Magistrato a Prato, pubblico ministero a Foggia, sostituto procuratore antimafia a Bari, ora senatore della Repubblica. Ma soprattutto scrittore. Gianrico Carofiglio è stato ospite lo scorso 29 marzo del ciclo di incontri letterari “Il Cielo nelle stanze”, promosso dal Policlinico “A. Gemelli” in collaborazione con le librerie Arion. Intervistato da Luciano Onder, lo scrittore ha incontrato un pubblico numeroso con cui ha instaurato un dialogo divertente e divertito. Una vocazione adulta quella di Carofiglio per la scrittura. Ha cominciato a scrivere all’età di 41 anni, dopo una brillante carriera nelle istituzioni, ma da quel momento non si è più fermato, pubblicando un libro l’anno.
«Somerset Maugham, grande romanziere inglese del secolo scorso, ha detto che esistono tre segreti per scrivere testi di successo; il problema è che nessuno sa quali siano - ha esordito scherzando -. Io sono gravemente nevrotico, assai superficiale e faccio fatica a stare a lungo concentrato su qualcosa. Così scrivo nei ritagli di tempo». Come mai un magistrato si mette a scrivere? Una domanda che può anche essere rovesciata: ha desiderato scrivere fin da piccolo? - ha chiesto Onder. «Sognavo di fare lo scrittore fin da bambino - ha spiegato l’autore - ma quando vogliamo tanto una cosa ci paralizziamo, forse perché abbiamo paura di non riuscire». Del resto Carofiglio è nato in una famiglia di scrittori: il fratello più giovane, Francesco, ha scritto 4 romanzi; la mamma 84enne Enza Buono ha pubblicato romanzi e racconti; anche il padre scrive, ma non pubblica e tiene tutto nel cassetto. Insomma, crescere in una casa piena di libri, «parte indispensabile del paesaggio domestico», ha sicuramente influito sul suo divenire scrittore.
«Si sente l'erede di Camilleri?», ha chiesto Onder. «Pur apprezzando molto l'autore siciliano, penso che in letteratura non ci siano eredi. Forse ci accomuna la scorrevolezza di lettura, ma credo che le nostre scritture siano molto diverse», ha detto Carofiglio. Fin dal suo primo romanzo “Testimone inconsapevole” del 2002, compare come protagonista Guido Guerrieri, avvocato barese, che ricompare nel 2003 in “Ad occhi chiusi”, nel 2006 in “Ragionevoli dubbi” e poi ancora. Segno che la sua esperienza di magistrato finisce nei romanzi: «Non tanto per i temi affrontati ma per l’accesso a un serbatoio infinito di personaggi». Lo scrittore ha poi parlato della “manipolazione delle parole”, della neolingua del potere che Carofiglio mette sotto accusa. «L’uso che fa il potere delle parole ne distorce il significato - ha spiegato -. Viviamo in un mondo in cui vengono manipolate e travisate, per cui restituire loro il senso è il primo, indispensabile passo per fondare la verità. Molte parole o espressioni utilizzate in modo sciatto uccidono l’idea stessa di opinione pubblica».
Con il suo ultimo romanzo, “Il silenzio dell’onda” (Rizzoli), che come al solito ha scalato la classifica dei libri più venduti, Carofiglio esce dal genere poliziesco, giallo, noir in cui il pubblico lo ha sempre identificato. « È una grande storia di caduta e riscatto - ha commentato l'autore - che racconta di tre personaggi e delle loro vite parallele. Il titolo del libro è un ossimoro poiché l’onda del mare non è silenziosa. L’onda reale dei ricordi del protagonista e l’onda metaforica a cui si riferisce lo psicologo per spiegare che quando stiamo male: si può reagire e provare a nuotare, oppure aspettare che passi per tornare a galla». Come spiegare il successo di Carofiglio? - ha chiesto alla fine Onder. «Posso solo dire che tutto quello che faccio è raccontare in modo onesto le emozioni», ha concluso lo scrittore.