«Attraverso il Codice Etico dello Sport del Comune di Milano l'Italia per una volta entra nel Report annuale di Transparency International per un'iniziativa positiva e non per qualche cattivo esempio». Caterina Gozzoli, direttrice dell’Alta Scuola in Psicologia “Agostino Gemelli” (Asag), commenta così la presentazione del Global Corruption Report sullo Sport, che fornisce una panoramica sulle dinamiche e sulle cause della corruzione negli ambiti sportivi e offre un insieme di raccomandazioni per “ripulire il mondo dello sport”.
Il rapporto è stato presentato a Palazzo Marino a Milano il 23 febbraio dal presidente di Transparency International Italia Virginio Carnevali, dal coordinatore dell’Ufficio Sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri Francesco Tufarelli, dall’assessora dello Sport del Comune di Milano Chiara Bisconti e dalla professoressa Gozzoli.
Nel Report è stato incluso il Codice Etico dello Sport per la Città di Milano a cui ha collaborato Asag, che da anni lavora, oltre che con il Coni, con diverse società sportive sia a livello giovanile che professionistico. Si tratta di un vero e proprio codice di comportamento sottoscritto finora da 45 su 113 società sportive concessionarie di impianti pubblici del territorio milanese.
«Questo strumento si prefigge di rafforzare e valorizzare il rilevante ruolo sociale, culturale e comportamentale che lo sport diffuso, correttamente praticato e condotto, sviluppa a favore delle persone e delle comunità, in modo che le società sportive siano più attrezzate a migliorare la qualità del servizio offerto, il rapporto con gli utenti, a reperire fondi, a migliorare la propria reputazione e immagine» spiega Caterina Gozzoli.
«Il Codice ha, inoltre, lo scopo di auto-tutelare le società da comportamenti impropri e dai crescenti rischi di coinvolgimento, spesso involontario, in dinamiche di illegalità minori o, purtroppo non così infrequenti anche a livello di base, questioni di doping, manipolazioni dei risultati, scommesse illegali, violenza, razzismo, agonismo precoce ed esasperato, talvolta collegate a possibili infiltrazioni della criminalità organizzata».
Sensibilizzare gli addetti ai lavori non è facile. Si pensi al problema delle scommesse: molte società professionistiche non riescono a garantire gli stipendi e così i calciatori sono attratti dalla criminalità organizzata, che garantisce denaro in cambio di combine. «In questi anni di lavoro - fa notare la professoressa Gozzoli - ci siamo resi conto di come gli atleti stessi fossero disinformati persino sulle sanzioni a cui sarebbero andati incontro in caso del cosiddetto match-fixing, il tentativo di truccare le partite».
Su questo terreno, la direttrice dell’Asag ha le idee chiare: «Bisogna agire fin dalle giovanili, fin da quando i ragazzi sono alle scuole elementari. Basta trovare il linguaggio giusto per entrare in sintonia con i bambini, evitando di spaventarli ma facendo passare concetti basilari sull'etica e sulla legalità».
Adesso la sfida più grande, per Asag come per gli altri soggetti coinvolti, è che il Codice Etico diventi una buona pratica diffusa e condivisa e non resti un episodio isolato. «Ho fiducia che le società manterranno gli impegni e la volontà che hanno dimostrato finora» afferma la psicologa. Solo con questa sensibilità etica si compirà il primo passo per cambiare lo sport in Italia.