di Francesca Pasquali *
Quando parti per un viaggio preferisco non rispondere a chi mi domanda quali siano le mie aspettative. Soprattutto quando sei in partenza per una terra come l’Africa. Le aspettative forse sono più quelle degli altri che tue. Io posso solo dire cosa ho trovato a Shire, in Etiopia..
Per prima cosa, persone: comuni, semplici, autentiche, con le loro storie e le loro vite “disastrate”, come forse potremmo definirle noi. Persone che non ci pensano due volte a rivolgerti un sorriso e un saluto, i medici della clinica del compound che cercano di rubarti sempre qualche attimo per chiacchierare, la ragazza che segue i social cases che ride e scherza come se foste sorelle, mentre ti fa girare con lei la città. E ancora: i bambini che giocano per strada con una corda o un pallone, che utilizzano una pozzanghera come piscina, fratelli minori sulle spalle dei maggiori, la signora delle pulizie della scuola che ti parla in tigrinyo e, anche se tu non capisci, è contenta così.
Ho trovato una nuova famiglia: perché di famiglia e di casa si deve parlare se con la mente si ritorna ai pasti insieme intorno al tavolo con le Sisters, al momento di lavaggi dei piatti con tre bacinelle e asciugamani diversi, al Degree party per Sr. Christine o al compleanno di Marta, ai dolci preparati da Sr. Aline perché “you are always very happy when I cook the cakes”.
Trovare uno spazio così accogliente, sereno, leggero e a tratti decisamente spassoso è stata una piacevole sorpresa: ricordo che dopo qualche giorno ci siamo guardate e ci siamo dette: “Ci sembra di essere qua da una vita, sembra di fare qualcosa che abbiamo già fatto mille volte”.
Ho trovato un luogo a me tanto familiare e al tempo stesso tanto diverso da quel che conoscevo: la scuola. Mi sono scontrata con una realtà che credevo di conoscere, grazie ai miei studi, ma che in realtà si è rivelata completamente differente dalla mia idea di scuola. Questo mi ha permesso di apprezzarla di più, di rivalutare il valore della mia formazione, ma, soprattutto mi ha consentito di attivare una riflessione sul mio futuro lavoro che va decisamente oltre quello che ho studiato in questi anni. Trovarsi a dover progettare un piccolo corso di formazione per le insegnanti del kindergarten della missione, ha mobilitato tutte le competenze e le conoscenze apprese in questi anni in università e tutte le risorse a mia disposizione.
Sicuramente nulla di questo poteva rientrare nelle fatidiche aspettative, perché semplicemente sono cose troppo diverse da quelle che viviamo per potercele realmente aspettare e, ovviamente, c’è stato molto più di questo.
Avere la possibilità di fare questa esperienza è stata una splendida opportunità e una grande benedizione, come direbbero le nostre Sisters, sono sicura che quello che ho visto e vissuto mi accompagneranno per tutta la mia vita e mi aiuteranno ad avere sempre uno sguardo aperto e nuovo se quello che mi circonda.
* 22 anni, di Brescia, quarto anno del corso di laurea in Scienze della formazione primaria, facoltà di Scienze della formazione, campus di Brescia