La prima cosa che mi ha colpito appena arrivate al Cairo è stata la quantità di gente presente sulle strade, a piedi o sui mezzi, e le regole stradali assenti. Era quasi divertente, a tratti spaventoso, vedere come i vari driver conquistavano la precedenza in strada e come i pedoni attraversavano la strada, che ovviamente non avevano mai la precedenza e si buttavano in strada come se volessero sfidare i conducenti.
Dal finestrino del nostro pullmino osservavamo un mondo nuovo, pieno di gente solare, di bancarelle che vendevano di tutto di più, di bambini che andavano a scuola o passeggiavano con i loro amici, di macchine da cinque persone ma riempite da nove, street-food egiziani di kushari, shawerma e il buonissimo hawashi. E quando arriva il tramonto diventa tutto mozzafiato. Mille minareti illuminati dalla calda luce arancione del sole cairota.
La gente del Cairo è unica: ho conosciuto tantissime persone e tutte, dalla prima all’ultima sono state accoglienti e amichevoli. All’inizio i giorni sembravano non passare, ma poi ho conosciuto quelli che non erano solo dei professori, ma si sono rivelati anche degli amici, che ti sembra di conoscere da sempre. Capivano quando nulla era chiaro, quando eravamo disperse su una nuvola, quando c’era qualcosa che non andava.
Emad è una persona che ha il sole dentro e lo trasmette a tutte le persone che ha intorno. Usa tutto se stesso per insegnare la sua lingua a chi non la conosce, tutta la sua passione e intelligenza; usava parole semplici ma chiare, pochi giri di parole e molti esempi di vita quotidiana come il discorso di un ministro Viennese in arabo, cartoni animati semplici e conosciuti da tutti, e ci trasmetteva ogni giorno il suo amore per la vita e per i viaggi che vorrebbe fare e che ha promesso farà con noi.
Che dire di Nadia? È una ragazza molto forte, talmente forte da essere molto brava in Kung-fu, affettuosa, allegra e così solare che non poteva mai esistere un giorno triste se c’era lei nei paraggi. Ogni giorno, nelle pause tra una lezione e l’altra, ci portava qualche specialità egiziana. Noi la chiamavamo “mamma Nadia” perché ci sfamava e in cambio voleva, solo, mille foto con noi al giorno. La sento anche adesso tutti i giorni, dal buongiorno alla buonanotte, perché il rapporto che si è istaurato, sia con Nadia che con Emad, va oltre la distanza.
Il centro linguistico che ho frequentato è da consigliare a tutti gli interessati alla lingua araba: in un mese ho imparato davvero tantissime cose. Tra canzoni, calligrafia, cartoni è stato inevitabile lanciarsi e imparare a parlare in arabo senza timore di sbagliare. Tutto questo grazie anche a tutte le altre persone che vi lavoravano, come Doctor Fehr e i suoi colleghi o alla professoressa S. Bebawy, che ci ha accompagnato in questa bellissima esperienza.
Non sono mancate le uscite: un giorno abbiamo avuto l’occasione di visitare la bellissima Università del Cairo e di conoscere il Rettore. Come tutte le persone che ho conosciuto al Cairo è stato molto disponibile e abbiamo avuto l’opportunità di fare un’ora di lezione con lui in lingua araba.
Nei weekend abbiamo fatto gite, come la visita alle Piramidi di Giza e il giro sul cammello. Poi abbiamo visitato Alessandria, con il suo cielo limpido e il suo mare blu e la sua aria pulita. La biblioteca, nella sua immensità, contiene tantissime testimonianze storiche, libri, manoscritti, vasi, quadri. Un libro di storia aperto a tutti. E poi il bellissimo mare di Alessandria al tramonto: un sogno.
Nel terzo week-end abbiamo visitato la Cittadella Islamica e il mercato popolare. Tra i ricordi più belli, c’è un bambino, che ha passato tutta la giornata con noi accompagnato dalla madre e dal fratello, con un sorriso enorme, il bambino più felice del mondo; felice di accompagnarci a conoscere la sua cultura e la sua religione nella loro purezza e integrità.
Chiudo con un pensiero per le mie compagne di viaggio, un gruppo di 17 studentesse molto unito; mi sono divertita molto con loro tra viaggi in pullmino, tra i nostri amati pranzi da 0,60 €, tra le varie gite o le sere passate in hotel. Il ritorno è stato molto difficile e commovente. È stata davvero un’esperienza unica che rifarei milioni di volte, per poter rincontrare le stesse persone ogni volta. Ma come ci siamo promessi: non è un addio, ma un arrivederci.
Anna Tallon
* 21 anni, di Bregnano (Co), secondo anno del corso di laurea triennale in Scienze Linguistiche, profilo in Esperto linguistico d’impresa, facoltà di Scienze linguistiche e letterature straniere, campus di Milano