I numeri parlano chiaro. La conclamata pandemia da Covid-19 non ha ancora raggiunto il picco nel nostro Paese e ancora per tutta la prossima settimana dobbiamo aspettarci un aumento di contagi ma con la speranza che i provvedimenti e le restrizioni rigide presi dal Governo possano presto mostrare il loro effetto positivo. Questo è il messaggio ripetuto in decine di interviste da Walter Ricciardi, consigliere per le relazioni dell'Italia con gli organismi sanitari internazionali e docente di Igiene alla facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica a Roma.
Solo nella giornata di giovedì 12 marzo il professore è intervenuto al tg3, a La7, a tutti i tg di Mediaset dove ha dichiarato: «É bene che cominciamo ad abituarci a una guerra lunga. Questa è molto più contagiosa della Sars. Ho l’impressione che, se ci va bene e lavoriamo tutti insieme, dovremo aspettare l’estate prima di tornare ad avere una vita normale».
Sempre giovedì 12 a Piazzapulita ha ricordato gli ultimi numeri: 15.113i contagi, 12.839 i malati, 1.258 i guariti, 1.153 i pazienti in terapia intensiva, i 1.016 decessi, di cui più di due terzi in Lombarda. Anche il numero dei guariti ha però superato il migliaio di unità. Ricciardi ha sottolineato che si allarga il numero dei contagiati e quindi necessariamente si ampliano anche le fasce d’età. Se la malattia si sviluppa in forma grave soprattutto negli anziani, i più piccoli sono per ora preservati perché sembra che abbiano un’immunità maggiore. Certo si sono manifestati casi anche nella popolazione di età media ma era prevedibile che in un Paese demograficamente segnato da una popolazione sempre più anziana e non particolarmente in salute questa fosse la fascia più colpita. «Del resto - ha aggiunto il professore - ricordiamo che in Cina l’età media dei malati era di 46 anni. Questa è una guerra di trincea, lunga e che si può vincere solo evitando i contagi. La crescita è possibile che riguardi nei prossimi giorni anche il centro-sud Italia che ha sottovalutato completamente la situazione fino a qualche giorno fa».
L’impegno e la dedizione sono straordinari. Nei tavoli europei, ha riportato Ricciardi, l’Italia è stata elogiata dai ministri della salute dei diversi Paesi per aver preso tutte le precauzioni possibili.
Rispetto alle possibilità di cura e in particolare al farmaco utilizzato per la cura delle artriti e sperimentato a Napoli su pazienti affetti da Covid-19, al tg3 il professore ha dichiarato che c’è stato «un confronto con l’Agenzia Italiana del Farmaco per attivare un protocollo su tutto il territorio nazionale che possa valutarne l’efficacia per la cura degli effetti infiammatori gravi causati dal Coronavirus».
L’informazione radio televisiva questa settimana ha interpellato molti medici, con una sete di chiarimenti, spiegazioni dettagliate, conferme, che sembra non trovare ristoro. Intervenuto a Tgcom24, a Uno Mattina di Rai1 e a Rtl, l’infettivologo Roberto Cauda ha parlato delle «misure stringenti come una medicina amara oggi per stare meglio domani, anche se il domani sarà tra almeno due settimane. L’esempio della Cina lo conferma così come quello di Codogno. I divieti posti devono entrare nell’animo delle persone, i cambiamenti di vita sono temporanei e necessari a sconfiggere il virus, bisogna agire sul consenso e la responsabilità delle persone per evitare comportamenti sbagliati. Il virus deve avere nemici, non alleati».
I medici che con abnegazione stanno lavorando senza sosta, come tutto il personale sanitario, «vengono visti come degli eroi mentre prima si parlava spesso di malasanità. Vorremmo essere trattati come siamo, servitori della comunità che qualche volta sbagliano ma non per cattiva volontà o mancanza di dedizione».
Il preside della facoltà di Medicina e Chirurgia, Rocco Bellantone, ha annunciato nei giorni scorsi a Tagadà di La7 e a Basta la salute di Rainews24 il progetto, che lunedì 16 marzo prenderà l’avvio, della clinica Columbus dedicata interamente ai pazienti affetti da Covid-19, collegato al Policlinico Gemelli e allo Spallanzani. Priva di pronto soccorso questa struttura disporrà di 59 letti in terapia intensiva e 80 letti in stanza singola per persone che hanno problemi respiratori.
Altri medici hanno accolto le richieste di interviste, come Massimo Antonelli presente a Di martedì di La7 per parlare del problema da affrontare non solo a causa dei pazienti affetti da Covid-19 ma anche da altre patologie importanti che mettono a rischio la vita; lo pneumologo Luca Richeldi allo Speciale Tg1, la docente di Igiene Patrizia Laurenti, il geriatra Francesco Landi.
L’economista Americo Cicchetti a Giorno per giorno di Radio 1 ha parlato dell’efficienza del sistema sanitario che, «osservando gli indicatori di salute, si può affermare sia andato migliorando negli anni. Purtroppo gli stessi indicatori valutati regione per regione mostrano una forte disparità tra le regioni del nord e quelle del sud, è quindi necessario garantire i servizi in tutto il Paese in maniera equilibrata». Deve, inoltre, far riflettere che ad oggi ci siano ancora regioni che non contano una sola persona nel sistema sanitario tra i 19 e i 30 anni. Per far fronte all’emergenza Cicchetti ha ricordato che 5700 laureati in Medicina non hanno potuto sostenere l’esame di stato e stanno chiedendo di farlo per poter essere operativi e di aiuto da subito.
A rassicurare gli italiani consigliandoli su come gestire la paura e l’ansia provocata dalla pandemia è stato lo psicologo dell’emergenza Fabio Sbattella intervenuto a Radio 24,
Infine diamo uno sguardo alla situazione internazionale alla quale Walter Ricciardi ha riservato parole severe. Infatti, lo stato di crisi prima cinese e ora italiano riguarderà presto anche altri Paesi e non solo europei. Intervistato a Di Martedì di La7 il 10 marzo e da altri programmi come Circo Massimo di Radio Capital l’11 marzo, Ricciardi ha espresso preoccupazione nei confronti degli Stati Uniti parlando addirittura del rischio di una catastrofe perché «non c’è un sistema diffuso di sanità pubblica e non si fanno tamponi perchè costano diverse centinaia di dollari, il rischio è quindi che si presentino persone in ospedale con polmoniti interstiziali già avanzate. A Harvard hanno sospeso le lezioni perché hanno studiato l’evoluzione dell’epidemia nel Paese ma le altre università sembrano non averlo ancora capito».