Them and us. È il titolo dell’azione performance progettata dall’artista di origine polacca, ma operante da anni negli Stati Uniti, Krzystof Wodiczko, che è stata esposta nell’area del Teatro Burri di Parco del Sempione, in occasione della Milano Photo Week, il 6, 7 e 8 giugno.
Secondo la sua poetica, rivolta a presentare temi di grande rilevanza, come la difesa dei diritti, la convivenza sociale e la rappresentanza, in forme che tengono conto delle più avanzate possibilità tecnologiche, Wodiczko ha proposto un’azione svolta attraverso droni, che sostando sopra le teste degli osservatori, trasmettono storie di vita di immigrati raccolte presso ospiti e frequentanti della Casa della Carità di Milano.
Nel segno di una riflessione sul carattere dell’iniziativa e sull’argomento al centro dell’attenzione, l’Università Cattolica ha ospitato sabato 8 giugno una conversazione con lo stesso Wodiczko.
L’incontro è stato promosso dal master in Arts Management dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che intende formare persone in grado di promuovere forme di gestione e valorizzazione dell’arte nelle sue varie forme e attraverso i diversi canali in cui ciò avviene.
All’iniziativa hanno preso parte la curatrice del progetto, Micaela Martegani, laureata in Cattolica e fondatrice e direttrice di More Art, associazione di New York operante nel settore dell’arte pubblica; Gabi Scardi, direttrice artistica del programma nctm e l’arte, che ha sostenuto il progetto; il professor Bruno Milone, docente di Migrazione e interventi per l'integrazione e la sicurezza a Unimed-Ciels - Scuola superiore universitaria per mediatori linguistici di Milano e Bologna ; don Virginio Colmegna, fondatore della Casa della Carità; il professor Francesco Tedeschi, docente di Storia dell’arte contemporanea dell’Università Cattolica.
Al centro dell’attenzione sono stati quindi da una parte i caratteri e i significati delle operazioni di arte pubblica, che vanno a toccare gli spazi e i luoghi della socialità, e dall’altra le sollecitazioni a un’attenzione per le reali condizioni delle persone che si trovano a vivere in luoghi che le ospitano, le accolgono e a volte le respingono, senza una reale conoscenza e comprensione della loro individualità.
Krzystof Wodiczko, nato a Varsavia nel 1943, docente nella Harvard Graduate School of Design di Cambridge, Massachusetts, definisce da sempre la propria attività in termini di partecipazione alla vita pubblica. L’artista si è sempre focalizzato sui nodi centrali della vita sociale, impegnandosi a rendere manifeste vite e storie altrimenti taciute. Già i suoi primi cicli di opere, “Strumenti” e “Veicoli”, davano forma a una visione critico-utopistica, che partiva da una puntuale osservazione della realtà.
Dagli anni Ottanta Wodiczko ha cominciato a coniugare l’attenzione verso situazioni di emarginazione con l’utilizzo delle nuove tecnologie. In molti casi la sua attenzione si è concentrata su edifici e monumenti di cui ha riletto la portata storica, per trasformarli in luoghi di incontro e di dialogo. Questi interventi si sono esplicitati attraverso la proiezione su edifici di video e immagini che ne invertono il significato, andando a problematizzare il significato dei monumenti, per smascherarne la retorica e, nello stesso tempo, dare voce e volto a presenze trascurate.