di Marianna Mancini e Natale Ciappina
Una lezione speciale del consigliere per la stampa e la comunicazione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla Scuola di giornalismo dell’Università Cattolica.
Giovanni Grasso lo scorso 15 gennaio ha spiegato agli studenti cosa significhi lavorare in una istituzione come quella della presidenza della Repubblica, super partes, ma rappresentativa dei bisogni dei cittadini. «Quando sono arrivato al Quirinale, cinque anni fa, l’ufficio stampa non aveva una presenza sui social: il problema non era decidere se esserci o meno, ma come esserci» ha esordito Grasso. Il primo cambiamento ha tuttavia riguardato il sito internet, dove è stato dato più risalto alle foto e ai video: «Abbiamo chiesto ai nostri operatori uno sforzo creativo per nuove tipologie di ripresa; non solo strette di mano, ma anche gesti più spontanei». Seguendo lo stesso approccio si è deciso di aprire il Quirinale al pubblico e il risultato ha di gran lunga superato le originarie aspettative: 400mila persone all’anno visitano 2.900 stanze delle 3.000 del palazzo, uscendo con un’idea rinnovata.
Aver compreso il cambiamento repentino che il mondo della comunicazione sta affrontando oggi è stato fondamentale per strutturare un’adeguata presenza sui principali canali social. Quella italiana è stata infatti una delle prime presidenze della Repubblica in Europa ad aprire un account Instagram. Accanto a un adeguato linguaggio sono stati selezionati i contenuti più adatti alla piattaforma e al giovane pubblico che la popola, come foto più informali e riprese di backstage. «Per esempio, in occasione della parata militare del 2 giugno, abbiamo chiamato il cantante Michele Bravi, che ha seguito l’evento facendo una diretta dal suo profilo social secondo il suo punto di vista», ha raccontato Grasso, aggiungendo come l’idea abbia trovato riscontri positivi soprattutto fra i più giovani.
Diverso invece il caso di Twitter. Dopo un’attenta analisi da parte dell’ufficio stampa del Quirinale è emerso come i presidenti esecutivi con un forte ruolo politico abbiano profili social aperti a proprio nome. «Per il ruolo del Presidente Mattarella abbiamo perciò scelto di aprire un account dedicato all’organo di rappresentanza (@Quirinale). Questo ci è costato in termini di follower, ma il presidente — si sa — è super partes. Per questo nei tweet utilizziamo la terza persona».
Il portavoce del Quirinale ha poi citato un recente studio americano, che ha rivelato come il 56% dei cittadini statunitensi siano ormai stanchi di seguire la politica sui social, per via del linguaggio violento che spesso prende il sopravvento, in particolare su Facebook. «L’uso dei social ha di fatto rivoluzionato il modo di fare politica; non è perciò da escludersi, nei prossimi anni, una possibile saturazione del sistema», ha precisato Grasso.
Nel mentre la Presidenza ha continuato ha rinnovarsi, mostrandosi attenta alle fasce più fragili della popolazione, in un’ottica il più possibile inclusiva. Perché, ha concluso Grasso, «il presidente è di tutti, accompagna, non segue e non anticipa nessuno».