverano: ECG, frequenza cardiaca, frequenza respiratoria e geo-localizzazione.
ComfTech è una delle poche aziende a produrre abiti sensorizzati: «Ci sono in giro per il mondo certificati come noi circa quattro concorrenti, forse cinque adesso, e in Europa siamo in due», ha rivelato Moltani, aggiungendo subito dopo che il design comunque li differenzia qualitativamente dagli altri.
Sono tantissimi gli ambiti di applicazione dei prodotti ComfTech: «Attualmente ci occupiamo di monitoraggio della gravidanza – ha fatto sapere la Ceo – anche mentre la donna gravida fa attività fisica e monitoraggio del neonato sia a casa ma soprattutto in ospedale. Facciamo monitoraggio del sonno, un progetto ancora in corso che dovrebbe finire a ottobre. Aging è il monitoraggio dell’adulto che va verso una certa età, su cui stiamo lavorando nel 2019».
Un ambito d’applicazione particolare riguarda i malati di autismo: «Sono stati dei terapisti collegati con l’università di Trento a contattarci» ha raccontato Moltani. «La loro idea era che i nostri prodotti potessero aiutarli nell’interpretazione delle emozioni del bambino».
Numerose sono poi le applicazioni in ambito sportivo: «Attualmente diamo i nostri sistemi di monitoraggio a delle squadre di calcio molto note – ha rivelato –. Un altro progetto è quello con la Magneti Marelli per i piloti di Formula 1, lì abbiamo dovuto rendere ignifughi i sensori. Lavoriamo, infine, per gli sport estremi, per lo yoga e per lo stand-up paddle».