«L’istituzione accademica rappresenta per il territorio un’enorme occasione nel momento in cui essa si inserisce fecondamente nel territorio e si apre ad esso, al contesto umano e sociale in cui è calata, sentendo la responsabilità di trasmettere conoscenza alla comunità cui appartiene, per contribuire alla sua crescita». Con queste parole monsignor Stefano Russo, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, ha aperto i lavori della tavola rotonda “Terza Missione all’opera: esperienze e prospettive” che conclude oggi l’annuale seminario dei docenti di Teologia e degli assistenti pastorali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, iniziato lunedì 9 settembre nel Salone degli Stemmi (Episcopio di Matera) nell’ambito delle attività di “Università Cattolica incontra Matera 2019”. «In questi giorni abbiamo vissuto e condiviso molte idee che aprono scenari che ci consentono di essere davvero espressione di una Chiesa “in uscita missionaria”, in dialogo col mondo», ha sostenuto l’assistente ecclesiastico generale monsignor Claudio Giuliodori.
La Terza Missione dell’Università: cultura, società, futuro. Pensare e vivere l’Università Cattolica in “uscita missionaria” (Christus Vivit 222), questo il titolo dell’iniziativa, promossa dal Collegio dei docenti di Teologia, dal Centro pastorale dell’Ateneo e dall’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori. «È bello che di questo tema si rifletta nell’incontro dei docenti di teologia e assistenti pastorali, che svolgono un ruolo basilare nel nostro Ateneo, e che questo incontro si tenga proprio a Matera dove quest'anno abbiamo organizzato tanti eventi costruendo relazioni e progetti in un legame proficuo fra Università e territorio», ha detto Antonella Sciarrone Alibrandi, pro rettore dell’Università Cattolica e presidente Educatt, coordinando il dibattito assieme al docente di Teologia don Paolo Bonini. «La Terza Missione è una scoperta recente, ma è propria nell’identità della nostra Università per la quale il fine ultimo è “guardare fuori” in stretta relazione fra mondo accademico e società», ha aggiunto il pro rettore Sciarrone.
Per monsignor Russo è proprio dall’identità, costruita in buona parte nel «momento formativo-educativo», che deve prendere il via la «prospettiva di un’università in cerca di una rinnovata funzione sociale». Per questa ragione, ha aggiunto il segretario della Cei, «credo che se oggi riuscissimo a tornare a una ricetta antica, quella della centralità della persona nella comunità, principio che trova il suo fondamento nell’umanesimo e nel personalismo cristiano, saremmo meglio in grado di dare una direzione e una qualificazione precisa alla Terza Missione dell’università». Questo perché «la nostra epoca sta vivendo una fortissima transizione culturale, che si può esprimere anche come uno scontro frontale tra due logiche. La prima ha come orizzonte un modello tecnicista dello sviluppo e del lavoro, visti solo nell’ottica quantitativa dell’avere, dell’accumulazione, della produzione. La seconda è quella che accende nuovi desideri e bisogni nel cuore dell’uomo, respira con le nuove esigenze umane e sociali prodotte dalle migliorate condizioni di vita».
In questo contesto, ha dichiarato monsignor Russo, s’inserisce il “Manifesto per l’Università”, firmato il 15 maggio scorso dalla Conferenza episcopale italiana e dalla Conferenza dei rettori delle università italiane e «articolato in nove punti che hanno l’aspirazione di valorizzare in particolar modo una ricerca e una didattica attente alla persona e alla comunità». Da questo punto di vista «il “Manifesto” delinea con chiarezza l’idea di università che concorra in modo armonico allo sviluppo della persona e del Paese» con l’obiettivo di «infrangere nel modo più deciso il mito di un sapere accademico celato in una torre d’avorio che procede parallela alla città e al mondo con scambievoli manifestazioni di stima, ma con nulla o poco di fatto per quanto riguarda la messa in comune delle rispettive potenzialità». Del resto, ha fatto eco il filosofo dell’Università Cattolica Silvano Petrosino, docente di Teorie della comunicazione, «una vera ricerca e una vera didattica sono già feconde “al di fuori”, sono in sé già una “Terza Missione”, quando non vengono ostacolate da arroganza, essenzialismo e rigorismo».
Per il delegato ai Rapporti con le imprese e Terza Missione dell’Ateneo Mario Molteni, «l’unitarietà di questa missione va cercata nel “come”, nella chiarezza di identità e valori e nella passione per incidere a cambiare la realtà, in tutti i territori dove esistono le nostre sedi e ben oltre i confini nazionali con tutte le attività in collaborazione nel mondo internazionale. Tutto questo in un circuito virtuoso di conoscenze, networking, metodologie che fa della Terza Missione uno stimolo interessante per le altre due missioni dell’Università». Ne è convinto anche Paolo Verri, direttore generale Fondazione Matera-Basilicata 2019: «La cultura può essere un forte movimento di ricerca e quindi ci troviamo ben sintonizzati con le progettualità delle università, in particolare con i progetti dell’Università Cattolica». Al dibattito, concluso da monsignor Giuliodori, hanno partecipato Mario Gatti, direttore del campus di Milano e dell’area Ricerca e Sviluppo, Enzo Viscardi, assistente pastorale, Ivana Pais, responsabile del Progetto Orientamento Basilicata - Percorso Lucania FutureLab, Paola Bignardi, coordinatrice Rapporto Giovani e Osservatorio Giovani SUD, e Alessandro Sgambato, direttore scientifico dell’Irccs Crob di Rionero in Vulture.