Fare business nel mondo di oggi esige un approccio cross-culturale e competenze linguistiche di altissimo livello, oltre che tecnologiche e legate alla conoscenza dei mercati. È quanto emerso nel corso del webinar-lezione aperta “Covid, imprese e international business. Nuove sfide, nuove competenze” promosso dalla facoltà di Scienze Linguistiche e letterature straniere, campus di Brescia, e moderato da Marco Grumo, docente di Economia Aziendale e co-coordinatore del Curriculum magistrale in Management e relazioni economiche internazionali, e Alessandro Ceriani, docente di Organizzazione e management delle imprese turistiche.
Già, perché se l’era segnata dal Covid-19 ha cambiato le regole del gioco a livello d’economia globale, il quadro che va delineandosi è quello per cui alla frenata dell’economia, alla perdita di competitività delle aziende delle nazioni maggiormente colpite dalla pandemia e al crollo verticale subito da alcuni settori come quello del petrolio, del turismo e automotive, va aumentando l’attenzione rispetto a tematiche che si prospettano fondamentali per l’economia del futuro: etiche e ambientali, l’importanza della tecnologia e dell’e-commerce.
Ne è convinto Claudio Tapparo, imprenditore, vce presidente di Unionmeccanica Brescia e membro del direttivo nazionale di Unionmeccanica Confapi, che nel suo intervento ha affrontato il tema delle trasformazioni e delle sfide che si prospettano per un nuovo slancio delle imprese metalmeccaniche. «Ambientale, sociale ed economico dovranno diventare i tre pilastri del processo produttivo di ogni impresa del settore», ha precisato Tapparo, la cui azienda opera nell’ambito della fusione di alluminio secondario, ovvero derivato non dalle miniere bensì da oggetti di scarto e riciclo, secondo un processo ad alta compatibilità ambientale. «Ora stiamo facendo i conti con gli effetti di una chiusura che, nel nostro caso, è durata dal 20 marzo al 24 aprile e che si traduce in riduzione di fatturato, complessità normativa e difficoltà nel reperimento di materie prime a causa del blocco dei trasporti, ma non v’è dubbio che il manifatturiero rimarrà il settore trinante dell’economia nazionale. Non a caso stiamo già assistendo al rientro in Italia/Europa di produzioni che erano state delocalizzate all’estero, specialmente in Oriente», ha concluso Tapparo.
Sui cambiamenti a livello tecnologico e di riorganizzazione delle risorse umane dettati dalla pandemia si è incentrato l’intervento “Emergenza Covid-19: opportunità e sviluppo delle imprese” tenuto da Paolo Lupoli, Weber Marketing System Italia e Consigliere delegato Phoenix Italia.
Secondo Lupoli, cambiamento spesso fa rima con opportunità. «Il Covid-19 è stato protagonista assoluto della trasformazione delle aziende in un’ottica digitale. In soli due mesi è cambiato quello che, di norma, sarebbe mutato in 2 anni. Molte di queste practices perdureranno: non si lavorerà più a progetti bensì ad obiettivi, non si ragionerà più in termini di foglio ore e l’ufficio avrà una funzione di aggregazione e non di luogo in cui recarsi quotidianamente».
Un esempio concreto e made in Brescia sul tema “Soluzioni tecnologiche anti covid 19: come le aziende e le attività commerciali si stanno attrezzando per il controllo e la sicurezza” è stato riportato da Alberto Albertini, docente alla Cattolica nonché responsabile dell'Innovazione e dello Scouting Tecnologico per l’azienda Antares Vision, leader nel settore della tracciabilità informatica in campo farmaceutico.
«In poco più di 15 giorni Antares Vision è stata in grado di creare il V-Portal Business, un portale di accesso dedicato al controllo del personale aziendale, munito di bluetooth per la lettura del badge e in grado di misurare la temperatura corporea di chi vi passa attraverso, verificare la presenza della mascherina sul volto, controllare le distanze e conteggiare la presenza del personale all’interno delle aziende. Il prodotto ha costi detraibili al 50% ed è munito di microfono per gestire a distanza le emergenze e le anomalie riscontrare, così da evitare il rischio di contagio tra persone».
Sul tema della logistica e del trasporto merci per via marittima nell’international business, si è infine soffermato Renato Causa, esperto del settore marittimo dell’Accademia Marina Mercantile di Genova con alle spalle 42 anni di esperienza all’interno delle compagnie di navigazione.
Causa ha evidenziato come, normalmente, i ¾ del movimento merci avvenga sull’asse direzionale occidente-far east, soprattutto per via del settore petrolifero. «Con l’avvento del Covid il rischio era quello di un’interruzione della catena della logistica, che tuttavia ha retto seppur con un movimento merci limitato ad una percentuale tra il 13% - nel peggiore dei casi - e il 32% - nel migliore - rispetto all’era pre-Covid. Il perché è presto spiegato: la flotta mondiale ha operato per le filiere alimentare a farmaceutica, mentre il grosso calo ha investito i settori manifatturiero, dei beni di consumo e dell’energia (ovvero del petrolio). Una diminuzione drastica quella riguardante quest’ultimo, con esiti mai visti nemmeno nelle crisi del 1929 e del 2008, e nemmeno con le crisi petrolifere degli anni Settanta». Eppure la ripresa del settore è all’orizzonte e guarda in direzione dell’automazione: «Le azioni di carico e scarico merci sono gestite da remoto tramite joystick, la componente umana c’è ma rimane a distanza, al posto di comando», ha precisato Causa.