Dietro la disabilità si nasconde sempre una “buona notizia”.
A raccontarlo, all’Università Cattolica di Piacenza, nel corso di un evento promosso dalla Facoltà di Scienze della Formazione in occasione del suo ventennale, è stato Guido Marangoni, ingegnere, scrittore e attore, che ha visto la sua vita cambiare dopo l’arrivo di Anna, bimba con la sindrome di Down.
“Sono sempre di più i genitori che, anziché soccombere alla disabilità, diventano “attivatori” di iniziative, protagonisti di relazioni e modalità nuove di comunicare e di sensibilizzare gli altri verso un modo differente di confrontarsi con la disabilità”, dice la prof.ssa Marisa Musaio, Docente di Pedagogia delle relazioni educative della Cattolica, tra le promotrici, insieme alle prof.sse Elena Zanfroni e Alessandra Carenzio, di questo momento di riflessione pedagogica, in cui ci si è soffermati sulla capacità delle relazioni educative “di abbattere i muri del pregiudizio. E di come la narrazione, il racconto, che passa anche attraverso i media digitali, possano rivelarsi una risorsa per la famiglia e per la comunità”.
La storia di Guido Marangoni, della sua bambina Anna e della sua famiglia, rompe gli stereotipi, liberando dall’imbarazzo per un tema che si è soliti affrontare, anche ipocritamente, con toni e sguardi ammantati di commiserazione.
Lo fa prima con una pagina Facebook (con quasi 60.000 followers) e con un libro, Anna che sorride alla pioggia, premio selezione Bancarella 2018, dove scrive di sé e della sua famiglia con l’ironia e la profonda leggerezza che arriva al punto: quella di raccontare la potenza della fragilità.
«Da quando è arrivata Anna ho sentito l’esigenza di raccontare un punto di vista diverso della disabilità esplicita, che spesso viene confusa con la persona. Ho voluto iniziare questa narrazione con uno stile leggero, per raccontare la nostra storia da un punto di vista semplice e quotidiano», ha spiegato Marangoni. «I social sono uno strumento potentissimo, e con intelligenza e ironia si può efficacemente utilizzare per veicolare dei messaggi positivi. Oggi in realtà è la giornata mondiale di tutti, perché tutti noi abbiamo livelli più o meno evidenti di disabilità: ci hanno sempre insegnato a tenere nascoste le nostre fragilità, perché non sono potenti; ma potente è il fatto di poterle condividere e raccontare»