La camicia da ritirare in tintoria, i biscotti serviti per colazione durante i giorni di prigionia che erano gli stessi che era solito mangiare a casa sua, i pensieri per la famiglia e, in particolar modo, per il nipotino prediletto.
Non lo statista, non il politico o la fiera figura di Presidente della Democrazia Cristiana: è stato un Aldo Moro inedito, umano, e al limite dell’alienazione dettata dall’isolamento, quello raccontato e impersonato da Paolo Colombo, professore ordinario all’Università Cattolica di Milano, nel tardo pomeriggio del 10 maggio, in Università, nel corso della lezione aperta Clandestinità e prigionia: le lettere di Aldo Moro dal “carcere del popolo” e le voci delle BR.
Al suo fianco, sul palco dell’aula polifunzionale, Chiara Continisio, ricercatrice dell’ateneo milanese, nei panni di Anna Laura Braghetti, unica donna tra i carcerieri del Presidente della DC che per 55 giorni tennero in ostaggio Moro in uno stretto cunicolo scavato sotto il piccolo appartamento romano di via Montalcini 8.
Proprio quella della Braghetti fu una figura chiave nella vicenda: giovane (aveva 24 anni all’epoca dei fatti), incensurata e insospettabile, nel 1977 acquistò l’appartamento in cui visse insieme all’ostaggio e al suo apparente fidanzato, l'«ingegnere Luigi Altobelli» che in realtà nient’altro era che il brigatista Germano Maccari, esperto militante romano, e Prospero Gallinari, brigatista clandestino che, essendo già ricercato, rimase per tutti i giorni del rapimento chiuso dentro l'appartamento e funse da carceriere di Moro.
Colombo e Continisio hanno letto e commentato le memorie di Moro e della Braghetti, e ad emergere, insospettabilmente, è stata la dimensione più umana e quotidiana dell’esistenza dei due. All’agonia psicologica di Moro fa eco la soddisfazione allucinata di Braghetti che si dice soddisfatta del metodo con cui sta gestendo commissioni e faccende domestiche, senza destare il minimo sospetto in conoscenti e vicini di casa. Discreta, cordiale e riservata con tutti, Anna Laura Braghetti, puliva la casa, suddivideva le borse della spesa e la biancheria da portare in tintoria così che a nessuno potesse venire il sospetto che in quella casa vivessero ben più che in due persone.
“La dimensione umana che si coglie in questi scritti è fortissima – ha illustrato Colombo poco prima della lezione – c’è il dramma di un uomo, un politico importante, che di colpo si trova strappato alla propria via e ai propri affetti e sa di poter andare incontro alla morte; e c’è la decisione di una giovane donna di abbracciare la lotta armata e attuare una rivoluzione nell’Italia degli anni Settanta. Noi pensiamo sempre che la politica sia qualcosa di sganciato da sensazione e sentimenti…e invece oggi vedremo che non è così”.
Prima di dare inizio alla lezione il ricordo di Colombo e Cortinisio è andato ai cinque componenti della scorta di Moro, rimasti uccisi durante il sequestro: il Maresciallo dei Carabinieri Oreste Leonardi, l'appuntato Domenico Ricci, il Brigadiere Francesco Zizzi, l'agente Raffaele Jozzino e l'agente Giuliano Rivera.