Di Matteo Corti, Gabriele Della Morte, Enrico Maria Mancuso *
Dal Web 1.0 ai Social Network fino al cosiddetto Internet delle cose. L’uso della Rete, oltre a modificare le nostre abitudini quotidiane, ha aperto innumerevoli problemi che non di rado la letteratura scientifica qualifica in termini di «rivoluzione» senza precedenti. Questioni che richiedono nuove competenze in campo giuridico, toccando da vicino l’intera filiera della formazione e della conservazione dei dati, del trasferimento e dell’eventuale eliminazione dei diversi contenuti reperibili nel cyberspazio.
Con l’obiettivo di rispondere alle attuali sfide la facoltà di Giurisprudenza ha avviato per l’anno accademico 2018-2019 una nuova architettura della laurea triennale in Servizi Giuridici, con la finalità di migliorare il raccordo tra contesto produttivo e formazione post-laurea.
Dopo il primo biennio comune, sono stati introdotti quattro percorsi: Assistente legale, Esperto in scienze giuridiche per la pubblica amministrazione, Consulente del lavoro e delle relazioni sindacali, Responsabile della privacy. Lo studente potrà scegliere con l’iscrizione al terzo anno, purché immatricolato a partire dall’anno accademico 2016-2017.
Si tratta di profili studiati e suggeriti per sbocchi professionali già affermati o in fase di emersione, che possono idealmente completarsi con master e corsi di perfezionamento in parte già attivi all’interno dell’Ateneo. Tra gli insegnamenti caratterizzanti di nuova attivazione, che possono essere scelti come complementari anche dagli studenti iscritti alla laurea magistrale, si segnalano in particolare quelli riguardanti il Diritto della privacy, la Sicurezza dell’informazione e il Processo telematico.
Ma quali sono le ricadute, a livello giuridico, delle trasformazioni che attraversano la rete? Con il passaggio dal Web 1.0 al Web 2.0 si fa riferimento alla trasformazione della cosiddetta rete libera nella cosiddetta rete sociale rappresentata dai Social Network (Facebook, Twitter, Instagram, Linkedin, per citare quelli più utilizzati). Sullo sfondo di questo scenario si è poi compiuto il passaggio dal Web 2.0 al Web 3.0 dove l’accento è posto sulla diffusione dell’Internet of Things (Internet degli oggetti o delle cose). Con tale espressione ci si riferisce a quel sistema di comunicazione integrata attraverso il quale sono i medesimi oggetti – ad esempio gli smartphone, i navigatori – che, rendendosi riconoscibili attraverso delle specifiche tecnologie trasmettono informazioni riguardo se stessi al fine di ottenere, in cambio, altri dati (si pensi ai servizi di geolocalizzazione).
Le innumerevoli questioni prodotte da tali trasformazioni richiedono, pertanto, una pluralità di prospettive di analisi, riferibili al diritto pubblico (per la questione del diritto di accesso alla rete, rete come ‘bene comune’); al diritto privato (proprietà intellettuale); al diritto penale (violazioni e possibili rimedi); al diritto internazionale privato (individuazione della giurisdizione e della legge applicabile ecc.); al diritto internazionale pubblico (governance internazionale, rispetto degli standard internazionali di protezione dei diritti dell’uomo); al diritto del lavoro (impatto delle nuove tecnologie nel controllo e nell’esecuzione della prestazione).
* Docenti nella facoltà di Giurisprudenza, Università Cattolica del Sacro Cuore