L’alimentazione può aiutarci contro Covid-19? La risposta è affermativa, ma la questione è molto complessa e delicata. Da un lato non si devono sostenere false speranze, dall’altro lato si devono percorrere tutte le strade per contrastare questa pandemia. Per capire come e con quali benefici una di queste strade passi dalla nostra tavola. La sede di Cremona dell’Università Cattolica, con il contributo di Ircaf Centro di riferimento Agro-Alimentare Romeo ed Enrica Invernizzi, ha chiamato un gruppo di esperti di alto livello per approfondire, con rigore scientifico e taglio divulgativo, la concatenazione positiva tra alimentazione, equilibrio del microbiota intestinale e difese immunitarie. Sia in generale che, nello specifico, contro il Sars-Cov-2.
Di più, il panel di studiosi cercherà di comprendere gli atteggiamenti degli italiani su questi temi anche dal punto di vista psicologico. Alimentarsi bene, anche per favorire il sistema immunitario, significa compiere scelte, adottare comportamenti. Per questo la risposta scientifica, se vuole essere efficace, deve ascoltare le persone e dare loro risposte e consigli coinvolgenti.
Tutto ciò richiede un approccio multidisciplinare. Per questo venerdì 26 giugno, a partire dalle 11 su tutti i canali social della Università Cattolica, a discutere nel webinar Covid-19 a tavola: tra falsi miti e realtà scientifica. Cosa pensano gli italiani e cosa consigliano gli esperti ci saranno Walter Ricciardi, docente di Igiene alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e Consigliere scientifico del ministro della Salute per la pandemia da coronavirus; Guendalina Graffigna, psicologa dei consumi e direttore del Centro di ricerca EngageMinds Hub dell’Università Cattolica; Fabrizio Pregliasco, virologo all’Università di Milano e direttore sanitario dell’Istituto ortopedico Galeazzi; Andrea Ghiselli, nutrizionista e presidente della Sisa (Società italiana specialisti scienza dell’alimentazione), Vitaliano Fiorillo, economista e Direttore di Agri Lab - Romeo and Enrica Invernizzi Agribusiness Research Initiative presso Sda Bocconi, e Lorenzo Morelli, microbiologo e direttore del Dipartimento di scienze e tecnologie alimentari dell'Università Cattolica. Un panel nutrito che nella discussione sarà guidato da Federico Mereta, giornalista scientifico.
«La prevenzione oggi è fondamentale anche per evitare futuri nuovi focolai: un’accurata educazione dei cittadini è dunque un asset imprescindibile per garantire l’aderenza alle diverse misure comportamentali di contenimento del virus oltre che agli stili di vita idonei per prevenire le complicanze della malattia. Le condotte alimentari corrette sono essenziali per contribuire alla salute delle persone e da sempre costituiscono un’area importante su cui è necessario concentrare sforzi educativi e di sensibilizzazione della popolazione» sottolinea il professor Walter Ricciardi.
Oggi sappiamo che, in termini generali, la prognosi di Covid-19 è peggiore in chi soffre di patologie croniche, soprattutto a carico del cuore, o diabete e nelle persone in sovrappeso, spiega il professor Andrea Ghiselli. In particolare chi presenta una sindrome metabolica, condizione in cui all’ipertensione si uniscono iperglicemia e grasso addominale, oltre ad avere un maggiore rischio d’infiammazione può presentare deficit di specifiche vitamine, prima tra tutte la D. Ma bisogna fare attenzione, non occorre puntare sugli integratori quanto piuttosto sui canoni dell’alimentazione mediterranea, ovviamente nell’ambito di uno stile di vita sano che preveda una regolare attività fisica.
«Una cosa è la suscettibilità a sviluppare un'infezione virale sintomatica, un’altra è invece il potenziale di combattimento che si ha contro il virus: entrambi dipendo dallo stato di nutrizione/malnutrizione e quindi dall’immunocompetenza dell’individuo» aggiunge il professor Fabrizio Pregliasco. «In termini generali, migliore è lo stato nutrizionale dell'ospite, maggiore è la sua immunocompetenza, minore è la virulenza del Sars-Cov-2. Attenzione però a piani dietetici e prodotti specifici per l’alimentazione in tempo di coronavirus» sottolinea Pregliasco. «L’unica certezza è che il rischio di contrarre il Sars-Cov-2 non dipende dallo stato nutrizionale dell'individuo, ma dal grado di contatto con l'agente patogeno e quindi il distanziamento dalla persona infetta deve essere prioritario. La severità dell’infezione, invece, può dipendere anche dallo stato nutrizionale».
«Il 60% degli italiani ritiene che l’alimentazione possa essere una chiave per rafforzare le difese immunitarie contro Covid-19. Tuttavia il 33% non ha un’opinione, e quindi vorrebbe capire meglio. E c’è da aggiungere che quasi un terzo dei nostri connazionali ha dichiarato di aver consumato, nell’ultimo mese, “spesso o sempre” integratori alimentari per difendersi dall’epidemia». Così la professoressa Guendalina Graffigna rivela alcuni primi dati dello studio che il suo gruppo di ricerca ha completato in queste settimane e che alimenteranno il dibattito del webinar del 26 giugno. «È importante che la scienza dialoghi con i cittadini che sono consumatori e pazienti, proprio per adottare, a tavola e non solo a tavola, comportamenti positivi sia a livello individuale che sociale, evitando falsi miti».