di Gioia Franchellucci *
La mia esperienza come studentessa Exchange in Giordania è stata assolutamente positiva e stimolante. La University of Jordan è stata un’istituzione funzionale, l’ufficio internazionale accoglie e informa gli studenti internazionali in modo cordiale e esaustivo. Il corso di lingua incluso nel pacchetto Erasmus impegna cinque ore al giorno, l’insegnamento è totalmente impartito in arabo e le classi sono divise sulla base dei risultati del test iniziale.
Per quanto mi riguarda ho frequentato il quarto livello e la mia classe era composta da 15 studenti provenienti da altrettanti Paesi di tutto il mondo. Le lezioni prevedevano l’approfondimento di un argomento diverso ogni settimana – matrimonio, istituzioni statali, educazione, letteratura – e l’ultimo giorno di lezione della settimana ogni studente doveva preparare una presentazione dove spiegava come quel certo argomento si attuava alla sua nazione, questo ha permesso di arricchire il mio bagaglio culturale non solo del mondo arabo ma anche di tradizioni e istituzioni appartenenti ad altri continenti.
Avendo iniziato questa esperienza con un livello linguistico medio/basso, e una forte insicurezza riguardo le mie capacità, devo ammettere che l’impatto iniziale è stato forte e difficoltoso, ma la bravura della nostra insegnante giordana e la necessità di dover affrontare sfide quali una presentazione davanti alla classe totalmente in arabo hanno contribuito con il passare del tempo a farmi acquisire maggiore sicurezza, portandomi ad arricchire lessico e fluidità. Inoltre, ho apprezzato di questo corso le ore di ammiya giordana, fondamentale anche solo ad acquisire il lessico necessario a ordinare al ristorante o per indicare quale tipo di frutta si voglia acquistare al supermercato.
L’ambiente che si è creato nel centro linguistico ha permesso di stringere delle amicizie con le quali ho condiviso alcuni dei momenti più belli della mia vita. Nonostante la University of Jordan sia un campus enorme, da studenti stranieri è difficile passare inosservati: devo ammettere che inizialmente avere gli occhi di tutti puntanti addosso mi provocava soggezione, ma conoscendo meglio le persone del luogo ho compreso che quegli sguardi non erano altro che una profonda curiosità e voglia di conoscere. Non penso sia passata una sola settimana nell’università in cui io e le mie amiche del centro linguistico non siamo state fermate da ragazze e ragazzi giordani con la voglia di fare amicizia o organizzare qualcosa assieme.
I giordani sono un popolo estremamente generoso e il clima dentro l’università è positivo ed accogliente per chi vuole immergersi completamente nella cultura del posto. Nota molto positiva è stata anche la possibilità di discutere in maniera aperta e rispettosa con la nostra professoressa di lingua di questioni controverse quali la condizione femminile o l’estremismo religioso. Durante la mia permanenza ad Amman ho dovuto sfatare un altro stereotipo che aleggia attorno alle esperienze mediorientali, ovvero che la parte ludica sia inferiore rispetto ad altre destinazioni. Nulla di più sbagliato! Gli arabi amano fare festa, amano ballare e cantare, non è passato un solo fine settimana in cui non abbia avuto la possibilità di imparare dei passi di dabke, mentre mangiavamo shawarma e knafi. Nemmeno nel campo di Wadi Rum è stato possibile sottrarsi ad una danza.
Per ciò che riguarda Amman è una città di una bellezza particolare, dove antico e moderno, sacro e profano si mescolano in un connubio di colori su una tela di bianco crema, colore caratteristico di tutte le abitazioni della città. Ogni quartiere ha la sua particolarità, dal centro città con i mille bazar e i ristorantini al primo piano dei palazzi, alle lussuose ville di Abdun, ai mille pub e bar di Paris circle, luoghi diversi accomunati dalla stessa melodia del richiamo alla preghiera. Certo, non è sempre facile trattare con i tassisti, unico mezzo di trasporto della città e difficilmente capaci di parlare lingue diverse dall’arabo, ma anche in quel caso si può rimanere sorpresi da situazioni come quella di avere un autista beduino di Petra, che fa il tassista part-time e ti racconta la sua vita nel deserto mentre testa le tue capacità di slang e alla fine decide che la compagnia era bastata a pagare la corsa, lasciandoti al punto indicato senza chiedere nulla in cambio.
Oltre alla bellezza di Amman, la sua posizione centrale permette di viaggiare e scoprire nei weekend le bellezze del Paese. A nemmeno un’ora di macchina c’è il mar Morto dove è possibile passare la giornata nei resort sulla spiaggia o avventurarsi tra le gole di Wadi Mujib. A livello di patrimonio artistico sarebbe impossibile non parlare della prepotente bellezza del sito archeologico di Petra, un luogo dove più ci si addentra nella camminata più c’è l’impressione di tornare indietro nel tempo.
Altrettanto spettacolare è stato visitare Jerash, dove tra le rovine le più suggestive sono forse i due teatri romani perfettamente conservati, in cui è possibile entrare e camminare sulle gradinate. Con l’arrivo del caldo ho avuto anche la possibilità di passare un weekend ad Aqaba, dove per la prima volta nella mia vita mi sono immersa nella barriera corallina del Mar Rosso: milioni di pesci e di colori in un’acqua limpidissima, nella quale è inoltre possibile vedere sul fondo del mare un aereo militare e un carro armato.
Ed ultima ma non ultima, ad avermi rubato il cuore è stata la notte passata nel deserto di Wadi Rum. La tribù beduina ci ha accolto come se fossimo di famiglia, raccontandoci storie sul deserto e sulle migliaia di stelle che è possibile vedere la notte, mentre si sentono i coioti ululare in lontananza. L’alba che sale nelle dune rosse del deserto è un’immagine che difficilmente riuscirò a cancellare dai miei ricordi.
La Giordania non è solo un luogo spettacolare da visitare di una bellezza disarmante, ma è la casa di un popolo accogliente e generoso, di persone che alla mia partenza hanno detto: “puoi tornare quando vuoi, qui avrai sempre una famiglia”. Un viaggio che oltre ad aver arricchito la mia preparazione universitaria, ha acceso l’amore per una cultura regalandomi un bagaglio di esperienze di vita senza pari. Consiglierei a chiunque di prendere il coraggio di partire e vivere questa magnifica terra, come disse Pessoa, “Il viaggio sono i viaggiatori. Ciò che vediamo, non è ciò che vediamo ma ciò che siamo”.
* 23 anni, di Sant’Elpidio a Mare (Fm), terzo anno del corso di laurea in Scienze linguistiche per le relazioni internazionali, interfacoltà Scienze linguistiche e letterature straniere-Scienze politiche e sociali