Un grande progetto corale declinato a diversi livelli per costruire concretamente “Il bene comune a Milano”. Come ha sottolineato nell’introduzione il prorettore Antonella Sciarrone Alibrandi, è questo il senso del convegno che ha raccolto nella cripta dell’aula magna di largo Gemelli 1 vari soggetti coinvolti nell’impegno sotteso all’iniziativa promossa dalle facoltà di Scienze della formazione, di Economia e di Scienze politiche e sociali e dal dipartimento di Pedagogia.
Un progetto che, come afferma la professoressa Sciarrone, rientra a pieno titolo nella terza missione dell’Università Cattolica, ben sintetizzata dalla trilogia sull’educazione utilizzata da Papa Francesco: testa, mani, cuore.
Il carattere interdisciplinare del tema ha trovato una prima declinazione nella capacità di costruire alleanze. La promessa di alleanza di Dio all’uomo, come ha detto l’arcivescovo di Milano monsignor Mario Delpini nel suo saluto («Non siamo soli ad affrontare le sfide»), ma anche la costruzione di alleanze interne ed esterne suggerita dall’assessore alle Politiche sociali e abitative del Comune di Milano Gabriele Rabaiotti: alleanze interne alle istituzioni («una organizzazione molto verticale e chiusa di azione pubblica difficilmente riesce a parlare alla città») e alleanze esterne («trovare percorsi con cui per il bene comune si creano alleanze istituzionali ma anche minute, in grana fine, altrimenti la città si spacca»). Solo così, come ha detto l'assessore regionale alle politiche sociali, abitative e disabilità della Regione Lombardia Stefano Bolognini, «Milano è una comunità, una rete in cui tanti hanno e tanti restituiscono».
Quello che conta è che il bene comune non è un tema astratto, come ha spiegato la professoressa Marisa Musaio, docente di Pedagogia all’Università Cattolica e coordinatrice dell'evento. «E la coordinata chiave su cui lavorare è quella di periferia: i nostri operatori ci dicono che lì c’è un nuovo centro e che il bene comune diventa centrale soprattutto nel luogo che sembra periferico».
Lo ha dimostrato l’architetto Stefano Boeri, richiamando la grande lezione di Montini che a fine anni ’50 valorizzò le periferie con la costruzione di nuove chiese, parrocchie, spazi aggregativi. Secondo Boeri tre sono le possibilità per riprendere quell’immaginazione creativa oggi: le scuole aperte a tutte le ore del giorno, facendone veri luoghi d’incontro; il gioco, per valorizzare le pratiche del tempo libero, soprattutto per i giovani; la forestazione, perché prendersi cura dell'ambiente è un bene comune.
Ma lo dimostra anche il progetto “La citta intorno”, promosso dalla Fondazione Cariplo e presentato dal professor Davide Maggi. L’obiettivo è quello di accorciare le distanze con politiche di nudge, spinte gentili per innescare progetti virtuosi, stimoli che attivino diversi soggetti per avvicinare centro e periferia. Un progetto che prevede patti di collaborazione tra soggetti istituzionali, associazioni ma anche singoli cittadini, stimolando la capacità delle persone per «portare fuori capacitazioni».
Un lavoro di responsabilità sociale che coinvolge anche il mondo delle imprese, profit o non profit. Da segnalare l’iniziativa della Fondazione Ernesto Pellegrini Onlus, «sempre più intrinseche all’azienda Pellegrini Spa», come fa rilevare la vicepresidente Valentina Pellegrini. Un’impresa che, facendo leva sul suo business nel mondo della ristorazione, ha creato nel quartiere Giambellino il Ristorante Ruben, dove ogni sera si accolgono per la cena oltre 300 persone e famiglie segnalate dalla Caritas, secondo la regola dello spazio (accogliente), del tempo (rilassato), della scelta (fra tre menu), del conto (simbolico di un euro per una questione di dignità).
Molte altre iniziative di rigenerazione umana e sociale dimostrano che “bene comune”, oltre che una categoria politica che richiede programmazione, è molto più di una parola. È la strada per costruire a Milano, così come ovunque, “valore sociale e prossimità educativa”.