Il convegno Fare il cittadino vuole proporre una riflessione sugli effetti che a partire dalle costituzioni ottocentesche e dalla presa di coscienza degli Stati di essere nazioni danno forma ad un nuovo soggetto sociale e politico: il cittadino. L’iniziativa è promossa da Archivio storico della Resistenza bresciana e dell’età contemporanea dell’Università Cattolica e il dipartimento di Scienze della persona dell’Università degli Studi di Bergamo, con il dipartimento di Storia moderna e contemporanea e di Scienze storiche e filosofiche della stessa università, sede di Brescia, ed è stato condiviso dal Comune di Brescia che lo ha inserito nell’ambito delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia, con la sponsorizzazione di UniCredit Fineco Leasing e il contributo della Fondazione Comunità Bresciana.
Quello del «cittadino di nazione» è o vorrebbe essere un habitus - quasi una «seconda natura» - il quale, per il sistema culturale, economico e politico che la modernità è andata costruendo tra Otto e Novecento, è ritenuto come il più conveniente per gli uomini e le donne, anche italiani, contemporanei, quella ritenuta migliore e quindi buona, metro di misura del giudizio. Nell’espressione «Fare il cittadino» sono racchiuse però non solo l’idea di un adeguamento a regole comuni ma anche quella di una partecipazione personale e collettiva alla nuova casa di tutti. Potrebbe ancor oggi essere completamente valida l’espressione usata negli anni Trenta dell’Ottocento di «mutar l’uomo nel cittadino»?
Il convegno si articola perciò in più momenti per offrire una riflessione su molti versanti: storico, pedagogico, filosofico, sociologico e operativo.
Già le relazioni della prima giornata (mercoledì 4 maggio) delineano i temi che verranno poi affrontati nelle giornate successive. La figura del “cittadino” ottocentesco si forma in un contesto che ha una storia e dunque è sembrato interessante aprire con un confronto con il portato del codice di comportamento che la società d’Antico regime ha lasciato in eredità alla contemporaneità. Segue la messa a punto del quadro storico, nel quale prende forma il “cittadino”, e della sua evoluzione attraverso i concetti-chiave di comunità, unità e federalismo. Di come per una comunità nazionale sia fondamentale promuovere il proprio “capitale sociale”, di quali siano le virtù convenienti per costituirlo è tema che verrà affrontato nell’ultima relazione.
Ma molteplici sono stati i canali comunicativi e le modalità con i quali nel corso del tempo si è cercato di promuovere ed educare questa figura centrale della società contemporanea. Fra questi, sicuramente la scuola è stato un medium decisivo nell’ormai indispensabile formazione delle generazioni delle nuove nazioni: l’apprendimento della lingua e della letteratura nazionale, della storia della patria, è stato veicolo altrettanto formidabile della invenzione, a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, addirittura di una nuova materia per il cittadino, figlio delle costituzioni del XIX secolo e del recente concetto di nazione. L’educazione civica, infatti, si forma e si trasforma anche in relazione alla secolarizzazione degli Stati e alla progressiva marginalizzazione o scomparsa dell’educazione religiosa. È questo un vuoto che è sembrato dovesse essere riempito con contenuti che riflettessero la novità della nazione e dello Stato. Indagare storicamente e confrontare quanto avviene in Italia e in Europa è cercare di capire come e con quali effetti gli Stati abbiano pensato di coniugare i valori che li rappresentano in nozioni e comportamenti per il nuovo cittadino in un arco di tempo che potrebbe andare fino ai giorni nostri. E dunque si è ritenuto indispensabile allargare l’indagine ad un confronto con altre realtà europee (Francia, Spagna, Germania, Gran Bretagna, Urss) ed extraeuropee (America latina, Usa).
Ma il convegno è anche interessato ad indagare le riflessioni filosofiche sulle forme dell’etica del cittadino, interrogandosi sulla relazione tra questi e il suo essere uomo, tra l’enumerazione dei suoi diritti e la costruzione della sua soggettività. E, ancora, se e come la società produca oggi, come è stato per il passato, luoghi e pratiche che diano forma a relazioni sociali e a comportamenti che contraddistinguono il nostro tempo, reinterpretando o modificando tipologie di comportamento nei luoghi più tradizionali oppure aprendone altri del tutto nuovi – famiglia, lavoro, luoghi del tempo libero, spazi virtuali -. Con il concorso di molteplici punti di vista si vuole riflettere così se e come tali luoghi e tali pratiche concorrano oggi a costruire un “capitale sociale” a beneficio di tutta l’intera società nazionale. Si vogliono cioè mettere a fuoco le modalità con le quali una comunità nazionale, nei suoi molteplici momenti e articolazioni, possa produrre valori etici a sostegno dell’identità più specifica e storica dell’uomo moderno, che è quella del cittadino.
Un’ulteriore sessione verrà dedicata a una ricognizione dei progetti che attualmente sono in gestazione o in via di sperimentazione nella scuola o sul territorio sia a livello comunitario, sia nazionale sia locale, con particolare riferimento a Brescia. E’ questo un momento importante perché chiude il convegno ma nello stesso tempo lo riapre nel lavoro di chi opera sul campo a stretto contatto con le comunità locali, con chi ogni giorno lo rielabora nelle forme più adatte a quel potenziale capitale sociale che ha davanti qui ed ora
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