Il numero di casi di contagiati da Covid-19 è più che raddoppiato nel periodo che va dal 25 agosto al 22 settembre rispetto ai 30 giorni precedenti: nella maggior parte delle regioni italiane l’indice di prevalenza derivante dal confronto negli ultimi mesi (25 luglio – 23 agosto e 24 agosto – 22 settembre) è raddoppiato (passando da 43 a 99 casi su 100.000 abitanti). La differenza più significativa riguarda la Puglia, la Campania, la Liguria e la P.A di Trento. È quanto emerge dalla 21ma puntata dell’Instant Report Covid-19, una iniziativa dell’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari (ALTEMS) dell’Università Cattolica di confronto sistematico dell’andamento della diffusione del Sars-COV-2 a livello nazionale.
«Con il passaggio della stagione estiva, si è registrato un aumento notevole nell’incidenza e nella prevalenza dei casi – afferma il professor Gianfranco Damiani, docente di Igiene all’Università Cattolica, campus di Roma -: nel giro di due mesi, la prevalenza di periodo su 30 giorni a livello nazionale è passata da 43 a 99 casi su 100.000 abitanti. In parallelo, si è osservato un incremento del numero dei pazienti ospedalizzati, passato da meno di 800 alla fine di luglio ai circa 2.900 attuali. Questi numeri, pur per ora meno preoccupanti dei dati proveniente da altri Paesi europei, evidenziano la necessità di continuare a rispettare misure di contenimento e i protocolli di sicurezza e a operare un’attenta sorveglianza epidemiologica».
Quadro epidemiologico. I dati (al 22 settembre) mostrano che la percentuale di casi attualmente positivi (n = 45.489) sulla popolazione nazionale è pari allo 0,08% (in crescita rispetto ai dati del 15/09). La percentuale di casi (n= 300.897) sulla popolazione italiana è in sensibile aumento, passando dallo 0,48% allo 0,50% (questa percentuale risultava stabile al 40% nel periodo di analisi dei dati dal 30/06 ai dati del 14/07).
Il primato per la prevalenza periodale sulla popolazione si registra nella P.A. di Trento (1,06%) e in Lombardia (1,04%), seguita da Valle d’Aosta (1,02%) ma è in Sardegna (0,11%), Lazio (0,10%), Emilia-Romagna (0,10%), Liguria (0,10%) e PA Trento (0,10%) che oggi abbiamo la maggiore prevalenza puntuale di positivi, con valori in leggero aumento nelle altre regioni, e con una media nazionale pari a 0,08% (anch’essa in crescita rispetto ai dati del 15/09). In termini di monitoraggio della prevalenza settimanale (15/9/2020 – 22/9/2020) si registra un tasso di prevalenza rispetto alla popolazione residente più elevato rispetto alla media nazionale in diverse Regioni (prevalentemente del Nord). Tra le Regioni del centro il Lazio registra un valore dello 0,11%. La prevalenza nell’ultima settimana registrata nel contesto nazionale è pari a 0,08%.
Tamponi diagnostici. Per quanto riguarda la ricerca del virus attraverso i tamponi, il trend nazionale sul tasso dei tamponi effettuati (per 1000 abitanti) persiste in diminuzione ed è pari a 8,82 (la scorsa settimana era pari a 9,62 tamponi per 1000 abitanti e quella ancora precedente era quasi 11). Relativamente al tasso settimanale di nuovi tamponi, i valori più alti di tamponamento vengono registrati nelle regioni del nord (Veneto, PA di Bolzano e PA di Trento). Il valore più basso viene registrato nella Regione Calabria (4,74).
Modalità di identificazione dei nuovi casi.
La Protezione Civile a partire dal 25 giugno fornisce quotidianamente nuovi dati sulla modalità di identificazione dei nuovi casi: da sospetto diagnostico e da attività di screening. La combinazione di tali indicatori potrebbe consentire di descrivere l'apporto che le attività di screening stanno dando nell'individuazione del bacino di residenti attualmente positivi, nonché di meglio caratterizzare i modelli adottati nelle diverse Regioni per la ricerca dei casi in generale. Nella maggior parte delle Regioni solo una minoranza dei casi accertati di COVID-19 risulta diagnosticata a partire dai test di screening. La Puglia registra il valore più basso nella percentuale di casi totali diagnosticati a partire dal sospetto clinico (32%). Nella maggior parte delle Regioni la quasi totalità dei casi accertati di COVID-19 risulta diagnosticata a partire dal sospetto clinico. Dal report #21, si introduce una nuova analisi che monitora i nuovi casi da sospetto clinico/casi totali & i nuovi casi da screening/casi totali. Tra la gran parte delle Regioni solo una minoranza dei casi accertati di COVID-19 risulta diagnosticata a partire dai test di screening. Nella maggior parte delle Regioni la quasi totalità dei nuovi casi accertati di COVID-19 risulta diagnosticata a partire dal sospetto clinico ad eccezione delle Marche e della P.A. di Bolzano.
«Circa i dati pubblicati quotidianamente – sottolinea il professor Damiani - in riferimento al numero di “casi testati”, si segnala una oggettiva difficoltà nel distinguere i soggetti sottoposti al test diagnostico una sola volta, per avere un’idea di quanta della popolazione di un territorio sia mai stata indagata per l’infezione, da quelli che invece sono stati sottoposti più volte al test, tra i quali senza dubbio ci sono gli operatori sanitari. La questione meriterebbe probabilmente una riflessione e un approfondimento sulle fonti dei dati».
Ricoveri. In riferimento ai ricoveri, Il Friuli-Venezia Giulia rappresenta la regione che attualmente registra il rapporto più elevato tra ricoverati in terapia intensiva sui ricoverati totali (19%) seguita dalla Sardegna (17,95%). In media, in Italia, l’8,4% dei ricoverati per COVID-19 ricorre al setting assistenziale della terapia intensiva.
Soluzioni digitali. Dopo il primo periodo di emergenza, è continuata la crescita delle iniziative di telemedicina dedicate all’assistenza dei pazienti non Covid. Dall’inizio di giugno il panorama è stabile. A livello regionale sono in corso iniziative per la formalizzazione delle modalità di erogazione delle prestazioni in telemedicina, ad integrazione di quanto definito nelle «Linee Guida Nazionali» definite dal Ministero nel 2014 e recepite dalla Conferenza Stato-Regioni il 25-02-2014. Le regioni che hanno avviato questi processi deliberativi (Abruzzo, Emilia-Romagna, Lazio, Lombardia, Piemonte, PA Bolzano, PA Trento, Piemonte, Puglia, Sardegna, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta e Veneto) prevedono dei piani complessivi per l’avvio della telemedicina in modo organico.