Il Centro di Ateneo di Bioetica, diretto dal prof. Adriano Pessina, esprime una motivata disapprovazione nei confronti della recente sentenza del Tar del Lazio: in nome del diritto alla non discriminazione delle persone in stato vegetativo questa sentenza ne autorizza paradossalmente l’abbandono terapeutico e assistenziale, in netto contrasto con l’articolo 25, comma f, della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, che vieta di sottrarre loro alimentazione e idratazione.

 

Questa sentenza sembra di fatto avallare una forma di suicidio assistito in cui il paziente può essere lasciato morire per mancanza di alimentazione e idratazione in base ad una volontà pregressa che potrebbe non essere più attuale. Inoltre, nemmeno una volontà in atto di morire potrebbe pretendere di essere riconosciuta come un valore da tutelare e come una delle libertà civili da garantire giuridicamente.

 

Non tutte le scelte possono avere legittimazione giuridica. La difesa della libertà e dell’autodeterminazione trova nel criterio dell’indisponibilità della vita il suo fondamento.

 

Questa sentenza stravolge il significato stesso del diritto costituzionale alla salute in cui si inquadra legittimamente la possibilità del paziente di scegliere le terapie e le forme di assistenza a lui più consone per tutelarne l’esistenza. Anche questa sentenza infligge un duro colpo al modello del sistema sanitario nazionale e alla natura fiduciaria del rapporto medico-paziente, trasformata in un contratto anticipato che valorizza solo le scelte di morte.  

 

 

 

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