«Proviamo a capire per quale motivo invecchiamo in modo così differente gli uni dagli altri e quali sono le conseguenze di tale eterogeneità sulla salute e sulla longevità delle persone». Davide Vetrano, 31 anni, medico geriatra laureato e specializzato alla facoltà di Medicina della sede di Roma dell’Università Cattolica, da più di due anni vive a Stoccolma, dove ha terminato la specializzazione e ha avuto l’opportunità di iniziare un dottorato di ricerca in epidemiologia.
Svolge la sua attività nel gruppo di ricerca della professoressa Laura Fratiglioni, all’Aging Research Center del Karolinska Institutet, un centro all’avanguardia dove più di 90 ricercatori dai background piú variegati studiano i segreti dell’invecchiamento.
Di cosa ti occupi? «Il mio specifico interesse verte sul ruolo giocato nel processo d’invecchiamento dalle malattie croniche, che come sappiamo negli anziani tendono ad accumularsi con importanti ripercussioni sull’autonomia e sulla qualità della vita».
Perché proprio al Karolinska Institutet? «Un periodo di formazione all’estero permette a chi fa ricerca di acquisire quel metodo, quell’internazionalità e quell’apertura mentale verso il nuovo che sono d’obbligo per condurre questa attività in maniera rigorosa e indipendente. Il Karolinska Institutet, con la sua multidisciplinarietà, multietnicità e antica tradizione, è il luogo perfetto per coltivare tutto questo. Non a caso si posiziona sesto nel mondo e terzo in Europa tra le più prestigiose università di medicina. Un ruolo non marginale nella mia scelta è stato infine giocato dalla convergenza di alcune linee di ricerca comuni tra l’ateneo romano e quello svedese».
Chi sostiene la tua attività di ricerca all’estero? «Il gruppo della Cattolica di cui faccio parte ha da sempre dimostrato grande propensione agli scambi internazionali e promosso la crescita dei più giovani. Da questo punto di vista il supporto incondizionato e la guida ricevuti dai professori Roberto Bernabei e Graziano Onder sono risultati decisivi».
Ora hai anche uno sponsor in più… «Quest’anno, al termine di una lunga selezione, la Fondazione Ermenegildo Zegna ha deciso di premiare il mio progetto con una delle sue prestigiose scholarship. Quella della fondazione Zegna è una mission molto precisa: agevolare il percorso di ricerca post-laurea all'estero di giovani italiani, favorendone poi il rientro in Italia al fine di apportare un contributo positivo al Paese. Sono molto grato alla Fondazione Zegna e onorato di essere stato ritenuto all’altezza di un tale riconoscimento. È rincuorante sapere che anche nel nostro Paese, non sempre incline a riconoscere il merito e a investire nei giovani, vi siano lungimiranti iniziative che antepongano il bene comune al profitto privato».
Com’è la vita in Svezia? «Inaspettatamente, anche un siciliano è in grado di adattarsi alle fredde latitudini scandinave e io ne sono la dimostrazione. Stoccolma, col dinamismo di una moderna città cosmopolita e hub culturale in incredibile evoluzione, ha reso naturale il mio processo di adattamento. L’elevata qualità della vita, l’efficienza di tutti i settori e una natura mozzafiato fanno da cornice a questi miei anni svedesi».
A quando il rientro? «Tra un paio d’anni arriverà il momento di tornare in Italia e una mia priorità sarà sicuramente quella di continuare a fare il medico. Ma il programma sarà anche quello di mettere a frutto quanto imparato durante questi anni, proseguendo con la mia attività di ricerca, ampliandola e mettendola al servizio della comunità».