Saltare gli ostacoli, fidarsi di se stessi e correre liberi. Tutto questo sarà più semplice, per i bambini che soffrono di emofilia, perché potranno farlo con l'aiuto di un cavallo. Prenderà il via il 13 novembre un progetto di ippoterapia per i piccoli dai 3 ai 12 anni, per favorire la socialità e l'integrazione sociale attraverso un'attività ludico-ricreativa con i cavalli. L'iniziativa è stata presentata il 25 ottobre a Roma, presso la Sala Capitolare del Senato della Repubblica, nel corso dell'evento "Il rapporto con gli animali migliora la qualità della vita del paziente emofilico: i benefici dell'ippoterapia", promosso da Associazione parlamentare per la tutela e la promozione del diritto alla prevenzione, Associazione parlamentare Amici del cavallo e dell'ippica e Associazione sportiva equestre Sen Tom's.
Il progetto, che nasce da un'idea di Baxter, sarà realizzato grazie all'esperienza del centro per le attività equestri integrate L'Auriga e si avvarrà della collaborazione dei Centri emofilia del Policlinico universitario "A. Gemelli" di Roma, del Policlinico Umberto I e dell'Ospedale Bambino Gesù. All'incontro hanno partecipato i senatori Antonio Tomassini (Pdl), presidente della Commissione igiene e sanità del Senato, e Antonio Fosson, anche lui componente della stessa Commissione.
L’ippoterapia, utilizzando un rapporto tra cavallo e cavaliere basato su collaborazione, sintonia e soprattutto fiducia reciproca, consente a soggetti che convivono con patologie complesse di rompere un possibile isolamento emotivo e aprirsi al mondo attraverso la mediazione del cavallo. I pazienti emofilici, soprattutto quelli più piccoli, possono ammortizzare, attraverso l’animale, particolari condizioni di stress e ansie riuscendo a vivere meglio la malattia e inserirsi più semplicemente nell’ambiente circostante. La gestione, la cura, la conoscenza del cavallo semplificano la conoscenza del sé. Fidarsi di un animale e imparare a dominarlo può significare, per un paziente cronico, una maggiore consapevolezza delle proprie risorse, una scoperta delle proprie energie.
«Un esempio estremo del valore dell'attività equestre - ha raccontato Raimondo De Cristofaro, responsabile del Servizio Malattie emorragiche e trombotiche - Dipartimento di Medicina interna e Scienze mediche specialistiche del Policlinico Universitario "A. Gemelli di Roma", intervenuto alla presentazione del progetto sull'ippoterapia - si identifica in uno dei nostri giovani pazienti che, adottando tutte le misure terapeutiche del caso, ha superato ogni barriera diventando nel tempo e con non pochi sacrifici un cavaliere di valore e un campione. Si tratta di un paziente emofilico A grave. Lo abbiamo conosciuto da bambino, quando aveva poco più di un anno, oggi ne ha 16. E' sempre stato un bimbo vivace, che ha avuto complicanze durante la malattia che è riuscito a superare. E' stato molto precocemente avviato a una pratica sportiva, non senza resistenze da parte nostra. Ha iniziato a fare calcio per approdare al Pentahtlon».
«Di fronte alla forte motivazione del bambino e della famiglia - ha continuato De Cristofaro - siamo arrivati alla conclusione che in alcune situazioni, con una profilassi molto particolare, in questo caso quotidiana, è consentito fare un'attività fisica come l'equitazione. Col passare del tempo, seguendo questa procedura, questo ragazzo è diventato campione nazionale di galoppo, dopo aver ricevuto diversi premi nell'ambito del Pentahtlon. È un caso limite, nel bene, e può essere utile per sensibilizzare l'opinione pubblica sulle problematiche della patologia. Laddove si effettua una profilassi adeguata, il bimbo emofilico è del tutto simile a un bambino normale»