di Mattia Bocci *
Durante il secondo anno di Laurea Magistrale in Economia e Finanza ho intravisto nello stage all’estero un’opportunità unica per il mio futuro. Sono sempre stato convinto del fatto che, seppur più impegnativo a livello di tempo ed energie, un’esperienza lavorativa in una realtà aziendale sia per certi versi più d’impatto di un semplice esame. Questo è vero soprattutto se questa esperienza viene vissuta all’estero, dove si possono testare davvero la propria indipendenza e la propria capacità di rapportarsi con diverse culture.
Grazie all’Università Cattolica e all’Ufficio Internazionale, ho potuto soddisfare questo mio desiderio e trasferirmi per un po’ in una delle città più affascinanti al mondo: Londra non è solo la capitale finanziaria europea, ma è anche una città ricca di vita, giovani da ogni parte del mondo e molte opportunità.
Ho avuto la fortuna di trovare uno stage nella mia area di competenza accademica, lavorando per un’azienda di consulenza e servizi finanziari e occupandomi principalmente di Data Management, Investor Relations e Business Development. Ogni mattina potevo gustarmi il fascino di una Trafalgar Square vuota e silenziosa, qualcosa di più unico che raro per chi ha in mente la frenesia che caratterizza la zona. Ho avuto l’opportunità di lavorare fianco a fianco con professionisti a cui devo tanto, per tutto ciò che mi hanno insegnato a livello tecnico, personale e professionale. Sapersi relazionare e comportare in un’azienda, rispettare le scadenze, coinvolgere e aiutare il team ogniqualvolta ce ne sia bisogno: sono tutti aspetti che un esame non può direttamente insegnare, ma un professionista sì.
Uno stage non ti lascia solo qualche CFU ma rimarrà sempre nei tuoi ricordi, specialmente per un ragazzo di Milano come me. Non ho mai avuto la necessità di muovermi per studiare o lavorare come i miei colleghi provenienti da altre parti d’Italia, e vivere da solo in una città come Londra insegna sicuramente molto.
Un altro aspetto interessante riguarda le possibilità di networking anche con altre nazionalità: a Londra sono incredibili, su circa 20 persone in ufficio solo tre o quattro erano originari del Regno Unito. Si può imparare qualcosa da tutti - e dimenticatevi degli stereotipi sull’inglese freddo e antipatico, ho trovato solamente persone pronte ad aiutarmi e sempre gentili con me, che mi hanno fatto sentire parte di un team.
Uscendo dalla sfera lavorativa, non posso che elogiare Londra. Questa capitale è incredibile sotto ogni aspetto: arte, paesaggi, “things to do” e innovazione. Tutto funziona benissimo. È una città per ogni età, non ci si annoia mai e la consiglierei a chiunque. I giovani vengono visti come risorse su cui investire, facendo della meritocrazia il miglior canale di crescita. Consiglierei Londra e lo stage all’estero a chiunque abbia voglia di mettersi in gioco, imparare, crescere e divertirsi allo stesso tempo. Lo spiega bene un detto che una volta ho sentito dire in ufficio: “Mate, listen: if you don't like London, you don't like life”.
* 24 anni, di Sesto San Giovanni (MI), iscritto al secondo anno del corso di laurea magistrale in Economia, facoltà di Economia, campus di Milano