Gli studenti di origine immigrata, ovvero coloro che ottengono ottimi risultati scolastici nonostante lo svantaggio della migrazione e del basso status socio-economico delle famiglie, sono una presenza comune dei sistemi formativi dello scenario locale, nazionale ed internazionale.
In che misura questi studenti sono in grado di trasformare lo svantaggio dell’immigrazione in un vantaggio educativo? Come questi giovani superano gli ostacoli e colgono le opportunità formative e sociali presenti nei contesti in cui vivono?
È nato per rispondere anche a questi interrogativi il progetto di ricerca Su.Per. - SUccesso nei PERcorsi formativi degli studenti di origine immigrata che riguarda proprio i percorsi di quegli alunni di origine straniera che ottengono ottimi risultati scolastici. Un tema, quest’ultimo, spesso trascurato dagli studiosi e dai policy-maker i quali appaiono maggiormente concentrati sui fallimenti e gli insuccessi di questa fetta di studenti.
Il progetto, che si è sviluppato dal 2017 al 2019, è stato promosso dal CIRMiB - il Centro Iniziative e Ricerche sulle Migrazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore della sede di Brescia, sotto la responsabilità scientifica di Mariagrazia Santagati, e ha potuto prendere corpo con il sostegno economico dell’Università Cattolica, che finanzierà anche un volume in corso di pubblicazione, della Fondazione Eulo, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Territoriale di Brescia.
“Lo studio sulle disuguaglianze etniche in istruzione osservate dal punto di vista di “chi ce la fa” ha coinvolto un gruppo di 65 studenti e studentesse di età compresa fra i 14 e 19 anni, di prima e seconda generazione, di 23 diverse cittadinanze e frequentanti 11 istituti di istruzione secondaria di secondo grado e centri di formazione professionale di Brescia e provincia” ha illustrato la prof.ssa Santagati.
Già, perché Brescia - come è stato sottolineato dai rappresentati di enti ed istituzioni del territorio intervenuti il 14 ottobre nell’ambito del convegno “Crescita inclusiva e successo formativo”- si configura come città pionieristica della buona integrazione, tra le prime in Italia ad aver subito le dinamiche legate ai flussi migratori in arrivo e ad aver conseguentemente messo a punto best pratices oggi presenti in molte scuole multiculturali italiane.
“Quello dell’inclusione è uno dei temi cruciali in un’ottica futura - ha fatto sapere il prorettore Mario Taccolini - Le dinamiche inclusive adottate dall’Ateneo sono testimonianza dell’innesto qualificato ed adeguato che l’Università deve avere nei confronti del territorio, un innesto che riguarda i settori sociale, professionale, ed educativo”.
Inclusione che passa anche attraverso una sinergia di forze e competenze tra enti territoriali, come ha notato il vice-presidente di AIB-Lavoro, Roberto Zini, affermando “All In è un progetto del sistema Brescia. Coinvolge il mondo economico, dei comuni, della provincia, della Diocesi e del terzo settore, dai servizi al volontariato”.
Storie che, come è stato ampiamente dimostrato, conoscono in molti casi esiti positivi. Talvolta frutto di una scelta, ha commentato il Preside della facoltà di Scienze della Formazione Luigi Pati: “Evoluzione delle telecomunicazioni e dei flussi migratori sono alla base del cambiamento della nostra società. Abbiamo due modi per affrontare tutto ciò: possiamo chiuderci oppure possiamo scegliere al via del confronto, attuando strategie di dialogo per trovare i punti di contatti tra noi e le nuove culture in arrivo”.
Utopia? “Tutt’altro - secondo Giuseppe Bonelli, dirigente Ufficio Scolastico Territoriale di Brescia - È una necessità, ed il sistema scolastico è da sempre terreno privilegiato di questo incontro”.
Durante il convegno non sono mancate le testimonianze di quei ragazzi - studenti, laureati e neolaurandi - che queste dinamiche di integrazione le hanno vissute sulle propria pelle, ed oggi, al termine dei loro studi in Scienze della formazione usano la proprio esperienza umana quale bagaglio esperienziale in più.
Le sorelle di origine marocchina Nora e Laila Khammich, Jurgen Lleshj, di origine albanese, e Sandra Aba Darko, nata in Ghana e giunta in Italia all’età di 6 mesi, raccontano: “l’incontro di culture diverse? È un arricchimento. La cosa fondamentale? La contaminazione positiva, tra visioni, pratiche, valori e punti di vista” raccontano (guarda le video interviste).