Il Ceps (Center for European Policy Study) di Bruxelles, una delle think tank indipendenti di cui si avvalgono la Commissione e il Parlamento Europeo per elaborare le politiche dell’Unione Europea, ha chiesto a tre massimi esperti accademici europei che si occupano di Pmi di presentare le loro osservazioni e il loro parere in merito alle proposte contenute nella Comunicazione della Commissione intitolata “Small Business Big World”. Tra questi anche Fabio Antoldi, docente della facoltà di Economia di Piacenza, chiamato dalla Commissione europea a esprimere un parere sulle future politiche di internazionalizzazione che coinvolgerebbero le Piccole e Medie Imprese dei paesi dell’area Ue.
La politica di internazionalizzazione delle Pmi rappresenta la prima iniziativa a livello europeo sulle piccole e medie imprese. La strategia proposta mira a promuovere le piccole e medie imprese europee nei mercati extra Ue, col triplice fine di sfruttare il potenziale di crescita offerto dai mercati esteri, ottimizzare la competitività e l’innovazione delle piccole medie imprese europee e infine promuovere la crescita e l’occupazione. Una policy che peserà 3,5 miliardi di euro sul bilancio dell’Unione.
Il presupposto da cui parte l’Ue è che per promuovere la competitività del continente occorre guardare alle enormi opportunità offerte dai mercati esteri e incoraggiare le attività delle imprese oltre i confini. La percentuale di Pmi operanti all’estero è ancora limitato al 13% del totale, in quanto sussiste una serie di ostacoli alla loro internazionalizzazione, tra cui secondo la Commissione “Small Business Big World”, la difficoltà a reperire ed accedere alle informazioni sui mercati esteri; inoltre spesso le Pmi non hanno uffici di rappresentanza nei Paesi esteri, e non sempre i programmi di supporto esistenti colgono le effettive necessità delle aziende.
In considerazione di tali problemi la Commissione intende implementare una serie di azioni tra cui fornire alle piccole e medie imprese informazioni facilmente accessibili e di migliore qualità; inoltre cercherà di colmare le lacune esistenti nei programmi di supporto all’internazionalizzazione, riducendo così le difficoltà ad accedere ai mercati oltre i confini dell’Europa.
Le Pmi europee sono circa 23 milioni, costituiscono un punto di forza dell’economia reale europea e sono fondamentali per superare la crisi economica. Nel territorio piacentino le piccole e medie imprese sono circa 12mila su un numero complessivo di circa 29mila, e rappresentano il 42% delle aziende piacentine.
«Certamente un comparto importante, che necessita di una politica attenta per affrontare a testa alta la crisi che attanaglia l’Europa - sottolinea Antoldi - puntare però esclusivamente all’internazionalizzazione delle Pmi è un rischio: non è infatti probabile che molte piccole e media imprese europee siano interessate al mercato extraeuropeo, se si considera che il 95% di esse ha al massimo 1/2 dipendenti. Occorre a mio parere – prosegue Antoldi - individuare tra le Pmi quelle che realmente possano candidarsi a un processo di internazionalizzazione, per fornire loro un supporto concreto e fondato. L’Unione Europea dovrebbe inoltre rivalutare l’esperienza della rete di imprese, puntando su questo strumento per costruire insieme una seria politica di internazionalizzazione».