Oltre all’ottimo posizionamento della facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali (terza nel settore delle università di medie dimensioni), Piacenza vanta un primato anche nel settore zootecnico.
In base alla classifica stilata dall’Anvur, la sede piacentina dell’Ateneo è prima in Italia nella valutazione della ricerca per il settore Animal Sciences, grazie alla qualità della ricerca e alla capacità di attrazione degli investimenti internazionali e nazionali, sia pubblici che privati.
Protagonista in questo caso è l’attività degli Istituti di Scienze degli alimenti e della Nutrizione e di Zootecnica, guidati dai professori Francesco Masoero e Paolo Ajmone Marsan. «È un risultato che arriva dalla scelta di puntare sulla qualità del team di giovani ricercatori che coordiniamo, al loro entusiasmo, al loro talento, alla loro capacità di intuire soluzioni nuove a problemi esistenti» affermano soddisfatti i due direttori, che coordinano progetti di ricerca capaci di abbracciare tutta la filiera delle produzioni animali, dalla qualità degli alimenti per il bestiame fino alla qualità dei cibi che finiscono sulle nostre tavole, a partire, per esempio, dal controllo della contaminazione di micotossine nei foraggi, che possono contaminare poi latte e formaggi.
«Da anni la nostra ricerca internazionale è diretta alla sostenibilità, alla qualità dei prodotti e all’impatto ambientale degli allevamenti zootecnici, con un’attenzione sempre altissima al benessere animale» spiega Ajmone Marsan. «L’attitudine alla ricerca interdisciplinare e l’ampia rete di collaborazioni con Istituzioni italiane e straniere sono gli altri nostri punti di forza».
Gli fa eco il professor Masoero, secondo cui «la ricerca non è più fatta ormai dal singolo ricercatore chiuso nel proprio laboratorio. Essa non può che porsi al servizio di un sistema integrato che includa anche il mondo della produzione, della distribuzione e, non ultimo, il consumatore».
«Monitoriamo il benessere animale utilizzando le più moderne tecnologie di zootecnica di precisione e di analisi metaboliche del loro stato fisiologico fino alla valutazione dei loro prodotti destinati all’uomo anche con esperimenti di nutrigenomica, per valutare la risposta dell’organismo umano agli alimenti che assume» ricorda il professor Masoero, ricordando lo studio degli alimenti a basso impatto glicemico e la ricerca sull’efficacia dei peptidi nel grana per la lotta all’ipertensione.
«Gli Istituti sono stati anche dei precursori nell’utilizzo della genomica per lo studio del genoma animale sia per l’identificazione di geni utili o dannosi per gli animali che per la caratterizzazione e la conservazione della biodiversità nel settore zootecnico» conlcude il professor Paolo Ajmone Marsan.