L’Unione Europea, spesso criticata per le sue lentezze e complessità istituzionali, sta conquistando nel XXI secolo una solidità così evidente da suggerire a tutti i Paesi membri l’intelligenza di non antagonizzarla. Infatti a loro e ai loro cittadini arrivano benefici che mai avrebbero potuto singolarmente avere. Anche nella pandemia, le Istituzioni europee hanno reagito bene con interventi rapidi, ma collocati in un quadro coerente di medio-lungo termine, disegnato dalla Commissione europea adattando il programma di mandato quinquennale della presidente Von der Leyen che, nei giorni scorsi, ha fatto un ulteriore passo avanti. L’Europa delinea ora un programma di sviluppo con investimenti e innovazione, ma con una chiara impronta sociale anche per ridurre le diseguaglianze acuite dalla crisi sanitaria.
Surebond ovvero Eurobond sociali. Lo dimostra con concreta evidenza la recente emissione “Surebond”, ovvero di una categoria di “Eurobond” finalizzata a scopi sociali che hanno una rilevanza grande non solo economica, ma anche etico-civile, per riaffermare il livello di civiltà della eurodemocrazia.
Lo scorso maggio l’Unione Europea ha messo a punto il meccanismo Sure finalizzato a contrastare gli effetti della disoccupazione creata dalla pandemia tramite ammortizzatori sociali nazionali. Il plafond stabilito per il Sure ammonta a 100 miliardi di euro e le prime due emissioni (per un totale di 17 miliardi) hanno visto la luce in questi giorni. Non si tratta di un’operazione a sé stante, infatti per portare a termine la raccolta fondi nei prossimi mesi ci saranno nuove emissioni Sure che proseguiranno anche nel 2021, data entro cui statutariamente è prevista la fine della raccolta dei fondi.
Il collocamento dei Surebond ha ottenuto un successo oltre le attese con una platea di investitori molto ampia ed eterogenea tra cui anche una non trascurabile porzione di banche centrali.
Il mercato ha risposto con forza a questa offerta della Ue con un record del portafoglio ordini combinato di 233 miliardi di euro (suddiviso tra 145 miliardi su 10 anni e 88 miliardi su 20 anni). Il più grande mai raccolto nella storia delle emissioni “Sovereign e Supranational”.
Queste emissioni vanno collocate in un più ampio quadro di iniziative dell’Europa che è destinata a diventare, con quelle connesse al Recovery Fund, il più grande emittente sovranazionale al mondo, con emissioni che possono arrivare ai 40 anni di durata previsti dal piano di rimborso definito dalla Commissione Europea con scadenza 2058.
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* professore emerito di Economia politica all’Università Cattolica, fondatore e attualmente presidente del Consiglio scientifico del Cranec (Centro di ricerche in Analisi economica), presidente emerito dell’Accademia Nazionale dei Lincei