“Non ci sono discipline. Ci sono soltanto problemi e l’esigenza di risolverli”. Le parole di Karl Popper sono la bussola del nuovo corso intrapreso dal Centro Studi Federico Stella sulla Giustizia Penale (Csgp) che, dal 1° novembre, diventerà l’ottava Alta Scuola dell’Università Cattolica.
Un metodo di cui è stato precursore nel mondo penale Federico Stella, a cui è intitolata anche la nuova learning community. «Non bisogna limitarsi a un approccio interdisciplinare, che coinvolge diverse discipline accademiche – spiega il direttore Gabrio Forti, preside della facoltà di Giurisprudenza – ma si deve ascoltare, soprattutto, i problemi che gli operatori incontrano quotidianamente, per mettersi nei loro panni e trovare le soluzioni regolative più appropriate alla tutela degli interessi rilevanti, senza mai perdere di vista l’attenzione verso i più deboli. Daremo voce, quindi, a magistratura, avvocatura, imprese, vittime attuali e potenziali di illeciti».
Per questo motivo l’Alta Scuola Federico Stella sulla Giustizia penale (Asgp) rappresenta un unicum nel panorama italiano. Sarà un laboratorio di politica criminale, come è stato il Centro studi nei suoi dieci anni di attività, favorendo il dialogo e il confronto tra docenti e ricercatori italiani e stranieri, nonché tra qualificate realtà istituzionali, professionali e imprenditoriali per avanzare e coltivare proposte di riforma e monitorare la prassi applicativa in campo penale. «Uno dei grandi difetti della legislazione italiana - avverte il professor Forti - rispetto al quale abbiamo sempre cercato di remare contro, è quello di costruire norme astratte, cioè mancanti di confronto con la concretezza delle problematiche e dei soggetti coinvolti».
Una prospettiva imprescindibile per chi si occupa di giustizia penale. «Un ambito non certo settoriale o riservato a una singola disciplina, ma trasversale a molteplici ambiti, di tipo non solo giuridico ma anche gestionale, economico, amministrativo, sociale, culturale» osserva il professor Forti. «Non bisogna dunque pensare alla “giustizia penale” come a un argomento riservato solo a specialisti, a magistrati o avvocati penalisti, ma piuttosto a un vasto campo in cui si rispecchia la civiltà di un Paese: il modo in cui una società si confronta con il problema del carcere, come difende le garanzie processuali e i diritti della persona rivela molto sulla sua morale, religione, etica, psicologia collettiva».
Una dimostrazione effettiva è il ciclo di “Giustizia e Letteratura”, esempio emblematico della connessione profonda del giurista con i mondi della cultura. «Prima ancora del diritto, dico sempre alle matricole nella giornata di benvenuto, dovete diventare dei professionisti della parola, essere competenti nell’uso dei termini» fa notare il preside Forti. «Credo che la ricchezza espressiva nel percorso argomentativo del giurista giochi un ruolo fondamentale. Porre al centro della riflessione la giustizia penale, e non soltanto il “diritto penale” o le “scienze penalistiche”, nutrendosi dei contributi provenienti da ogni scienza, è una buona pratica che può recare un apporto alla soluzione dei problemi di convivenza “tra umani” coinvolti dalla domanda di giustizia».
L’Alta Scuola prosegue il cammino di ricerca intrapreso dal Csgp, nel corporate crimes, compliance, lotta alla criminalità organizzata, giustizia riparativa (Restorative Justice), responsabilità in campo sanitario e gestione del rischio clinico, analisi ed esperienze sul rapporto, nella formazione e nell’esercizio delle professioni giuridiche, tra diritto/giustizia e letteratura (Law and Literature). Come pure porterà avanti tutte le attività avviate in ambito formativo. Nello specifico, il corso di Perfezionamento in Anticorruzione e Trasparenza (Copat), realizzato sulla base di una importante Convenzione stipulata con l’Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac) e che vede la collaborazione in aula dei suoi componenti del direttivo (vedi box a lato). Oltre al corso di Alta formazione per Amministratori giudiziari di aziende e beni sequestrati e confiscati (Afag): queste figure, nominate a seguito di sequestro e confisca dei beni e delle aziende “inquinate” dalla criminalità organizzata, possono contribuire a spezzare il circuito delle infiltrazioni mafiose, impedendo che la criminalità colpisca imprese sane e competitive. E, last but non least, si è giunti, sull’onda di un successo crescente, alla VI edizione del Master di II livello in Diritto Penale dell’Impresa (MiDPI): si tratta di un insegnamento di alto profilo scientifico e di forte carattere interdisciplinare, che ha assunto una primaria rilevanza nel panorama nazionale. Grazie alla capacità di trasmettere qualificate abilità di analisi dei problemi del diritto penale dell’economia, in un contesto che mette in dialogo le novità normative e giurisprudenziali con le prassi degli operatori di mercato, il Master rappresenta una seria opportunità di studio e di crescita professionale che consente a tutti i partecipanti di sentirsi coinvolti come protagonisti.
Iniziative che, accanto ai due obiettivi fondamentali della formazione e della ricerca, rientrano nella terza missione dell’università e favoriscono l’applicazione diretta, la valorizzazione e l’impiego della conoscenza per contribuire allo sviluppo sociale, culturale ed economico della società.
Tutto ciò sarà reso possibile grazie a un team di quasi 20 persone tra professori, ricercatori e dottorandi, cui vanno ad aggiungersi circa 50 collaboratori esterni appartenenti al mondo della magistratura e dell’avvocatura. «Una cosa a cui tengo molto è l’assoluta indipendenza della nostra ricerca» conclude il professor Forti. «Chiaro che poi esistono prospettive e interessi diversi: l’avvocato ha una certa visione dei problemi, il magistrato ne ha un’altra, le imprese un’altra ancora. Ma è mettendo a confronto queste prospettive plurali che si può far avanzare anche l’analisi scientifica dei problemi».