Nell’86% dei casi i nati tra gli anni ’80 e il 2000 crede nell’investimento sostenibile.
Ma da una ricerca Consob emerge che gli italiani hanno una scarsa cultura finanziaria, soprattutto quando si parla di finanza per la sostenibilità.
Gli investitori italiani non hanno cultura finanziaria soprattutto se si parla di investimenti sostenibili: è il quadro desolante che emerge dalla rilevazione dell’Ufficio Studi di Consob condotta nel 2018-2019 su un campione di 100 famiglie investitrici e illustrata da Nadia Linciano al convegno Finance for sustainability, organizzato a Piacenza dalla Facoltà di Economia e Giurisprudenza dell’Università Cattolica lo scorso 19 e 20 giugno.
Il livello di conoscenza generalista del campione intervistato ha prodotto risposte corrette nel 59% dei casi, ma la situazione peggiora drasticamente quando si passa alla tematica dei rischi, a cui solo il 9% dei rispondenti risulta essere preparato.
“Una situazione drammatica per due ordini di motivi. – ha sottolineato Linciano – Prima di tutto perché l’investitore non è in grado di comprendere appieno ciò che gli viene proposto, manca cioè una sorta di autotutela. E poi questa ignoranza non permette all’investitore di cogliere il valore aggiunto che può essere generato dall’attività di consulenza”. Dal campione Consob emerge infatti che circa l’80% degli intervistati crede che la consulenza finanziaria sia gratuita e il 50% non è disposto a pagare per il servizio di consulenza. All’interno di questo scenario, oltre il 60% delle famiglie non ha mai sentito parlare di investimenti socialmente responsabili anche se circa un terzo di essi sarebbero interessati ad approfondire questa tematica
Eppure in Europa i primi fondi sostenibili sono apparsi ormai 30 anni fa, come delineato dal Presidente del Centro studi e ricerche di Itinerari previdenziali Alberto Brambilla che ha illustrato le principali tappe dello sviluppo della finanza sostenibile. “A livello globale – spiega Brambilla – l’investimento SRI (investimento Sostenibile e responsabile) oggi cuba 30,7 mila miliardi di dollari (il 34% in più rispetto al 2016) e a livello europeo, con 14 mila miliardi di dollari, rappresenta oggi il 48,8% degli asset gestiti.” Questi dati testimoniano che l’investimento socialmente responsabile non è più una moda e alcuni dati oggettivi lo dimostrano. Secondo quanto presentato da Carmen Nuzzo, Head of fixed income di PRI, la percentuale dei baby boomers (i nati fra il 1949 e il 1967) che ritiene che oggi investire in maniera sostenibile sia più importante rispetto a 5 anni fa, è pari al 67%; fra la Generazione X (ovvero i nati fra il 1978 e il 1982) la percentuale sale al 79% mentre fra i Millennials si arriva all’86% .
Ma l’affondo sul mercato italiano curato dal Segretario generale del Forum per la Finanza sostenibile Francesco Bicciato, ci dice che la strada da percorrere è ancora lunga, se oltre l’80% degli investitori intervistati ha dichiarato che il tema della sostenibilità è importante ma non entra nel loro portafoglio investimenti perché (secondo il 58% degli intervistati) non hanno mai ricevuto in proposta prodotti costruiti in tale ottica.
“Per noi accademici – spiegano Andrea Lippi e Simone Rossi, docenti di Economia degli Intermediari Finanziari presso la sede piacentina – il tema della finanza per la sostenibilità è estremamente importante per cercare di valutare e comprendere gli impatti reali delle decisioni di investimento degli asset managers, per individuare nuove opportunità di sbocco professionale per i nostri studenti e aggiornare i contenuti dei nostri percorsi di laurea al contesto evolutivo contemporaneo.”
Piacenza