Dall’ispirazione cercata nella poesia di Dante fino alle canzoni di Gaber e Guccini, per arrivare alla selezione di artisti contemporanei, che danno forma nelle loro opere al desiderio. È il percorso che hanno seguito undici studenti dell’Ateneo che hanno ideato e curato la mostra “I wish. Giovani e desiderio. Itinerario di arte e spiritualità”, l’esposizione che sarà inaugurata martedì 31 ottobre in vari spazi aperti della sede di largo Gemelli a Milano.
All’invito rivolto dal Centro Pastorale e dalle docenti di Storia dell’arte Cecilia De Carli e Elena Di Raddo a tutte le tutte le associazioni studentesche, hanno risposto i ragazzi di BoulevArt, Unilab e Ateneo Studenti, coinvolti per la prima volta dall’inizio dell’ideazione e della progettazione della mostra.
Alla base del progetto, le parole di Papa Francesco contenute nella lettera di presentazione del Documento Preparatorio del prossimo Sinodo dei Vescovi dedicato ai giovani, chiamati a cambiare le cose, a costruire partendo dall’ascolto della propria voce, della propria sensibilità, della propria fede.
Gli studenti sono partiti dalla raccolta di testi letterari che li aiutassero a definire il desiderio: dal Canzoniere di Petrarca al Convivio di Dante, da Baudelaire alle canzoni di Gaber e Guccini, da Leopardi a Calvino, da Camus a Max Pezzali. I testi della storia della letteratura e della canzone, che hanno messo al centro della riflessione il desiderio, li hanno ispirati e aiutati a cercarne possibili traduzioni artistiche.
Il passo successivo è stato individuare gli artisti nel panorama contemporaneo: sia per confrontarsi sia per chiedere di esporre una propria opera o addirittura di crearne una ad hoc, in modo da costruire il percorso che si snoderà tra i chiostri, gli ambulacri e i corridoi di largo Gemelli dove quotidianamente gli studenti si incontrano, studiano, chiacchierano.
«Il dialogo tra i giovani e gli artisti è durato diversi mesi in un’ottica di confronto sulle diverse letture dei desideri, degli ideali e dei pensieri che ha permesso di creare testi critici dell’opera» spiega Alessandro Tonini, laureando magistrale della facoltà di Lettere.
Tra una ventina di proposte, sono state scelte nove opere e tutte interpretano i desideri dei giovani a confronto con una realtà complessa. Le installazioni (dipinti, fotografie, sculture) dialogano con i luoghi dell’università: l’opera di Elisa Leonini, i dipinti di Nicola Villa, le sculture di Marco La Rosa e i bassorilievi di Lorenzo Kamerlengo, le opere fotografiche di Sofia Bersanelli e Elena Canavese e, ancora, i quadri di Andrea Bruschi e Manuele Cerutti, fino all’opera dello streetartist Manu Invisible.
Un percorso che mette in dialogo artista, opera d’arte e spettatore con l’intento di partire dalla bellezza per suscitare emozioni e innalzare lo sguardo verso grandi sogni da concretizzare. «Un percorso che unisce l’arte alle riflessioni su temi esistenziali importanti», come sottolinea la professoressa Elena Di Raddo che ha supervisionato tutto il lavoro portato avanti dagli studenti in questi mesi.
Cosa abbia significato questa esperienza per i giovani che si sono cimentati per la prima volta nell’impresa di ideare, progettare e realizzare una mostra contattando personalmente anche gli artisti, lo spiega Angela Perletti all’ultimo anno della magistrale in Storia dell’arte: «Andare a fondo del tema, aiutati dalla ricerca letteraria è stata per noi un’occasione privilegiata di vedere con i compagni una unitarietà di fondo: ci siamo scoperti a 24 anni ad avere le stesse aspirazioni, le stesse tensioni degli altri coetanei e questo è emerso anche nel rapporto con gli artisti. E questo filo rosse emerge dall’insieme delle opere scelte».
I ragazzi non si sono sottratti alla necessità e al desiderio di comunicare il loro progetto. «Abbiamo creato una sorta di ufficio stampa» - afferma Andrea Padova, al secondo anno della laurea magistrale in Filologia moderna, che ha guidato il sottogruppo. «Abbiamo recuperato contatti di giornalisti, e aperto il sito www.iwishgiovaniedesiderio.it, oltre che i profili facebook e instagram».
Per Davide Amata, studente del secondo anno della laurea magistrale in Storia dell’arte, «il lavoro di questi mesi è stata una continua provocazione. Cimentarsi con il desiderio non è stato semplice, sono occorse umiltà e convinzione. L’arte può parlare e contribuisce a capire se stessi ma occorre una grande capacità di ascolto».