«La nostra società muta con rapidità e deve essere regolata da percorsi legislativi che viaggino alla stessa velocità. Per questo è necessario superare il bicameralismo perfetto e rendere il sistema più dinamico per rispondere alle richieste dei cittadini e dell’Unione Europea». Nella lezione aperta per gli studenti dell’Università Cattolica, il ministro per le Riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi ha spiegato nell’Aula magna di largo Gemelli il pacchetto di riforma delle istituzioni approvato in terza lettura al Senato il 20 gennaio scorso.
«Due Camere equivalenti non sono sinonimo di democrazia garantita, siamo l’unico Paese in Europa ad avere questa organizzazione. Il nuovo Senato non sarà un organo federale come il Bundesrat tedesco, ma terrà conto del numero di abitanti di ogni regione». Il ministro Boschi, dopo il saluto del rettore dell’Ateneo Franco Anelli, secondo cui la riforma non soltanto snellisce l'iter legislativo, ma redistribuisce le competenze tra i parlamentari, ha ripercorso la genesi delle riforme e evidenziato il loro valore storico: «Già nel 1948 il Presidente della Repubblica Enrico De Nicola volle istituire una Commissione parlamentare per definire meglio il ruolo del Senato. Negli anni sono state apportate modifiche di portata minima e nel 2001 si è arrivati alla riforma del Titolo Quinto. La nostra riforma costituzionale non è perfetta ma è la revisione più corposa della storia d’Italia».
È sulla delicatezza di questo momento della vita della Repubblica che Paolo Colombo, docente di Storia delle istituzioni politiche alla facoltà di Scienze politiche e sociali, ha improntato il proprio intervento legato alla Rivoluzione francese e alla nascita delle Carte Costituzionali moderne: «Per cambiare la Costituzione bisogna fare i conti con una procedura aggravata che, per essere avviata, necessita di condizioni politiche molto particolari. Dietro gli articoli ci sono simboli ai quali le componenti politiche difficilmente rinunciano». Collegandosi a questo concetto il ministro ha snocciolato i grandi numeri dell’iter del pacchetto tra Camera e Senato: 83 milioni di emendamenti presentati, 4.600 interventi in aula, 122 modifiche apportate.
«Se i cittadini premieranno il nostro impegno votando per le nostre proposte al referendum, saranno poi i regolamenti parlamentari a stabilire nel dettaglio quali saranno le competenze specifiche del nuovo Senato. Certo è che 20 statuti regionali diversi - ha risposto Boschi in merito ai dubbi espressi dal professore di Scienza delle finanze alla facoltà di Economia Massimo Bordignon - non facilitano una strategia comune a livello nazionale né tanto meno europeo. Avere una Camera rappresentativa delle istituzioni territoriali servirà anche a limare queste divergenze e favorire una governabilità più efficace». Bordignon, pur apprezzando l’impianto generale della riforma costituzionale, aveva parlato di occasione persa in merito a una riorganizzazione delle Regioni e degli enti locali.
Maria Elena Boschi si è infine soffermata sull’Italicum, la legge elettorale strettamente connessa alla riforma che entrerà in vigore da luglio: «È una legge elettorale che garantisce la vittoria a chi la merita. Potrebbe anche non essere il mio partito, ma questo è il bello della democrazia».